La Giunta comunale di Lucca, sulla base della persistente e attiva presenza dei cittadini nel dibattito sulla privatizzazione della Ex Manifattura Tabacchi, nei giorni scorsi è stata costretta a riesaminare la proposta di project financing presentata da Coima sgr e sostenuta dalla locale Fondazione bancaria.
Il Comune, a tal fine ha costituito un gruppo di lavoro cui è stata affidata la verifica delle condizioni tecnico giuridiche, immobiliari ed economico finanziarie poste dalla società milanese di Manfredi Catella, già pupillo di Salvatore Ligresti.
Questa istruttoria, molto probabilmente, avrebbe potuto avere una maggiore incisività se il Comune avesse coinvolto competenze tecniche esterne all’ambiente lucchese, già ampiamente animato da un vivace dibattito sulla questione Manifattura. Comunque nulla da eccepire sulle relazioni e i pareri presentati, formalmente impeccabili.
Al di là delle valutazioni tecniche ed economiche, sulle quali l’Amministrazione sembra porre l’attenzione, restano sul tappeto le due questioni pregiudiziali che invalidano l’intera procedura di questa proposta di finanza di progetto: il mancato rispetto dei vincoli di tutela della Soprintendenza e la privatizzazione di un bene che invece deve restare pubblico.
I vari attori pubblici e privati devono considerare una volta per tutte che la Ex Manifattura Tabacchi è un complesso monumentale, dichiarato tale dal MIBACT con provvedimento n. 530 del 18.11.2013: “il complesso mantiene importanti porzioni del tessuto urbano storico e strutture architettoniche di notevole valore […] nel suo insieme e nelle originarie parti che lo compongono, riveste particolare interesse storico ed architettonico”. Come è ben evidente, la Manifattura Tabacchi e la storia sociale ed architettonica della città sono strettamente integrate e non è possibile immaginare interventi che non siano quelli prescritti dalle ordinanze della Soprintendenza. Queste, come sappiamo, escludono nel complesso monumentale la funzione residenziale e alberghiera e prescrivono, sulla base del Codice dei Beni Culturali, solo interventi di manutenzione e di restauro. Nulla di più, pena la risoluzione di diritto dell’atto di alienazione del bene da parte del Soprintendente, in ciò obbligato dal Codice dei Beni culturali e dall’art. 1456 del Codice Civile.
La cultura urbanistica più avanzata, e talune amministrazioni più responsabili, ormai da anni fanno sempre più riferimento alle potenzialità rigeneratrici delledotazioni pubbliche delle comunità locali. Queste, se sottratte alla speculazione immobiliare e opportunamente considerate in chiave relazionale e progettuale, offrono l’opportunità di un arricchimento dell’intero sistema urbano, in questo caso dell’intera città di Lucca.
Sottraiamo la Manifattura alla privatizzazione speculativa, confermiamo il suo carattere peculiare di Bene Comune Collettivo, rigettiamo la sterile diffusione di alberghi e di residenze di lusso, modello ormai vecchio e nocivo, per aprirla alla diffusione di servizi sociali e culturali, scuole ed anche di servizi sanitari di base, oggi così tanto indispensabili.
Entrando poi nel merito dell’istruttoria promossa dal Comune dobbiamo constatare la sonora bocciatura degli elaborati tecnici presentati dall’immobiliare Coima. Il gruppo di lavoro così si esprime: “Alla luce della documentazione fornita da parte dei professionisti […] risultano NON RAGGIUNTI gli obiettivi richiesti dalla Progettazione di fattibilità tecnico economica (da porre a base di gara)” E più oltre si legge che questa, “ai fini della validazione […] è verificata con esito negativo”.
Infatti la maggior parte delle voci prese in considerazione è considerata Non Favorevole (NF), quali per esempio la non conformità dei parcheggi al superamento delle barriere architettoniche, l’incerta previsione della passerella di collegamento alle Mura Urbane subordinata all’autorizzazione della Soprintendenza ed unica via di fuga in caso di incendio del parcheggio interrato e della piazza sopraelevata, la mancata definizione della fondazione di appoggio della passerella sulle Mura Urbane, la mancata Valutazione di Sicurezza statica degli edifici esistenti, l’assenza delle relazioni relative agli aspetti acustici e geologici, la mancata valutazione degli effetti di un eventuale incendio sulle attività/strutture limitrofe, e così via.
Sorprende constatare le numerose criticità del progetto di fattibilità del project, emerse solo in seguito alle reiterate prese di posizione di associazioni, comitati, singoli cittadini e tecnici che avevano già individuato i limiti della proposta immobiliare/speculativa e che hanno costretto il Comune, dopo anni di estenuanti battaglie, a riconsiderare quanto andava sottoscrivendo.
A questo punto una domanda sorge lecita: e se non ci fosse stato questo profondo lavoro di documentazione e di partecipazione sociale, cosa sarebbe successo? L’Amministrazione avrebbe sottoscritto un project pieno di contraddizioni e di incertezze? E la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca sarebbe stata a guardare e a finanziare tutta l’operazione?
Inoltre, la perizia giurata con la quale si determina il più probabile valore di mercato del complesso monumentale della Manifattura conferma il prezzo di 3,2 milioni. Non entrando nel merito della valutazione, bisogna dire che questa non vincola affatto l’Amministrazione comunale a confermare tale valore da considerare solo una soglia minima al di sotto della quale non è possibile andare ma che, all’interno di una contrattazione, può benissimo essere rivalutata. Nulla lo impedisce, salvo l’incapacità negoziale degli attori pubblici.
Infine, non per ordine di importanza, dobbiamo constatare che il Gruppo di lavoro propone una bozza di convenzione che tenta di riequilibrare le condizioni capestro che Coima imporrebbe e che, ribadiamo, in assenza dei movimenti sociali di questi mesi, molto probabilmente sarebbero state accettate, anche se è da sottolineare che permangono molte delle condizioni favorevoli alla società meneghina, altrove già segnalate.
Prendiamo atto di questo tentativo dell’Amministrazione comunale di ridimensionare i propri iniziali e ingiustificati entusiasmi, anche se nel complesso riteniamo insufficiente questa operazione di rewhashing di un progetto che non ha mai entusiasmato la comunità locale, che si sente tradita nelle aspettative di difesa degli interessi pubblici proprio da parte dell’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Tambellini.
Le vicende di Lucca e della straordinaria capacità di mobilitazione della sua comunità locale stanno proprio ad indicarci la strada maestra del governo delle trasformazioni della città e del territorio: l’ascolto, la partecipazione attiva e non di facciata, la definizione e la cura dei bisogni delle persone sono la cartina al tornasole di un’amministrazione pubblica che vuol essere degna di questo nome.
In caso contrario è ben evidente che ne pagherà tutte le conseguenze sul piano della sua credibilità politica.
*Antonio Fiorentino
Antonio Fiorentino
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