Il sindaco di Firenze Nardella invita i sindaci d’Italia a manifestare contro il governo. Idra invita Nardella a rivedere le vecchie scelte in materia di bilancio, urbanistica e infrastrutture. E propone.
In una lettera inviata per conoscenza anche al premier Conte e ai ministri dell’Economia e delle Infrastrutture, l’associazione ecologista fiorentina torna a scrivere al primo cittadino invitandolo a convertirsi a una gestione accorta e lungimirante delle risorse.
L’emergenza sanitaria ed economica in corso ha presentato, osserva Idra, un conto salatissimo e difficilmente compensabile, e tutti ne siamo ben consapevoli. Ma è opportuno e urgente rimuovere le cause strutturali della crisi in città, e provvedere urgentemente a una netta inversione di marcia. “Non teme Lei – scrive l’associazione – di aver fatto qualche errore continuando a permettere la mercificazione di Firenze, abbandonata a un turismo di massa foto-e-scappa, progressivamente svuotata dei suoi abitanti (oggi ridotti a 19 mila unità nel Centro storico Unesco, a fronte di 14 milioni di turisti), riempita in compenso di Airb&b a beneficio di oligopoli privati? Dove invece di produrre cultura (per esempio restaurando e ripopolando di artisti le trecentesche Gualchiere di Remole sull’Arno) si lucra su quella consegnataci dal passato, banalizzandola e logorandola sulla piazza del mercato globale”. Se questa scelta ha portato – attraverso la tassa di soggiorno – lauti introiti alle casse del Comune, è anche evidente che una monocultura turistica di così basso profilo rende infatti la città particolarmente vulnerabile.
“Da quando è iniziata l’emergenza a oggi nelle casse dei Comuni non è entrato neanche un euro”, lamenta Nardella, “sull’orlo della ribellione”, nel suo appello alla protesta dei sindaci d’Italia. Ma Idra gli segnala un’altra componente del “buco” di bilancio di 200 milioni di euro di cui soffrono oggi le casse di Palazzo Vecchio: il caso, macroscopico, di una somma che incide per oltre un quarto su quel “buco”. “Lei è proprio certo – si legge infatti nella nota – di aver dato prova di lungimiranza quando ha inserito fra le voci attive del 2020, a dicembre 2019, e dunque ben prima che si avesse notizia di un’emergenza sanitaria in Italia, i 54 milioni promessi da RFI per la TAV?”. Quella somma era stata ‘conquistata’ sulla carta dal predecessore di Nardella come merce di scambio a fronte del consenso a far “bucare” due volte (fuor di metafora) Firenze, andata e ritorno, fra Campo di Marte e Castello. Due tunnel controfalda di 6444 metri ciascuno con doppia curva a 90 gradi che, in premio, garantirebbero ai fiorentini e ai visitatori di scendere dal supertreno… scomodamente lontani dal centro! “Non era un bel progetto, e per giunta vecchio di più di 20 anni. Comunque da rivisitare alla radice. Lei lo sapeva, ma ha continuato a parlare di ‘project review’ come di cosa fatta”, osserva Idra. Mentre lo stesso amministratore delegato del committente, Rete Ferroviaria Italia, non aveva fatto mistero dei tempi lunghi necessari alla soluzione delle tante criticità. “Quale ragionevole garanzia di una partenza rapida dei lavori si poteva trarre da affermazioni così caute?”, si chiede l’associazione. E a ogni buon conto chiarisce: “A oggi, non è stato ancora neppure formalizzato, per quanto risulta, il passaggio di consegne fra Nodavia e RFI. E non un euro di quei 54 milioni sarà mai versato da RFI a Palazzo Vecchio prima che si sia messa in moto la talpa addormentata da anni all’imbocco di Campo di Marte!”.
Sempre in tema di infrastrutture, poi, si scopre che, per le condizioni fissate nel contratto di gestione del sistema tranvia i passivi di bilancio, quando gli introiti scendono sotto di una determinata soglia, passerebbero a carico del contribuente: un vero autogoal del pubblico nella partita col privato.
Ma Idra non manca di essere propositiva, e di suggerire al primo cittadino come e dove dare “una prima e utilissima prova del cambio di marcia che la pandemia in corso ci propone come lezione urgente e necessaria”. Dopo che 800 milioni di budget TAV sono evaporati senza alcun risultato ferroviario visibile, si provveda a fare un buon uso almeno dei restanti 800: ottenga il sindaco dalla ministra alle Infrastrutture, o dallo stesso premier, che le risorse TAV siano investite invece nell’area metropolitana fiorentina, a sostegno delle economie sane colpite dalla pandemia, in trasporti per i lavoratori e gli studenti pendolari, in messa in sicurezza delle scuole, in salute, in manutenzione e sicurezza delle infrastrutture esistenti, in tutela del patrimonio ambientale e culturale.
*Idra Firenze
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