Ci sono progetti e grandi opere a Firenze e nella Piana Firenze-Prato-Pistoia che, contestate dalla popolazione, travolte dai guai giudiziari e talvolta bocciate dai tribunali amministrativi, continuano comunque a incombere sul territorio. Opere come il sotto attraversamento Alta Velocità e la stazione Foster oppure come l’ampliamento di Peretola. L’aeroporto di Firenze è balzato negli ultimi giorni all’attenzione della stampa locale grazie al sindaco Nardella che, in una serie di interviste, ha parlato di Pisa come primo aeroporto della Toscana e di Peretola, come un city airport, per il quale ha già previsto la presentazione di due masterplan: prima quello sul potenziamento delle strutture aeroportuali, e poi quello relativo alla pista.
Giorni prima era stato Roberto Naldi, amministratore unico di Toscana Aeroporti e presidente della Corporacion America Italia S.p.a, a far tornare prepotentemente alla ribalta la questione aeroportuale con la sua azione legale per diffamazione contro Ciccio Auletta consigliere comunale di “Diritti in Comune” e Massimo Torelli portavoce di “Firenze Città Aperta”. In attesa dell’udienza che si terrà il prossimo 26 gennaio in cui il Tribunale dovrà decidere se archiviare nuovamente o meno il procedimento, è stata organizzata una conferenza stampa a Peretola dove oltre ad Auletta e Torelli sono intervenuti il giornalista Giorgio Meletti e lo storico dell’arte Tomaso Montanari.
Meletti che si occupa di economia, ha ricostruito le vicende che hanno portato alla scalata di Toscana Aeroporti da parte del magnate argentino Ernesto Eurnekian con la sua Corporacion America. Partendo dal 1998 in Argentina quando Eurnekian, la Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Milano, e il fondo statunitense di Micheal Ledeen, personaggio da decenni dietro le quinte dei rapporti tra Italia e Stati Uniti, acquistarono tutti i 33 aeroporti argentini. Proprio in questa occasione Roberto Naldi fu inviato in Argentina da Sea per risolvere una controversia con Eurnekian. Naldi e Eurnekian furono poi coinvolti nel crac della compagnia aerea Volare, assolti poi nel 2017. Fino ad arrivare alla vendita a Corporacion America delle azioni dell’aeroporto di Pisa da parte della Regione Toscana. Qui una ricostruzione di Meletti su Il Fatto Quotidiano.
Tutte vicende note che, messe in fila, sono a dir poco sorprendenti, ma è stata la conclusione di Meletti a aggiungere un nuovo tassello alla vicenda ormai quasi ventennale dello scalo fiorentino. “Questa pista non verrà mai fatta, perché non ha nessun senso economico. Costerà trecento milioni di euro, ma l’aeroporto di Firenze nell’ultimo anno prima del Covid ha fatturato una cinquantina di milioni di euro. Anche se grazie alla nuova pista raddoppiassero il traffico e gli affari, questo investimento porterebbe vantaggi economici in termini di utili se va bene di quattro o cinque milioni l’anno. Ci vorrebbero 70 anni a ripagare la pista. Andando a vedere i bilanci sono stati spesi una ventina di milioni di euro per pagare studi e progetti per la nuova pista. È quello il business e non è una cifra da poco per gli studi di ingegneria di Firenze e dintorni. Adesso è finita, e l’ingegner Naldi è nervoso, perché il business è finito e non ci sono più soldi da spendere in studi e masterplan. La storia è finita e qualcuno a Buenos Aires si sta chiedendo cosa è venuto a fare in Toscana.”
Infine la ciliegina sulla torta “Nel 2018 il fondo sovrano di Dubai ha comprato il 25 percento della holding Corporacion America Italia; perché? Sappiamo solo che Dubai è così contenta di aver fatto questo affare che riconosce a Marco Carrai una provvigione di seicentodiecimila euro. Questa è una storia che sta finendo, e da qui tutto il nervosismo.”
Intanto Nardella ha annunciato per l’aeroporto di Firenze i due nuovi masterplan già citati, se avesse ragione Meletti sarebbero gli ultimi.
Francesca Conti
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