Dall’università alla fabbrica negli anni della contestazione: per la pace

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Presso l’Università di Bologna esiste attualmente un corso intitolato Teorie politiche della pace e della guerra che prende le mosse dal corso istituito dal celebre professore, storico ordinario di psicologia sociale, Augusto Palmonari con il Citrup – Centro interdipartimentale di ricerca per la pace dell’università di Bologna.

Dai tumultuosi anni ottanta la pace in università

Un progetto dell’università di Bologna per introdurre il disarmo come insegnamento nella fine degli anni ‘80 come ricaviamo da varie fonti del tempo e dal settimanale Rinascita con un articolo dal titolo ‘Pacifismo a scuola’ che si sviluppa in un futuro ormai contemporaneo nella nostra attualità con vari progetti didattici.

Le fonti storiche: un prezioso scrigno per la pace attuale

Su Rinascita si legge che il centro interdipartimentale dell’università di Bologna, denominata ‘Università per la pace’ è ormai una realtà. È stato proposto da tredici dipartimenti dell’ateneo bolognese su iniziativa di quello di scienze dell’educazione. L’iniziativa è una novità assoluta più che benvenuta nel panorama bolognese che ripercorre anche esperienze già ben salde e strutturate nel mondo anglosassone dove da molti anni le università svolgono una gran quantità di lavoro scientifico sui temi della pace, del disarmo, della coesistenza tra i popoli, contro il nucleare e altro ancora, con la stessa autorevolezza e la stessa ufficialità su cui lavorano su varie tematiche e argomentazioni accademiche.

L’Università di Bologna sempre in prima linea per la didattica della pace

In quanto Università dovranno essere ovviamente in primo piano gli sforzi didattici e negli annuari compariranno presumibilmente corsi dal titolo ‘Tecnologia delle armi nucleari’ o ‘Ideologia della guerra’, insegnati a pieno titolo da specialisti di varia levatura e agli studenti verranno riconosciuti i loro sforzi di approfondimento con la implacabilità ben nota del voto sul libretto. Il proposito di coinvolgere l’università, diceva Augusto Palmonari, direttore del Dipartimento di scienze dell’educazione e coordinatore del Centro in quanto tale, sulla tematica della pace, conferisce allo stesso dipartimento caratteristiche del tutto particolari.

Ognuno dei dipartimenti ha proposto ambiti di ricerca che vanno dalla musicologia all’agricoltura, dalla pedagogia alla chimica e sono tutti temi molto generici che attendono, per una maggiore definizione, quando il Centro sarà realtà, come si evince dalle fonti.

Le Università proiettate dalla memoria al futuro

Il lavoro decollerà assai rapidamente, dicevano a Bologna, perché i fondi per le ricerche non saranno un grosso problema: enti pubblici e privati saranno lieti di mettere a disposizione borse di studio. E stiamo parlando di una testimonianza di fine anni ‘80. Insomma le lezioni sulla pace e il disarmo non saranno più lodevoli iniziative dei soliti professori pacifisti militanti e degli studenti disinteressati alla carriera accademica: ma la pace entra finalmente dal portone principale dell’università.

A differenza di quanto succede all’estero ad esempio negli Stati Uniti sono rarissime in Italia le ricerche di fisica sui temi inerenti alla pace e al disarmo. Invece non sono pochi gli argomenti su cui nel dipartimento della università di Bologna esistono le competenze necessarie per ricerche di livello adeguato.

I temi della Pace: dal disarmo nucleare alle guerre nel mondo

Ricordiamo a titolo puramente esemplificativo temi quali l’inquinamento dovuto alle esplosioni nucleari e sperimentali e la verifica di un bando sulle esplosioni nucleari con strumenti sismici e l’uso militare della fusione nucleare controllata e molto altro ancora. Difficilmente però ricerche di questo genere potranno svilupparsi se non avranno il dovuto riconoscimento del mondo accademico con relazione al congresso della società italiana di fisica, con pubblicazioni nelle sue riviste, valutazione nei concorsi universitari e così via. Nel documento di fine anni ‘80 ci si augura che la costruzione a Bologna di un centro interdipartimentale per la pace, eventualmente seguito ad altre iniziative similari, in altre università, possa contribuire a permettere che ricerche analoghe a quelle svolte dai colleghi americani o di altri paesi europei possano trovare pieno diritto di cittadinanza anche all’interno del mondo italiano della ricerca.

