‘Ho ottant’anni e una cosa del genere a Sesto non era mai successa’, ‘Venivamo qui quando ero piccola e c’era un corso d’acqua, adesso ci sono case e strade e il fiume è stato tombato.’
Sono tante le memorie come queste che i sestesi raccontano di fronte alla marea di fango che ha invaso la città. Sono increduli, arrabbiati e addolorati. Sesto è una comunità ancora alla vecchia maniera, un luogo dove in molti possono andare indietro di generazioni e ricordare il recente passato.
Come l’anno scorso a Campi Bisenzio la macchina degli aiuti si è subito messa in moto con un’ondata di solidarietà che ormai non stupisce più. Ma questo non basta e non può bastare.
Ovviamente chi ha subito danni ingenti è arrabbiato, sappiamo bene che le assicurazioni non coprono i danni per cause naturali e che i ristori che la Regione Toscana metterà in campo non saranno sufficienti. Tremila euro è la cifra di cui si sta parlando al momento, briciole per chi ha avuto la casa allagata anche solo parzialmente.
I social in queste situazioni sono strumenti che servono soltanto ad alimentare divisioni e polemiche, questo non ci stupisce perché la polarizzazione delle opinioni è un effetto conosciuto e voluto di questi mezzi di comunicazione di massa. Facebook e Instagram diventano campi di battaglia tra chi ha votato l’attuale giunta e chi vorrebbe essere amministrato dalla destra, tra chi incolpa il consorzio di bonifica e chi sostiene che invece questo abbia fatto correttamente il proprio lavoro. Discussioni che sfogano la rabbia online senza sortire un reale cambiamento nel modo non solo di amministrare ma anche di guardare al territorio. Del resto è chiaro che nell’anno e mezzo dall’alluvione a Campi Bisenzio niente è stato fatto e nell’area tra Firenze, Prato e Pistoia il consumo di suolo continua a ritmi incalzanti.
Nel 2023, a Sesto Fiorentino sono stati consumati ulteriori 22.600 m² di suolo, portando la superficie totale coperta a 1.017 ettari, pari al 20,84% del territorio comunale. Una percentuale di crescita che prosegue inalterata perlomeno da quando l’Ispra ha cominciato a misurarla. Paolo Pileri, docente di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano da anni sottolinea quanto il consumo di suolo abbia un ruolo fondamentale in questo tipo di eventi associato a fenomeni come le piogge eccezionali degli ultimi giorni. Dai microfoni di Controradio ha ricordato come ci siano ‘piani urbanistici che risalgono agli anni ’80. Bisogna avere un diverso approccio al territorio, fermare il consumo di suolo, depavimentare”.
Ma è bene ricordare che non è stato colpito solo Sesto Fiorentino ma sono andate sott’acqua di nuovo alcune parti di Campi Bisenzio, Prato, Montelupo e altre zone dell’empolese, il Mugello e buona parte della Val di Sieve. Senza dimenticare il Viola Park allagato, altra colata di cemento su aree verdi rese impermeabili alle piogge.
Questa corsa al consumo di suolo riempie le tasche dell’1% ricco e mette a rischio il restante 99% che subisce le conseguenze di questo arricchimento a suon di cementificazione.
L’esempio lampante di questo è Roberto Naldi, l’amministratore delegato di Toscana Aeroporti, che pochi giorni prima del disastro aveva dichiarato ‘Girare la pista sarà un beneficio anche per le opere idrauliche che facciamo come vasche di compensazione, l’allargamento e spostamento del Fosso Reale in parte, che portano un cambio radicale sui tempi di ritorno di eventuali piene nella Piana, si passa da un tempo di 40 anni a 200, si renderà la Piana cinque volte più sicura di oggi.’
C’è ancora qualcuno che può credere a questa propaganda? Spostare corsi d’acqua e costruire 2,2 chilometri di pista e nuove infrastrutture non potrò che causare l’effetto contrario, basta il buon senso per capirlo.
Non abbiamo bisogno di una nuova pista che renderà la piana un acquitrinio e che farà sbarcare quasi 6 milioni di passeggeri, secondo il masterplan del 2022, mentre Firenze è già messa a dura prova dai tre milioni e mezzo sbarcati al Vespucci nel corso 2024. Il territorio ha bisogno di cure e di attenzioni in un momento storico in cui fenomeni come quello di venerdì scorso e del novembre 2023 si ripeteranno sempre più spesso.
Tutto questo fango non può e non deve essere inutile e perché sia così dopo il tempo della solidarietà deve venire il tempo della lotta non solo contro l’aeroporto ma contro chiunque voglia estrarre ricchezza dai territori lasciando a chi ci vive solo distruzione.

Francesca Conti

Osservando le foto aeree comparate sul Geoscopio della Regione Toscana, si osserva come il ponte, di luce insufficiente a far passare la piena. non esisteva almeno fino al 1988 https://www502.regione.toscana.it/geoscopio/ortofoto.html