La vicesindaca e assessore all’educazione del Comune di Firenze Cristina Giachi annuncia che per l’anno prossimo anche le restanti 14 sezioni della scuola dell’infanzia comunale – fino ad oggi a totale gestione pubblica – saranno appaltate nel turno pomeridiano. Per noi, che seguiamo lo smantellamento di questa fetta di Servizio pubblico, era una scelta prevedibile, ma facciamo un passo indietro per ripercorrere la triste vicenda.
Quando è iniziata la ‘sperimentazione’, due anni fa, la vice sindaca affermò che era una scelta motivata dal blocco del turn over: l’impossibilità di assumere si risolveva con la ‘scelta obbligata’ di affidare parte del servizio pubblico a privati. Eppure oggi che il blocco delle assunzioni è stato derogato dall’ultimo decreto sugli Enti Locali, la scelta continua ad essere quella di appaltare.
Non solo. La scelta è quella di mettere i lavoratori gli uni contro gli altri: infatti secondo la Giachi l’appalto è servito per effettuare nuove assunzioni di educatori di asilo nido e maestre dell’infanzia, grazie al risparmio economico avuto con l’appalto. Come dire: visto che una parte di lavoratori è precaria, sottoinquadrata e sottopagata, si può procedere con nuove assunzioni di personale stabilizzato. L’ingiustizia è palese e che sia esternata con tanta serenità è anche un pericoloso segnale di come questa sia accettata come una condizione normale: è normale che due lavoratori, a parità di mansioni svolte non percepiscano lo stesso stipendio e non abbiano la stessa stabilità lavorativa.
Quando abbiamo iniziato ad opporci alla scelta della privatizzazione, sapevamo di trovarci in una condizione di inferiorità: sapevamo che dalla parte del Comune avrebbe giocato a favore il tempo: la scuola dell’infanzia dura tre anni, il ricambio è continuo e molti dei genitori contrari all’appalto ormai sono andati via, al loro posto sono arrivati altri genitori che non hanno mai conosciuto la scuola prima dell’esternalizzazione del servizio, incapaci, quindi, di fare un confronto. E’ naturale che la protesta avrebbe perso intensità.
Infatti adesso ci troviamo in una situazione in cui la gestione mista sembra che sia accettata senza troppi problemi da gran parte dell’utenza, eppure, le criticità sono ancora le stesse che ravvedevamo due anni fa. I lavoratori esternalizzati forniscono al Comune manodopera, poiché svolgono le stesse mansioni dei colleghi comunali, ma con minor salario e diritti minori. Ma anche per l’utenza i disagi sono visibili. Il servizio è molto instabile, spesso nelle classi durante l’anno c’è una vera e propria girandola di maestre, sia comunali che provenienti dalle cooperative.
Molte maestre comunali appena possono passano alla scuola statale per essere sicure di continuare a svolgere il proprio lavoro (cosa tutt’altro che certa nel clima di smobilitazione che si respira nelle scuole dell’infanzia e nei nidi comunali) e di trovarsi in una condizione meno difficile di quella di un servizio a gestione mista. Le maestre del pomeriggio sono lavoratrici precarie, con tutto ciò che questo comporta – stipendio inferiore, minori tutele e certezze, sospensione di parte dello stipendio nei mesi estivi – è naturale che se trovano un lavoro migliore scelgono di abbandonare la scuola.
Per noi non è cambiato niente, dopo due anni di gestione mista abbiamo solo la certezza che la privatizzazione del servizio scolastico comunale abbia solo peggiorato la condizione dei lavoratori e degli utenti, per questo continuiamo a chiedere scuole pubbliche e rispetto per diritti di lavoratori e famiglie.
*Comitato L’infanzia non si appalta
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