Era un po’ che aspettavamo Gianrico Carofiglio con il suo avvocato Guido Guerrieri, e finalmente ci siamo. Con lui ritroviamo anche luoghi, e persone, legati ai romanzi precedenti: come ad esempio l’ Osteria del Caffellatte, libreria aperta dalle 22 alle 6; o la personificazione del sacco da pugilato, che diviene l’amico immaginario e che porta il pugilato ad essere preferito alla psichiatria; e non c’è solo il pugilato, perché quando si tratta di liberare la testa dai pensieri Guerrieri ricorre alla ginnastica, alle camminate di buon passo, alla bicicletta ed alle lunghe nuotate d’estate. Troviamo anche l’investigatore Tancredi che si fa portatore dello strumento più potente a propria disposizione che è il silenzio, strumento necessario per mettere in campo, nell’investigazione, l’arte dell’osservare lentamente; e, a questo proposito, va aggiunto il barbiere, che è anche filosofo e psicologo.
Ma sono soprattutto i modi di agire di Guerrieri che attraggono il lettore, il suo non abituarsi ad accettare il fatto di doversi rapportare con chi dovrà vivere in prigione, non a caso non festeggerà mai la condanna di qualcuno, con il ” fine pena mai “; i suoi scontri caratteriali con il pm, anche se in questo caso si rivela essere amico, o il capo della mobile di turno; a lui non piace che i sottoposti agli interrogatori siano fatti innervosire senza motivo alcuno, se non quello, recondito, di ottenere informazioni utili conseguenti ad un crollo psicologico.
Un avvocato che si pone mille domande rispetto al proprio modo di affrontare il suo lavoro come quando, nel caso di queste 277 pagine, si pone il dilemma tra legittima difesa o omicidio premeditato, e questo non è niente rispetto al dubbio se sia meglio sapere o non sapere; che lascia che le cose accadano attraverso una sorta di anestesia delle emozioni, consapevole di doversi rapportare al bisogno, sempre più diffuso, di sicurezza tra i cittadini, e si confronta con la propria, presunta, violazione delle regole in modo tale da crearsi l’opportunità di cessare un’attività che ormai fa fatica a proseguire con tranquillità.
Guerrieri, incredibile ma vero, si trova ad avere a che fare con i sospetti su una donna afflitta da presunta amnesia dissociativa. In L’orizzonte della notte siamo di fronte ad un vero e proprio manuale di giurisprudenza, dove, tanto per cambiare, è il rito abbreviato ad essere il più approfondito. Ma anche la sequela di reati sono materia con la quale Guerrieri deve rapportarsi: dalle lesioni personali ai reati contro il patrimonio; dall’appropriazione indebita alla truffa di finti incidenti per incassare l’assicurazione. Sempre, instillare il ragionevole dubbio risulta l’arma migliore a disposizione della difesa, arma che Guerrieri è bravissimo ad usare. Un armamentario giudiziario, che ha nei processi in corte d’assise il luogo deputato per essere affrontato, si dispiega in processi ai quali, ci fa notare con ironia Carofiglio, c’è una presenza abituale: quella dei pensionati che li preferiscono alle partite a carte o a guardare i lavori in corso.
Gianrico Carofiglio, L’orizzonte della notte, Einaudi, Torino 2024, pp.288, euro 18
Edoardo Todaro
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