“L’abbattimento dei due camini del vecchio inceneritore di San Donnino ha un significato fortemente simbolico ed assai controverso. Di fatto esso chiude al passato (della dissipazione) e apre al futuro ( della conservazione) ma ciò non basta a comprendere le ragioni della scelta che lo toglie dallo spazio pubblico. E’ di certo l’eliminazione della testimonianza fisica di un conflitto tra la periferia e la città che portò alla sua chiusura dopo tredici anni dalla entrata in funzione, lasciando un territorio inquinato per più di un lustro, centinaia di migliaia di tonnellate di scorie tossiche e gravi implicazione sulla salute degli abitanti. Di questa testimonianza Alia non ha ritenuto di farsi carico. Troppo ingombrante per l’ operato dell’azienda solo a considerare che essa , in coerente continuità , ha strenuamente difeso fino a ieri, in tutte le sedi – amministrative e giudiziarie- la realizzazione di un nuovo inceneritore nella Piana. A questo si sono adeguate le istituzioni cittadine.
Da ora in poi spetterà alla popolazione della Piana , alle sue rappresentanze associative e, non in ultimo, anche a quelle istituzionali, coltivare in modo più attivo la memoria del grande contributo di partecipazione e di idee che, di gran lunga, anticipò il cambiamento epocale, interpretato con molto ritardo e molte riserve, dalle sedi politiche.
C’è piuttosto da auspicare che l’atteggiamento di separatezza che, anche in questa circostanza, l’azienda ha tenuto nei confronti delle popolazioni della periferia – per nulla coinvolte nel progetto – lasci il posto ad un fertile sistema di relazioni con il territorio che la ospiterà nella nuova missione. Questo potrebbe consentire la restituzione alle popolazioni attuali di quanto è stato sottratto a quelle di ieri.

Claudio Tamburini

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- A proposito dei due camini dell’inceneritore di San Donnino - 9 Aprile 2024