Anche noi studenti universitari scendiamo in piazza l’11 Ottobre nella giornata di sciopero generale del sindacalismo di base.
Da trenta anni ormai sentiamo ripetere la necessità del legame fra istruzione e impresa, fra ricerca e “interesse del territorio”. Questo legame si è sempre tradotto in asservimento della ricerca e del sapere universitario in generale alle aziende del territorio.
La vicenda della GKN di Campi Bisenzio è emblematica di come interesse delle aziende e interesse del territorio non coincidano. Come si potrebbe identificare l’interesse di chi abita la piana fiorentina con l’interesse di chi, come il fondo Melrose proprietario dello stabilimento di Campi, per pura speculazione finanziaria scappa e delocalizza distruggendo il patrimonio collettivo locale di posti lavoro?
Non mancano poi progetti di ricerca con Leonardo Finmeccanica, azienda leader nella produzione di armi, o prese di posizione tutte politiche in favore di gruppi di interesse come quella per l’ampliamento della pista dell’aeroporto di Peretola, dove si è arrivati a dire, in modo del tutto antiscientifico, che quest’ultimo non avrebbe alcun impatto negativo sulla salute della popolazione della zona e sull’ecosistema circostante.
Per non parlare del silenzio totale, rotto soltanto da alcune voci isolate e molto spesso precarie nel mondo del lavoro accademico, su temi, questi sì di interesse del territorio, come la proposta di legge anti-delocalizzazioni o l’utilizzo strumentale da parte di alcune aziende della “riconversione ecologica” per giustificare le delocalizzazioni stesse.
L’università ha talmente inseguito questa logica di asservimento che oggi si accontenta di ripartire proprio in questi termini: riuscire a svolgere il proprio ruolo sociale nei confronti delle aziende dimenticando quella che dovrebbe essere la propria natura di strumento per la crescita individuale e collettiva.
A riprova di ciò la mancanza, dopo un anno e mezzo di pandemia, persino di un piano per garantire la possibilità di una didattica in sicurezza e in presenza per tutte e tutti. Si lamenta la mancanza di spazi, ma la maggior parte di questi sono inutilizzati: ciò che davvero manca è la volontà politica di riaprire, perché questo corrisponderebbe a investimenti nell’interesse non dei privati, ma degli studenti e dei lavoratori dell’università.
Ma dopotutto, in Unifi, chi lavora in appalto in portineria, biblioteca e pulizie viene pagato meno di 4 euro l’ora. Questo dovrebbe testimoniare l’interesse dell’università verso i propri spazi. Tutto ciò continua a produrre un’università in gran parte a distanza, con studenti isolati per ore davanti a uno schermo, un’università priva di ogni forma di socialità. Con tutte le conseguenze di inefficienza della didattica e standardizzazione del sapere, limitazioni atroci in termini di accessibilità e aumento senza precedenti di abbandono del percorso di studi.
Un’università quindi che trascura il diritto allo studio e insegue la sete dei profitto dei privati che, anche grazie alla presenza dei membri esterni in CDA, ne governano le decisioni fondamentali.
Un’università del genere non offre alcun futuro, non a caso nelle e nei giovani sono in costante aumento i casi di depressione, quindi la mancanza di prospettive felici per il proprio domani, così come un paese dove si può impunemente ricattare con contratti a nero, licenziamenti e delocalizzazioni non offre alcun futuro.
Abbiamo quindi deciso di raccogliere l’invito alla lotta della GKN occupata e tutti gli altri lavoratori e lavoratrici in mobilitazione: insorgiamo per riprenderci la nostra università, per riprenderci un futuro che sia davvero nostro!
❗Lunedì 11 ottobre ore 9:30 Piazza Puccini INSORGIAMO PER IL FUTURO!
Collettivo Politico Scienze politiche – Firenze
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