Referendum, non è questo lo strumento per affrontare il nodo della mobilità

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2008-02-15 13:30:00

>I due diversi piani, relativi a un astratto sistema tranviario e a questa specifica tramvia, si sono ambiguamente confusi nella ridda di voci innescata dal referendum. E´ uno dei grossi limiti di questa discussione cittadina, almeno per noi, convinti sostenitori del trasporto pubblico, e dunque anche della tramvia, che non come panacea di tutti i mali, come afferma una giunta inadempiente che le delega ora la salvezza di Firenze.<br />Perché non possiamo avere anche noi un sistema intermodale che connetta tram, autobus, bus elettrici, bici e rete ferroviaria esistente, con i parcheggi scambiatori correlati e il supporto di studi sui flussi del traffico? E´ quello che si chiama piano della mobilità cittadina. E invece di cosa parliamo oggi? Di un progetto nato 15 anni fa in tutta fretta per utilizzare fondi statali, senza che venisse realizzata la Valutazione di Impatto Ambientale, i cui tracciati ripropongono la vecchia logica radiale di attraversamento del centro. Un progetto nato male e gestito peggio, tra ritardi e cantierizzazioni pesantissime. Con l´aggravante di aver scelto per le linee 2 e 3 lo strumento del «project», che inchioda l´amministrazione a compensare i finanziatori privati se il numero di passeggeri annui non raggiungerà i 40 milioni.<br />Il referendum, soprattutto se indetto così in ritardo, non è assolutamente lo strumento adatto con cui affrontare tutto questo. In più, si è attivata una strumentale politicizzazione con sponsor di calibro nazionale che coprono mediaticamente il lavoro serio di comitati e associazioni che si preoccupano di stare nel merito. Quel che emerge alla fine è inaccettabile: da un lato Razzanelli, la destra e gli irriducibili dell´auto che oscurano le altre voci critiche e dall´altro Domenici, che presenta il referendum come un test sul suo operato, trasformandolo in una battaglia tra modernità e conservazione. Invece, con buona pace degli "ambientalisti del fare", la modernità non è un progetto vecchio e impattante ma, al contrario, la messa in rete di strutture nuove poco invasive col recupero dell´esistente (le stazioni Leopolda, Statuto, Castello, Rifredi, Campo di Marte ecc). Intanto l´amministrazione ha dichiarato che andrà avanti indipendentemente dagli esiti del referendum, i mesi passano e diventa sempre più tardi per ripensamenti e revisioni. Questo referendum servirà forse a Razzanelli e a Domenici ma non ai cittadini, ancora una volta esclusi dalle decisioni. Per questi motivi abbiamo deciso di non partecipare alla campagna referendaria; stiamo aspettando che arrivi il 18 febbraio sperando che ci sia ancora tempo per un confronto che serva a cambiare qualcosa e che non sia oscurato da retorica e demagogia.<br />(da Repubblica Firenze del 15 febbraio 2008)

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