Ucraina, 11 giornalisti italiani contro la propaganda dei media sulla guerra

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Undici storici corrispondenti di grandi media lanciano l’allarme sui rischi della narrazione schierata e iper-semplicistica del conflitto: “Viene accreditato soltanto un pensiero dominante e chi non la pensa in quel modo viene bollato come amico di Putin”. L’ex inviato del Corriere Massimo Alberizzi: “Questa non è più informazione, è propaganda. I fatti sono sommersi da un coro di opinioni”. Toni Capuozzo (ex TG5): “Sembra che sollevare dubbi significhi abbandonare gli ucraini al massacro, essere traditori, vigliacchi o disertori. Trattare così il tema vuol dire non conoscere cos’è la guerra”. Ecco il testo integrale.

“Osservando le televisioni e leggendo i giornali che parlano della guerra in Ucraina ci siamo resi conto che qualcosa non funziona, che qualcosa si sta muovendo piuttosto male. Noi siamo o siamo stati corrispondenti di guerra nei Paesi più disparati, siamo stati sotto le bombe, alcuni dei nostri colleghi e amici sono caduti durante i conflitti, eravamo vicini a gente dilaniate dalle esplosioni, abbiamo raccolto i feriti e assistito alla distruzione di città e villaggi. Abbiamo fotografato moltitudini in fuga, visto bambini straziati dalle mine antiuomo. Abbiamo recuperato foto di figli stipate nel portafogli di qualche soldato morto ammazzato. Qualcuno di noi è stato rapito, qualcun altro si è salvato a malapena uscendo dalla sua auto qualche secondo prima che venisse disintegrata da una bomba. Ecco, noi la guerra l’abbiamo vista davvero e dal di dentro.

Proprio per questo non ci piace come oggi viene rappresentato il conflitto in Ucraina, il primo di vasta portata dell’era web avanzata. Siamo inondati di notizie ma nella rappresentazione mediatica i belligeranti vengono divisi acriticamente in buoni e cattivi. Anzi buonissimi e cattivissimi. Ma non è così. Dobbiamo renderci conto che la guerra muove interessi inconfessabili che si evita di rivelare al grande pubblico. Inondati di notizie, dicevamo, ma nessuno verifica queste notizie. I media hanno dato grande risalto alla strage nel teatro di Mariupol ma nessuno ha potuto accertare cosa sia realmente accaduto. Nei giorni successivi lo stesso sindaco della città ha dichiarato che era a conoscenza di una sola vittima. Altre fonti hanno parlato di due morti e di alcuni feriti. Ma la carneficina al teatro, data per certa dai media ha colpito l’opinione pubblica al cuore e allo stomaco.

La propaganda ha una sola vittima: il giornalismo.
Chiariamo subito: qui nessuno sostiene che Vladimir Putin sia un agnellino mansueto. Lui è quello che ha scatenato la guerra e invaso brutalmente l’Ucraina. Lui è quello che ha lanciato missili provocando dolore e morte. Certo. Ma dobbiamo chiederci: ma è l’unico responsabile? I media ci continuano a proporre storie struggenti di dolore e morte che colpiscono in profondità l’opinione pubblica e la preparano a un’inevitabile corsa verso una pericolosissima corsa al riarmo. Per quel che riguarda l’Italia, a un aumento delle spese militari fino a raggiungere il 2 per cento del PIL. Un investimento di tale portata in costi militari comporterà inevitabilmente una contrazione delle spese destinate al welfare della popolazione. L’emergenza guerra sembra ci abbia fatto accantonare i principi della tolleranza che dovrebbero informare le società liberaldemocratiche come le nostre.”

Massimo Alberizzi, ex Corriere della Sera
Remigio Benni, ex Ansa
Giampaolo Cadalanu, Repubblica
Tony Capuozzo, ex TG 5
Renzo Cianfanelli, Corriere della Sera
Cristano Laruffa, Fotoreporter
Alberto Negri, ex Sole 24ore
Giovanni Porzio, ex Panorama
Amedeo Ricucci, RAI
Eric Salerno, ex Messaggero
Giuliana Sgren,a Il Manifesto
Claudia Svampa, ex Il Tempo
Vanna Vannuccini, Ex Repubblica
Angela Virdò, ex Ansa

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Redazione

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2 commenti su “Ucraina, 11 giornalisti italiani contro la propaganda dei media sulla guerra”

  1. L’esperienza di altre situazioni piuttosto simili induce ad avere un atteggiamento scettico sulle informazioni che circolano nelle diverse sedi della comunicazione scritta e orale. Acquisisco le notizie ma attendo di dare loro veridicità.

  2. Sono ucraina e in nome di molti ucraini vi ringrazio per la vostra critica dei mass media italiani, specialmente telegiornali. L’informazione che danno sulla guerra è parziale, ingiusta e piena di falsità e bugie. E’ semplice ripetizione delle menzogne ucraine. Non è degna del giornalismo di un paese democratico. Questo che accade mette ombra sulla vostra democrazia e fa nascere il dubbio che questa democrazia esiste.Quando esiste solo un unico grande coro e le voci contrarie non hanno possibilita di essere sentiti – come lo chiamiamo? Persino voi, grandi giornalisti, siete costretti usare giornale online per esprimere la vostra critica… Vi sono riconoscente ma nello stesso tempo sono offesa dal titolo “dittatore” dato a Putin. E’ un grande presidente di un grande paese. Può commettere errori, come tutti mortali, ma non ha niente in comune con la dittatura. Cosi si può chiamare dittatura anchè l’Italia. Quello che riguarda massmedia è proprio una dittatura oscura… Vi ringrazio ancora per la onestà intellettuale e umana. Shevchuk Tetiana, residente di Albino (Bg)

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