Accademici e giuriste: Non permetteremo che Gaza diventi la tomba del diritto internazionale

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Stiamo ritornando al Cairo dal valico di Rafah dove abbiamo accompagnato la delegazione di parlamentari, membri della società civile e giornalisti, nell’ambito della “Carovana solidale – Gaza oltre il confine”. Abbiamo avuto l’occasione di constatare in prima persona le gravissime violazioni del diritto internazionale perpetrate da Israele: dai bombardamenti indiscriminati al blocco degli aiuti umanitari, dalla violazione della Convenzione sul crimine di genocidio alla violazione sistematica dei diritti fondamentali della popolazione palestinese e al mancato rispetto delle ordinanze della Corte internazionale di giustizia e delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU.

Come giuristi e docenti di diritto internazionale è nostro dovere richiamare la comunità internazionale e tutti gli Stati dell’Unione europea al rispetto dei propri obblighi attraverso l’adozione di tutte le misure possibili per porre fine al genocidio in atto. È d’obbligo interrompere immediatamente ogni trasferimento di armi, componenti d’arma, tecnologie e servizi militari a Israele; rivedere le proprie relazioni economiche, politiche, accademiche, sociali e culturali con lo Stato di Israele interrompendo immediatamente qualunque relazione che possa rafforzare o giustificare la commissione di gravi violazioni del diritto internazionale o ostacolare l’esercizio del diritto di autodeterminazione del popolo palestinese; adottare sanzioni economiche e diplomatiche come già raccomandato dall’Assemblea generale dell’ONU nel settembre del 2024; valutare la possibilità, previo accordo con la popolazione palestinese, di dislocare un’operazione di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite per garantire la sicurezza della popolazione civile; dare attuazione ai mandati d’arresto emessi dalla Corte penale internazionale e garantire a quest’ultima ogni forma di cooperazione necessaria per svolgere il proprio mandato. Troviamo inaccettabile l’atteggiamento del governo italiano e delle istituzioni europee che continuano a porre Israele al di sopra della legalità internazionale, non utilizzando gli strumenti giuridici disponibili al fine di fare pressioni per la cessazione immediata dei crimini internazionali e per garantire l’accertamento giudiziale delle responsabilità.

Nonostante tutto, i giuristi palestinesi, i difensori dei diritti umani e la società civile palestinese continuano a riporre fiducia nel ruolo delle istituzioni internazionali e a chiedere l’applicazione del diritto internazionale senza doppi standard.

Al Cairo, prima di partire per Rafah, Raji Sourani, direttore e fondatore del Palestinian Centre for Human Rights di Gaza, ci ha consegnato queste parole: “Con la Convenzione contro il genocidio il mondo aveva detto ‘Mai più’ e questo doveva valere anche per i palestinesi. I Palestinesi non sono un’eccezione, i Palestinesi hanno diritto alla dignità, ai diritti umani e alla giustizia. Non accetteranno mai la deportazione, nonostante il livello di brutalità di Israele sia il più alto di sempre, i Palestinesi non si arrenderanno, non perderanno l’ottimismo strategico. Non permetteremo che Gaza diventi la tomba del diritto internazionale’.

Rafah, 18.05.2025

Alessandra Annoni, Università di Ferrara

Micaela Frulli, Università di Firenze

Triestino Mariniello, John Moores University di Liverpool

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