A Bologna qualcosa si è mosso, ma non è perché quel clima era migliore oppure la giunta era di sinistra e così via, dicevano a via Zamboni. Ci si è mossi entro gli schemi ufficiali del regolamento universitario e potrebbero farlo ovunque e in qualunque tempo. Un incoraggiamento dunque agli accademici d’Italia se pensano alla pace come la conquista di una utopia.

Dall’Università alla fabbrica sempre al centro i temi della Pace e del disarmo

E nello stesso periodo anche in fabbrica oltre che in università si torna a parlare di pace. Dall’archivio de L’Unita’. L’Unità di quell’epoca. Per la Manetti e Roberts è la prima volta e lo stesso sarebbe stato per tantissime altre aziende. Oppure al massimo la memoria sarebbe dovuta andare a ritroso molti anni, forse fino agli iniziali tumultuosi anni ‘70 per trovare qualcosa del genere. La prima volta insomma che gli operai di una fabbrica discutono in assemblea in totale pluralismo di pensiero su un tema non strettamente congiunto a problemi aziendali: la pace. E nella sala mensa della Manetti e Roberts, industria del settore farmaceutico e cosmetico, di Calenzano – Firenze, erano in tanti forse più di trecento i dipendenti ad ascoltare l’arcivescovo Silvano Piovanelli, il presidente della regione Toscana Gianfranco Bartolini, Roberto Brasca presidente della provincia, rappresentanti sindacali come Marcella Bausi della camera del lavoro di Firenze. Anche in rappresentanza di due esponenti della commissione per la pace del Comune fiorentino. Insieme con altre voci e le più disparate posizioni ideologiche e le più diverse, ma tutti uniti dietro la medesima aspirazione. La pace.
La partecipazione è fondamentale

È il consiglio di fabbrica che insieme al sindacato esterno ha organizzato un incontro. E ci tiene a sottolinearlo. Perché questa assemblea? – chiede un giovane operaio. Perché anche noi come aziende e come lavoratori ci sentiamo in dovere e in grado di fare un discorso sulla pace e di dare il nostro contributo. È stato un rappresentante del consiglio di fabbrica ad aprire l’assemblea con una relazione che ha toccato tutti i punti chiave della situazione mondiale se non dell’universo.

Dalla fame nel mondo alla corsa agli armamenti al terrore della guerra nucleare alla logica del profitto che guida le azioni di governi e infine un appello: tocca ai lavoratori e ai cittadini unirsi con le forze più coscienti e illuminate per far sentire la voce di tanti uomini di buona volontà contro il processo di riarmo e contro l’ingiustizia nel mondo. Contro la guerra e il nucleare. Ovvio, data la sede, che molti interventi si incentrano sul problema dell’economia e della produzione. Del resto il consiglio di fabbrica lo aveva già anticipato nel volantino di invito: la Pace passa tra l’altro attraverso il servizio al bene comune e ognuno nel suo posto di responsabilità può farlo e attraverso un’iniziativa che favorisca lo sviluppo dei popoli. È qui che noi occidentali siamo sfidati. Discorsi a parte, è il fatto in sé che va sottolineato: la riscoperta del luogo di lavoro come luogo idoneo per la riflessione. Per costruire la pace. Da notare infine che l’assemblea si è svolta utilizzando le ore di assemblea retribuita e che la direzione aziendale non era presente.

Nota principale:

  • Augusto Palmonari, Processi simbolici e dinamiche sociali, Società editrice il Mulino, Bologna 1989.

Bibliografia di approfondimento

  • Bobbio Norberto, Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna 2009
  • Mastrolilli Paolo, Lo specchio del mondo. Le ragioni della crisi dell’ONU, Laterza, Roma 2005
  • Mini Fabio, Perché siamo così ipocriti sulla guerra? Un generale della Nato racconta, Chiarelettere, Milano 2012
  • Pugliese Francesco, Abbasso la guerra. Persone e movimenti per la pace dall’800 a oggi, Grafiche futura, Mattarello – Trento

Fonti analitiche

  • Gagliano Giuseppe, Studi politico-strategici. La conflittualità non convenzionale nel contesto delle ideologie e dei movimenti antagonisti del novecento, Vol. II, edizioni New Press – Como, I Edizione 2007

 

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Laura Tussi

Docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Coordinamento Italia Campagna Internazionale ICAN - Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, collabora con diverse riviste telematiche tra cui Pressenza, Peacelink, Ildialogo, Unimondo, AgoraVox ed ha ricevuto il premio per l'impegno civile nel 70esimo e 75esimo Anniversario della Liberazione M.E.I. - Meeting Etichette Indipendenti, Associazione Arci Ponti di Memoria e Comune di Milano.

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