Sono decenni che sentiamo parlare di “fare presto e bene” il Passante ferroviario di Firenze, il sottoattraversamento TAV, quasi 7 km di doppio tunnel ed una stazione interrata in zona Macelli. Eppure siamo sempre al punto di partenza, come un videogioco senza fine.
Che questo progetto abbia problemi è messo ben in evidenza dal fatto che tutto doveva essere ultimato nel 2013; dopo dieci anni non è stato scavato nemmeno un centimetro delle gallerie. In compenso la politica toscana non si è mai stancata di annunciare l’imminente inizio dello scavo, rinviando mese dopo mese la promessa, senza vedere come la credibilità di queste dichiarazioni stesse scadendo verso il patetico.
Ma adesso siamo quasi ai fuochi d’artificio: lunedì 15 maggio ci sarà anche il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini a tagliare il nastro e a gustare qualche tartina preparata dal presidente della Regione Eugenio Giani. Sarà indubbiamente una festa e un giorno sereno per Giani e il sindaco di Firenze Dario Nardella, grandi paladini dello scavo dell’opera toscana più strategica, dopo aver visto, mese dopo mese, anno dopo anno, allontanarsi l’agognata messa in moto della fresa ri-battezzata Monnalisa. Sì, ri-battezzata, perché un’altra Monnalisa fu rottamata dopo che le inchieste della magistratura avevano dimostrato che non avrebbe potuto nemmeno scavare, essendo stata montata difettosa solo per avere qualche milione di euro previsti dal contratto. Ma adesso tutto è dimenticato! E guai se qualcuno volesse ritirare fuori le vicende emerse che hanno raccontato di corruzione, camorra, truffa, traffico di rifiuti interessare tutto, dal cantiere fino ai ministeri; guai se qualcuno volesse ricordare che lo “scavalco” di Castello, già realizzato, è sotto inchiesta della Corte dei Conti perché mal fatto, con continue infiltrazioni d’acqua che costringeranno al ulteriori costi.
Il fatto è che lunedì la fresa farà qualche giro della testa per dimostrare o forse illudersi che si fa sul serio questa volta, ma c’è da credere che sarà l’ennesimo annuncio, una nuova promessa che sarà difficile mantenere.
Perché per scavare davvero occorrerebbe che diversi edifici – tra i quali la Fortezza da Basso – venissero preventivamente consolidati per evitare che gli inevitabili danni diventassero disastri. Una delle cose da consolidare è il Ponte del Pino, la prima struttura importante che la fresa troverebbe dopo pochi metri di scavo. Al momento niente è stato fatto per cui ci si chiede come si possa dire con tanta sicurezza che si comincia a scavare.
Il ponte ha oltre un secolo di vita, ha una travatura in ferro che ha svolto egregiamente il suo lavoro fino ad oggi, ma è una struttura fragile, molto sensibile ai movimenti orizzontali, movimenti che si avrebbero comunque, anche con i consolidamenti previsti, dal momento che la fresa passerebbe esattamente pochi metri sotto la spalla nord (come ben si vede dal disegno di progetto accanto); non a caso se ne è decisa la sostituzione. Se i costruttori non sono impazziti dovremo aspettare la sostituzione di almeno quel ponte prima di vedere Monnalisa in movimento.
La costruzione di tunnel in terreni alluvionali e in falda richiede che la famosa Monnalisa, appena realizzato lo scavo, chiuda tutto con conci prefabbricati di cemento per evitare crolli e infiltrazioni d’acqua; dove sono i conci necessari? Chi li produce? Non ce n’è traccia. Si pensa di scavare senza questi?L’annuncite che ha infettato la politica probabilmente continuerà a imperversare senza che emerga qualche dubbio sulla propria credibilità e i critici continueranno ad essere ignorati o considerati iettatori; ma non ci sono problemi per gli annunciatori, le persone hanno ben altro da fare che ricordare quel che dice certo ceto politico e i media allineati si guardano bene dal ripensare a quel che fu detto.
L’annuncite che ammorba il dibattito politico non si ferma nemmeno davanti alla negazione della realtà: quando, pochi giorni fa, un carro merci deragliò e travolse la linea aerea a Castello bloccando il traffico su tutta la linea, Giani non esitò a dire che l’esistenza del Passante “avrebbe garantito due percorsi alternativi” ai treni evitando il blocco del servizio; peccato che il deragliamento è avvenuto ben oltre la zona interessata dai tunnel, per cui avremmo avuto lo stesso blocco pure con il Passante esistente. Anche il ministro Salvini, annunciando la sua venuta a sostegno di Giani e Nardella, ha usato toni simili; almeno lui non conosce bene Firenze, ma qualche consulente potrebbe cercare di non fargli dire sciocchezze!
L’importante è annunciare, non far trasparire alcun dubbio, non dare spazio mediatico a chi pone dubbi, a chi denuncia falle, costi esosi, errori, illegalità.
C’è una continuità inquietante tra le varie maggioranze che si avvicendano dagli enti locali fino ai ministeri; in tutti una ossequiosa accondiscendenza per le grandi opere ritenute il motore dell’economia. In realtà i principi di una economia scientifica ci dicono esattamente il contrario e anche il semplice buon senso capisce che pacchi di cemento, buchi nelle montagne o sotto le città non sono innovazione. Il caso Firenze lo dimostra bene con alcuni numeri (odiati dai decisori e dagli annunciatori) che chiariscono perché si realizzano le grandi opere inutili:
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Il valore di quel che c’è da realizzare del Passante secondo il vecchio appalto era di circa 530 milioni di euro, il nuovo appalto prevede oltre 1.100 milioni di euro; ecco che un progetto vecchio, pieno di problemi diventa appetibile e davvero “strategico” per qualcuno
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Si parla di queste opere come creatrici di posti di lavoro; in realtà è esattamente il contrario e i numeri di Firenze lo confermano spietatamente: nel bando di gara il costo previsto è di 1,15 miliardi, quello previsto per la mano d’opera è meno di 260 milioni di euro, meno del 25% dell’intero appalto.
Le grandi opere dove è previsto il general contractor sono soprattutto strumenti efficacissimi di remunerazione del sistema economico-bancario-finanziario garantito dallo Stato o da Enti pubblici, politicamente sono da considerare un enorme trasferimento di ricchezza prelevato dai contribuenti-cittadini a scapito di manutenzione, sicurezza, servizi.
A Firenze si potrebbe potenziare il nodo metropolitano con risorse minori, in maniera più efficiente e creando molti più posti di lavoro. Ma queste cose non si vogliono sentire, l’importante è annunciare, va bene qualunque cosa, purché distragga dallo scempio di risorse e della città.
Tiziano Cardosi
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