A Firenze biblioteche comunali aperte e bibliotecari in appalto a casa

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L’emergenza Covid-19 ha fatto da acceleratore delle diseguaglianze. Se da una parte i super ricchi, Jeff Bezos in testa, hanno visto aumentare i loro patrimoni, dall’altra la crisi economica rischia di colpire le fasce più deboli della popolazione. Le previsioni per l’Italia sono di una disoccupazione al 17% a causa della crisi post Covid.

A Firenze, l’improvvisa scomparsa del turismo di massa ha lasciato un centro storico deserto, dopo che per anni le miopi politiche dell’amministrazione l’hanno svuotato di residenti e riempito di appartamenti per turisti, hotel, bar e ristoranti. In questa situazione, i primi a subire le conseguenze della pandemia sono stati i lavoratori della fabbrica del turismo: cuochi, camerieri, impiegati degli hotel, un esercito di lavoratori poco o per niente garantiti, con contratti precari e molte volte a nero.

Foto di Gabriella Falcone

Ma al turismo si era affidata anche l’Amministrazione comunale, che aveva basato il suo bilancio sulla tassa di soggiorno, il cui mancato introito ha causato un ammanco di 49 milioni di euro. Nel frattempo, Nardella ad ogni ora e su tutti i canali televisivi non manca di ricordare che il Comune di Firenze ha un buco di 200 milioni di euro ed è sull’orlo della bancarotta. Ma, se Firenze è sul lastrico, a chi farà pagare il conto l’Amministrazione? Su quali voci di bilancio andrà a risparmiare? Ecco che, anche in questo caso, i primi a subire le conseguenze di gestioni poco lungimiranti sono i lavoratori precari: adesso è la volta di quelli delle biblioteche comunali e dell’Archivio storico.

Martedì 26 maggio cinque delle tredici biblioteche comunali riapriranno con orario ridotto, e i bibliotecari dell’appalto resteranno a casa, in FIS (Fondo d’integrazione salariale) con il 67% dello stipendio garantito fino a metà giugno e l’appalto in scadenza a fine mese. Quasi cento lavoratori, dipendenti di quattro cooperative, hanno cercato insistentemente risposte dal Comune – abbiamo pubblicato la loro lettera aperta all’amministrazione-, preoccupati per il loro futuro lavorativo, ottenendo solo un silenzio assordante.

Per questo, in concomitanza con la riapertura delle biblioteche, i lavoratori saranno sotto Palazzo Vecchio a lottare per i propri diritti.

Vale la pena anche ricordare come il comune di Firenze da anni abbia ormai esternalizzato la maggior parte dei propri servizi, tanto che il 48% è in appalto: pulizie, portierato, servizi bibliotecari e museali, educatori scolastici e domiciliari, servizi di mensa e ristorazione, servizi assistenziali domiciliari per anziani e disabili, finanche parte delle scuole dell’infanzia e dei nidi. Il 30 maggio saranno, infatti, gli educatori a scendere in piazza.

Colpisce che, fino a prima del coronavirus, musei e biblioteche fossero considerati servizi essenziali e il Comune di Firenze si vantasse di aver esteso gli orari delle biblioteche cittadine come nessun’altra città in Italia. Oggi, invece, si sceglie di riaprire con sole venti ore settimanali di servizio al pubblico.

Nardella e la sua giunta, di fronte alla prima vera sfida della loro gestione, fanno scelte nette contro il patrimonio pubblico e contro i lavoratori. Se la prima proposta per ripianare il buco di bilancio è stata quella di impegnare gli edifici pubblici, ora si sceglie di risparmiare sui lavoratori della cultura. La Firenze che ha in mente Nardella non è la stessa che abbiamo in mente noi, per questo martedì saremo piazza a sostenere i bibliotecari precari.

Qui il comunicato congiunto di Cobas e USB.

*Francesca Conti

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