Inceneritori? Anche no, grazie, tossici, costosi e obsoleti

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In questi giorni abbiamo sentito riaccendersi nella politica locale dell’area metropolitana fiorentina estesa la passione per l’incenerimento, venduto al solito come soluzione per chiudere il cerchio nella gestione dei rifiuti.

E’ dunque doveroso ricordare che, anche con le migliori tecnologie disponibili (BAT), nell’inceneritore viene bruciato un rifiuto indifferenziato, un insieme di materiali mai conoscibili a priori e la cui combustione non sarà mai pertanto ottimizzabile, producendo quindi un mix di sostanze volatili estremamente variegate, alcune tossiche anche a livelli di concentrazione molto bassa, e solo in minima parte rilevate, e intercettate, nei fumi delle ciminiere, che sono oltretutto in regime di autocontrollo da parte dei gestori stessi degli impianti. Si vedano a tal riguardo gli ultimissimi studi di biomonitoraggio effettuati nel raggio di alcuni chilometri da 3 inceneritori europei, dove si sono riscontrate elevate quantità di diossine (PCDD) e PoliCloroBifenili (PCB) in uova e vegetazione (in natura, giusto per capirsi, più tossico delle diossine abbiamo solo la radioattività di uranio, plutonio, etc) https://www.ecodallecitta.it/inceneritori-una-ricerca…/

Occorre inoltre ricordare la fragilità dell’area metropolitana di Firenze-Prato-Pistoia, l’area più industrializzata e antropizzata della Toscana che, a causa della sua orografia, chiusa tra splendide colline e montagne, nei giorni di inversione termica diventa una vera e propria camera a gas.

Ma veniamo alle considerazioni economiche.

L’inceneritore è un impianto costoso da realizzare e da mantenere in funzione, si tratta di una tecnologia molto rigida nei quantitativi da gestire; se progettato per bruciare 100, non può bruciare 25, deve bruciare 100, eventualmente facendo fuori combustibile “buono”, come metano, e facendo pagare ai cittadini dell’area rifiuti gestita (ATO) sempre e comunque 100 (i cosiddetti contratti vuoto per pieno). E fin qui tutte cose ampiamente conosciute ma volutamente ignorate dai politici appassionati dell’incenerimento. Forse meno conosciute sono le novità che sempre più stanno prendendo campo a livello di obiettivi e regolamentazione europea. É chiaro che se l’orientamento è quello di rottamare le automobili diesel per le emissioni di ossidi di azoto, difficile sarà inserire nelle green city un emettitore enorme di ossidi di azoto come l’inceneritore: quello progettato per Firenze, con i numeri emissivi di NOx stimati nella Valutazione di Impatto Ambientale, andava a produrre quantità di ossidi di azoto paragonabili a tutto il traffico dei 5 km di raccordo autostradale tra aeroporto di Peretola e barriera A11.

Nel 2022 il Parlamento Europeo ha votato per l’inserimento a partire dal 2026 degli inceneritori nel mercato di Emission Trade System (ETS), ossia far pagare agli inceneritori, fin qui esentati, i corrispettivi per la quantità di gas serra (CO2) immessa in atmosfera, al pari di altri impianti industriali.

Solo questo scherzetto, secondo uno studio condotto da CE Deft (https://zerowasteeurope.eu/…/ZWE_Delft_Oct21_Waste… ) porterebbe al raddoppio del costo dello smaltimento per tonnellata di rifiuto indifferenziato, per la gioia dei cittadini di ATO gestite da appassionati inceneritoristi.

A costoro diciamo che forse è meglio che si appassionino a:

– metodi di raccolta differenziata spinta, abbandonando definitivamente, anche in ambiti cittadini ad elevata densità abitativa, i cassonetti interrati, siano essi “intelligenti”, a chiavetta, a che vi pare, in favore della raccolta Porta a Porta potenziata con Tariffazione Puntuale (paghi di più proporzionalmente al rifiuto indifferenziato che metti alla porta;

– azioni dirette ai produttori di imballaggi per una loro estesa responsabilità (EPR) e una progettazione/design del prodotto/imballaggio orientata al riciclo;- depositi cauzionali e altre forme di incentivazione, come ad esempio per acquisto detersivi concentrati da ridiluire a casa, evitando così il commercio di enormi quantità di flaconi;

– impiantistiche di Mixed Waste Sorting (MWS) orientate cioè ad ulteriore recupero di materiali dal Rifiuto Urbano Residuo (RUR) a valle degli obblighi e del perfezionamento della Raccolta Differenziata; il MWS interviene principalmente sulle plastiche, da Imballaggio e non, quindi anche al di fuori del circuito della raccolta differenziata.

Si veda a tal proposito lo studio Eunomia https://zerowasteeurope.eu/…/mixed-waste-sorting-to…/

Tutte cose che messe insieme permettono la chiusura del cerchio nella gestione rifiuti,chiudendo gli inceneritori ancora attivi e la costruzione di nuovi impianti nocivi,con il raggiungimento degli obiettivi europei dell’Economia Circolare e dell’agenda Clima.

Goodbye Incinerators!

Comitato Mamme no Inceneritore Firenze

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