La Città invisibile

Mercoledì 9 marzo 2016 #37

Cari/e amici/e,
le domande che dovremmo farci in questi giorni sono: perché si dovrebbe andare in Libia a combattere? e dobbiamo prendere per buona la versione ufficiale che ne attribuisce la causa a una guerra contro il Califfato?

Anche sulla stampa mainstream alcune voci (Il Sole 24 Ore, ad esempio) cominciano a contrastare questa teoria, o quanto meno a considerarla solo un aspetto del conflitto libico, visto che l'Isis si è inserito solo dopo che la guerra per il petrolio era divampata.

La guerra in Libia fin dal 2011 è stata una guerra di interessi economici prima ancora che geopolitici. Determinata dalla spartizione di un bottino ricchissimo, visto che da lì viene il 38% del petrolio di tutta l'Africa, pari a 130 miliardi di dollari. Francia, Inghilterra e Italia, con la supervisione USA, devono garantirsi anche in futuro una spartizione di questo bottino. Peccato che ci siano i due poli libici di Tripoli e Tobruk che non gradiranno la spartizione, per non parlare delle potenze arabe che entrano in gioco sostenendo le diverse fazioni libiche.

Insomma sono gli interessi dell'Occidente a dare fuoco a una polveriera che, è bene ricordarcelo, è esattamente di fronte al nostro Paese. Con tutto quello che ciò comporta.

Pensiamo che ci siano abbastanza motivi per dire No alla guerra in Libia anche al di là e oltre le ragioni del pacifismo 'storico'. Per questo, l'invito è a partecipare il 12 marzo, giornata di mobilitazione nazionale contro la guerra, alle manifestazioni che si terranno davanti alle varie basi Nato che il nostro paese ospita; in Toscana l'appuntamento è alla base Nato di Camp Darby alle 11.00.

Buona lettura e, se condividete, diffondete.

 La redazione

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Foto: Cartolina dalla Libia

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Testata edita dall'associazione perUnaltracittà e registrata presso il Tribunale di Firenze il 16 dicembre 2015 con il numero 6011. ISSN 2498-9517.

Direttore editoriale Ornella De Zordo. Direttore responsabile Francesca Conti.