Buon compleanno a La Città Invisibile che, in questi anni, ha dato un contributo importante alla nostra conoscenza in momenti che sono stati particolarmente difficili per la vita sociale e politica.
La Città Invisibile ha reso visibili le diseguaglianze, le sofferenze, gli scandali, ma anche le energie, l’impegno, la generosità. Nel fare questo, La Città Invisibile è diventata una risorsa per non solo in termini di comunicazione ma per la stessa democrazia nella città, e non solo. Il suo ruolo sarà sempre più importante negli anni che verranno.
Non c’è dubbio che la comunicazione pubblica è, allo stesso tempo, una degli aspetti più importanti per democrazia e la giustizia sociale, ma anche, allo stesso tempo, uno dei terreni più critici dato lo sviluppo che i media hanno avuto in tempi più o meno recenti. Mentre le riflessioni normative sulla democrazia sottolineano l’importanza di una sfera pubblica plurale, aperta e inclusiva, la ricerca empirica (così come l’esperienza diretta come cittadini e lettori) ci restituisce una immagine di mass media sempre più controllati da pochi interessi economici.
Mai particolarmente alta, la qualità della informazione sui mass-media è scesa notevolmente, e con essa la libertà di informazione e i diritti dei cittadini ad essere informati. Al contempo, i social media, pur allargando la pluralità di opinioni e le opportunità di costruire saperi in modo orizzontale, presentano criticità rispetto alla affidabilità delle notizie, non essendo peraltro scevri — tutt’altro — da controllo politico ed economico e manipolazioni.
Rispetto a queste tendenze, acceleratesi nei tempi più recenti, ancora più fondamentale e il contributo che ad una informazione e comunicazione di qualità può venire da esperienze come quelle de La Città invisibile, attraverso la creazione di canali di informazione, comunicazione e dibattito ‘dal basso’. Se l’ideale di una sfera pubblica ad alta qualità discorsiva è sempre più lontano, la presenza di sfere pubbliche, molteplici e alternative, è sempre più importante.
Certamente, movimenti sociali progressisti hanno colto la necessità di costruire media alternativi, di raccogliere diversi saperi, di aprire molteplici spazi di dialogo. Dalle società di lettura del movimento operaio, ai quotidiani della Nuova sinistra, dalle radio libere a Indymedia, l’aspirazione ad offrire una controinformazione di qualità si è sommata ad una riflessione sulla organizzazione stessa della comunicazione, e l’attenzione a renderla più partecipata, aperta e orizzontale. Queste diverse esperienze hanno contribuito a creare sfere pubbliche, ampie e complesse. La Città invisibile occupa un posto importante in una ampia rete, composta da differenti media (on e off-line), con la partecipazione di giornalisti ma anche di cittadini-giornalisti. È grazie a queste sfere pubbliche alternative che cittadini e attivisti hanno potuto avere accesso a informazioni censurate dai mezzi di comunicazione di massa, ma anche elaborare nuovi saperi e creare spazi pubblici aperti alla partecipazione, alla sperimentazione, alla innovazione.
Se questa costruzione di saperi alternativi è stata importantissima negli anni della Grande Recessione e delle successive crisi, lo sarà tanto più in un contesto pandemico. Come abbiamo visto in questi lunghi mesi, alla complessità della comunicazione in tempi “normali”, si aggiungono ulteriori sfide legate a al comunicare nell’incertezza, su tematiche ad alto contenuto tecnico e con alta carica emotiva emotive, con un bisogno di fare incontrare competenze multidisciplinari e saperi dal basso. In questi momenti di crisi profonde e molteplici conflitti, in una situazione in rapidissima evoluzione il contributo del La Città invisibile sarà sempre più preziosa.
Donatella della Porta