Rinnovabili e comunità energetiche anche sull’Amiata, invece di geotermia inquinante

Costituire una Comunità Energetica è possibile, non è complicato ed i tempi di realizzazione sono brevi. Importante è credere in un approccio nuovo alla produzione di energia e al consumo.

L’incontro di informazione che si è tenuto ad Abbadia San Salvatore il 19 novembre scorso alla presenza del Prof. Ugo Bardi  dell’Università di Firenze, Facoltà di Scienze, membro del Club di Roma e il Prof. Angelo Tartaglia Prof. di fisica al Politecnico di Torino ed esperto di Comunità Energetiche, ha aperto ad una concreta possibilità di autoproduzione di energia proveniente da fonti rinnovabili. Entro novembre il Governo dovrebbe emanare i decreti attuativi e le norme incentivanti.

Le Comunità Energetiche introducono ad un processo di cambiamento sostanziale: da un sistema di monopolio in mano ai grandi gruppi ad un sistema democratico di autoproduzione dal basso diffusa e partecipata, che vede i cittadini non solo consumatori sottomessi al mercato ma protagonisti e attori con tutti i benefici che ne conseguono, sia economici ma anche anche sociali in termini di collaborazione, condivisione e senso di comunità. Possono essere costituite da un gruppo di persone con una semplice scrittura privata cui possono compartecipare comuni ed enti senza alcuna finalità di lucro. L’impianto va dimensionato alle reali esigenze del proprio consumo e l’ energia prodotta, in caso di esubero, può essere ceduta al dettaglio oppure al GSE. Non saranno al momento la soluzione a tutte le problematiche energetiche, ma se diffuse e allargate indubbiamente introducono notevoli prospettive che insieme ad una cultura del risparmio e dell’efficienza (l’energia che produci e consumi sul posto non ha dispersione), abbattono il caro bollette, contrastano l’emergenza energetica ed il cambiamento climatico. La guerra in atto ha messo in luce la debolezza dei paesi che dipendono dal gas russo ma anche che quando l’energia è accentrata in mano a pochi il processo democratico viene meno. Le scelte non sono determinate dalla ricerca del bene comune quanto piuttosto da interessi che travalicano quelli del territorio e dell’ambiente. Si parla di emergenza energetica, ma troppo poco dell’emergenza ambientale e climatica continuando a mettere in atto comportamenti predatori verso le risorse.

Un esempio è rappresentato dalle politiche energetiche messe in atto dalla Regione Toscana sul Monte Amiata che si spingono ben oltre la compatibilità ambientale: il territorio, candidato a diventare Parco Nazionale, è sottoposto ad un sovrasfruttamento geotermico che non tiene assolutamente conto dell’aspetto del limite e delle conseguenze che altre 20 centrali determineranno sull’Ecosistema amiatino, sulla salute, sulla sicurezza (subsidenza, sismicità) e sullo strategico acquifero del Monte Amiata. Trascurato, di fatto, il ruolo delle montagne e degli ecosistemi all’interno dei mutamenti climatici. La logica del profitto e del mercato è ancora preponderante e non tiene conto del domani. Siamo tutti chiamati a impegnarci a un approccio responsabile verso le risorse che non sono infinite e a dare soluzioni alla grave crisi energetica e climatica insieme.

Le Comunità energetiche rappresentano una concreta risposta. E’ emerso durante il convegno un dato illuminante: “Per essere indipendenti energeticamente – afferma il prof. Angelo Tartaglia – basterebbe ricoprire il 2% di tetti e capannoni del territorio nazionale con pannelli fotovoltaici. Tenendo presente che poco meno dell’8% del territorio è già coperto di costruzioni, piazzali, strade, sarebbe sufficiente installare pannelli su circa 1/4 della superficie coperta per dare una svolta energetica al nostro paese senza ricorrere, oltretutto, a utilizzo di terreni”.