Quando arrivi alla fine di Delitto in piattaforma non puoi non domandarti cosa hai letto. La risposta sta nelle 230 pagine. Un’inchiesta operaia a tutto campo e, se anche avete avuto l’occasione di conoscere ed approfondire le condizioni di lavoro e di lotta intraprese dai minatori attraverso ad esempio quanto ha scritto Sorj Chalandon in Il giorno prima, prendete in mano Delitto in piattaforma e scoprite qualcosa che vi era rimasto oscuro: i lavoratori delle piattaforme petrolifere, le loro condizioni di vita e le loro lotte per migliorarle.
Gino Marchitelli, grazie alla sua esperienza vissuta proprio sulle piattaforme petrolifere come tecnico elettronico e come militante sindacale, ci descrive in modo dettagliato quanto accade e che noi non potevamo pensare fosse realtà. Ci descrive con realismo la piattaforma Camaleonte II, un impianto obsoleto ed acquistato dal fallimento di una compagnia di ricerca, un luogo lavorativo che non ha niente a che fare con la fabbrica tradizionale o con altre attività che si svolgono in terra ferma e che ha in mano le sorti energetiche del paese. E poi l’ingresso in questo mondo di un giovane tecnico che se da una parte guadagna cifre che altri giovani come lui si sognano, deve fare i conti con condizioni di lavoro di iper sfruttamento, dai condizioni contrattuali inesistenti ai turni massacranti ai rischi e pericoli dovuti alle mansioni; qui vigono contratti precari e personale ricattabile da padroni che fanno del profitto il loro riferimento di vita e che rendono zitti, muti e remissivi gli operai, con il “ rispetto “ per i capi come se invece che in un luogo di lavoro si fosse in una caserma, in una quotidianità lavorativa che porta a far nascere rapporti di amicizia ma anche ostilità.
Ruoli e mansioni sono descritti in modo dettagliato. Ruolo e mansione che il giovane tecnico, Marco Radelli, riveste in modo indiscutibile e non a caso diviene riferimento per gli operai della piattaforma riuscendo ad unire la teoria imparata sui banchi di scuola alla pratica sul campo. Marco deve affrontare anche chi è il prodotto della distruzione del tessuto lavorativo scozzese ad opera della “Lady di ferro” Margaret Thatcher, e che si porrà al servizio di un’agenzia privata dedita a rimuovere quei soggetti che sono di ostacolo al profitto, quei soggetti che sono incompatibili con qualunque forma di sudditanza. Un’agenzia che ha come principio: la “risoluzione del guasto”.
Accennavamo a Marco e dobbiamo dire che prima di scontrarsi con quanto il nuovo lavoro gli mette di fronte, ha i primi diverbi per il suo modo di essere, di vestire, di portare i capelli. Oltre al vestire, Marco ha tutte le caratteristiche dei giovani militanti degli anni ’70, dall’ascolto di una certa musica al piacere per la lettura, piacere che lo porta a far sì che nella piattaforma sia aperta una biblioteca. Marco che nel momento in cui entra a tu per tu con il mondo del lavoro tiene in testa un riferimento basilare: la sicurezza e quindi la manutenzione degli impianti; che dà vita al consiglio dei delegati di bordo ed al coordinamento lavoratori delle piattaforme rompendo equilibri, compatibilità e collusioni sindacali e facendo uso di strumenti fondamentali di tutta la classe operaia dal Soccorso Rosso legale agli scioperi a scacchiera; che è predisposto a capire lo stato d’animo dei più refrattari alla mobilitazione; che fa dell’uso della contraddizione come elemento per incrinare il muro padronale; che sa che se una vertenza può portare conquiste, può portare anche arretramenti. Marco che subisce l’attacco padronale del “colpiscine uno per colpirne cento”, ma che regge grazie a qualcosa che la controparte non conosce: la solidarietà di classe. Un gruppo di operai isolati su una piattaforma mettono in difficoltà una multinazionale.
Un noir con un finale imprevisto, ma soprattutto un romanzo che la dice lunga ai tanti che danno per estinta la classe operaia, per finito il conflitto capitale/lavoro. Un romanzo che può, e deve, essere inserito a pieno titolo nel “Working class” e perché no, alla fine delle 230 pagine fa venire spontanea una parola d’ordine che di questi tempi risuona in tantissime vertenze sul territorio nazionale “# INSORGIAMO”.
Gino Marchitelli, Delitto in piattaforma, Jaca Book, Milano 2021, 230 pp, 17 euro
Edoardo Todaro
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