Guerra civile in Sudan: catastrofe umanitaria e rischio di frammentazione del paese

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La guerra civile in Sudan era iniziata il 15 aprile 2023 con l’esplosione dei combattimenti, a Khartoum e in buona parte del paese, fra le Forze Armate Sudanesi (Saf) di Abdel Fattah al-Burhan e le Forze di Supporto Rapido (Sdf) di Mohamed Dagalo, meglio noto come Hemetti.

Entrambi avevano compartecipato al Consiglio Sovrano del Sudan (2019-2021), il primo in veste di presidente e il secondo di vicepresidente[1], dopo la deposizione di Omar al-Bashir nel 2019, rimasto alla guida del paese per un intero trentennio (1989-2019). E successivamente erano diventati membri, sempre con le stesse cariche, anche del Consiglio Sovrano controllato dai militari istituito dopo il colpo di stato attuato da al-Burhan il 25 ottobre 2021[2], fino a che i contrasti fra i due leader sulla tempistica per l’integrazione delle Sdf nell’esercito, porteranno un anno e mezzo più tardi alla guerra civile[3].

Il conflitto in due anni, in base alle stime, avrebbe provocato 60.000 vittime e una gravissima crisi umanitaria, con quasi 25 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria e con di 12 milioni di individui costretti ad abbandonare le proprie abitazioni, fra questi 2 milioni sono riparati all’estero.

Si tratta della più grave crisi di sfollamento in corso a livello mondiale con milioni di persone ammassate in campi privi di assistenza umanitaria e sanitaria[4].

Tutto ciò si sta consumando lontano dai riflettori mediatici e dagli occhi dell’opinione pubblica, in uno fra i paesi più poveri del pianeta nel quale prima dell’inizio del conflitto già 15,8 milioni di persone riuscivano a sopravvivere solo grazie all’assistenza umanitaria.

Un recente rapporto dell’Onu preso in visione dal quotidiano britannico “The Guardian”[5] confermerebbe le accuse del governo di al-Burhan agli Emirati Arabi Uniti di sostenere militarmente le Forze di Supporto Rapido. Lo stesso governo sudanese, basato a Port Sudan[6] a seguito dei combattimenti svoltisi a Khartoum fino al marzo 2025 quando la città è passata totalmente sotto il controllo dell’esercito[7], aveva già depositato il 5 marzo scorso una denuncia alla Corte Internazionale di Giustizia sostenendo che gli Emirati sosterrebbero con forniture di armamenti e supporto addestrativo le Forze di Supporto Rapido, ottenendo come contropartita i minerali e l’oro dei giacimenti posti sotto il loro controllo[8]. Inoltre, in base allo stesso rapporto, le Sdf si sarebbero macchiate, sempre col sostegno degli Emirati, del genocidio dell’etnia Masalit[9], del Darfour[10] (carta 1).

Carta 1: i territori controllati dalle fazioni in lotta nella guerra civile del Sudan ad aprile 2025

Il 15 aprile scorso, in occasione dei due anni dall’inizio delle attività militari, il Regno Unito ha organizzato una conferenza internazionale sulla guerra in Sudan alla quale sono stati invitati i paesi che hanno interessi nel conflitto e appoggiano le due fazioni in lotta, ma nessun esponente sudanese, provocando così la sdegnata reazione del governo di al-Burhan. L’incontro si è concluso con un niente di fatto in quanto Egitto ed Arabia Saudita, che appoggiano il governo di al-Burhan, hanno rifiutato di firmare un accordo con gli Emirati Arabi Uniti che sostengono invece Hemetti, insieme a Kenya e Sud Sudan.

Lo stesso 15 aprile scorso, a conclusione di un percorso iniziato nei mesi precedenti[11], Hemetti ha dichiarato la formazione di un Governo parallelo denominato di “Pace e Unità” nei territori controllati dalle Sdf, principalmente localizzati nella zona occidentale e meridionale del paese (carta 1).

La fondazione del nuovo Governo parallelo potrebbe aprire una nuova fase del conflitto favorendo l’ingresso di attori stranieri e un possibile scenario di frammentazione del paese, rendendo più difficoltoso il percorso negoziale con inevitabile aggravamento della già drammatica catastrofe umanitaria in atto.

Andrea Vento, Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati – Giga

 

Note al testo

[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Consiglio_Sovrano_del_Sudan_(2019)

[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Colpo_di_Stato_in_Sudan_del_2021

[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Conflitto_in_Sudan_del_2023

[4] https://www.theguardian.com/commentisfree/2025/apr/18/the-guardian-view-on-sudans-third-year-of-conflict-a-war-against-civilians

[5] https://www.theguardian.com/global-development/2025/apr/14/leaked-un-experts-report-raises-fresh-concerns-over-uaes-role-in-sudan-war

[6] https://www.geopolitica.info/il-sudan-tra-guerra-e-politica-le-ultime-evoluzioni-del-conflitto-e-i-possibili-scenari-futuri/

[7] https://www.africa-express.info/2025/04/01/sudan-i-governativi-riprendono-khartoum-ridotta-a-citta-fantasma/

[8] https://opinione.it/esteri/2025/03/10/fabio-marco-fabbri-sudan-genocidio-masalit-corte-intenrazionale-giustizia-oro-armi/

[9] https://casadellapacepr.it/news/articolo/sudan-pulizia-etnica-in-corso-nel-darfur-occidentale

https://en.wikipedia.org/wiki/Masalit_people

[10] https://www.theguardian.com/global-development/2025/apr/14/leaked-un-experts-report-raises-fresh-concerns-over-uaes-role-in-sudan-war

[11] https://www.nigrizia.it/notizia/sudan-via-libera-nascita-governo-parallelo-rsf

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