Tutti contro il cemento a Rimezzano. Le ragioni del ricorso

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Il Comune di Bagno a Ripoli è riuscito in un’impresa non facile. Ha fatto compattare in gruppo tre categorie spesso in contrasto tra loro: residenti, ambientalisti e cacciatori. Tutti fermamente contrari alla previsione che rende edificabile un terreno agricolo nella magnifica valle di Rimezzano. Beneficiario del provvedimento, inserito nel POC (Piano Operativo Comunale) approvato nel luglio del 2023, è la scuola americana che ha sede in una villa della zona.

Al coro unanime si è aggiunta una voce forte e autorevole, quella di Padre Bernardo Gianni. In occasione di un recente incontro pubblico sull’invasione della striscia di Gaza, l’Abate di San Miniato ha condannato la speculazione edilizia, accostando il progetto di Rimezzano al grave incidente avvenuto poche settimane fa nel cantiere di via Mariti a Firenze.

La valle di Rimezzano in un acquarello di Andrea Ponsi.

La valle fa parte del territorio dell’Antella, che unisce tra Firenze al Chianti. Nel Trecento i contadini chiamavano per la sua bellezza “il paradiso degli Alberti”, signori della zona. Tanto che per raggiungerlo si può ancora oggi percorrere via del Paradiso, una tipica strada toscana con i muri a secco. Poco lontano, nel Pian di Ripoli, si trovava “l’orto dei Medici”, ettari di buona terra coltivata, abbellita da distese di alberi da frutto, recentemente trasformati in un centro sportivo. L’incanto dei luoghi suggerì agli Alberti (la loro passione per l’architettura sarà poi esaltata dal grande Leon Battista) di far edificare nella valle, lungo la strada che dalla Vecchia Aretina porta alla piana ovest, un oratorio dedicato a Santa Caterina.

Tra queste colline così amate dagli stranieri un istituto culturale straniero ha chiesto di costruire un edificio di 12.000 mq. su due piani con posteggi interrati. Saputa la notizia non si sono ribellate solo le associazioni ambientaliste, Legambiente e Italia Nostra, ma anche i residenti e i cacciatori. Questi ultimi tengono in ordine la più grande area di ripopolamento della provincia, che include Rimezzano. Il Comitato di gestione della riserva ha scritto una lettera di protesta al presidente della Città Metropolitana.

I residenti, radunati in un gruppo spontaneo, hanno invece inoltrato il ricorso in via amministrativa al Presidente della Repubblica. Il documento si basa sulla relazione tecnica di un architetto urbanista che ha individuato nell’atto amministrativo cinque punti di criticità. Innanzitutto il provvedimento non pare conforme al PIT (Piano di Indirizzo Territoriale) della Regione Toscana che regola la gestione del territorio. Non è stato presentato il piano della viabilità, pur necessario. In caso di realizzazione dell’opera aumenterebbe il rischio idrico che riguarda la frazione di Ponte a Ema, situata nel Comune di Firenze e già alluvionata nel 1991. Inoltre il traffico generato in caso di realizzazione dell’opera, un edificio per ottocento studenti, porterebbe al superamento dei parametri previsti per le aree agricole in termini di inquinamento acustico. Infine il progetto non ha alcuna utilità sociale e presenta al contrario evidenti ricadute negative sulla comunità locale.

Il ricorso è stato presentato poche settimane fa al teatro di Pone a Ema in un incontro pubblico a cui hanno partecipato circa 250 persone. Hanno illustrato la situazione architetti, esponenti politici locali e fiorentini, e molti residenti. Uno di loro, nato e cresciuto nella valle dove la sua famiglia abita da cinque generazioni, ha fatto l’intervento più breve e commovente. “Se il progetto dovesse essere realizzato spero di morire prima”, ha detto tra gli applausi del pubblico.

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Neri Fadigati

Dopo la laurea in filosofia ha lavorato come giornalista e documentarista occupandosi di ambiente, antropologia, turismo. Ha collaborato con l’Istituto di Antropologia dell’Università di Firenze, la RAI, l’UNESCO, riviste come Airone, Epoca, L’Europeo e insegnato fotografia e giornalismo alla Richmond University. Ha fatto parte della Commissione pace del Comune di Firenze e del Direttivo nazionale della Campagna contro le mine. È presidente dell’Archivio Giorgini.

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