Cattiveria…

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C’è tanta cattiveria in giro. Tanta asprezza, tanto malanimo.
Gente che aggredisce con male parole qualsiasi cosa facciano certi soggetti sgraditi. Non siamo più al semplice dissentire, al legittimo criticare: insulti, offese, maldicenza pura.
Potrei dire che certi personaggi televisivi hanno fatto scuola, potrei dire che molte persone covano rabbia e sono giunte ormai al limite, potrei dire che non ci si vergogna più di esprimersi in modo incivile. Non sono una sociologa e non mi metto certo qui a fare un’analisi della nostra, molto imperfetta, società.
Dico solo che ho l’impressione che non si tratti sempre di poveracci che, trovandosi a malpartito, si sfogano come possono: a mio avviso, molti tra i più sfegatati sono persone appartenenti alla piccola o media borghesia, spesso donne, e mi spiace dirlo, gente benpensante, di idee piuttosto chiuse, che nel clima generale si sente finalmente autorizzata a dire a voce alta e scrivere su Facebook quello che prima sussurrava tra i denti in piccole cerchie sicure di amici e parenti.
Oggi ciascuno può scrivere le proprie parole avvelenate, e spesso disinformate, in coda agli articoli dei quotidiani online o sotto i post delle persone che detesta.
Mi riferisco, in questo caso, a Massimo Biancalani, ormai per tutti «il prete che porta i profughi in piscina» (qualcosa tipo «il serial killer delle prostitute» o «il giovane che assassinò genitori e nonni» o anche «il mostro di Milwaukee»). Qualsiasi cosa faccia quest’uomo ormai si attira il biasimo universale, espresso nei termini più crudi.
Il sabato, nei locali della parrocchia, alcuni dei suoi ragazzi fanno la pizza. Cosa che avviene in moltissime parrocchie, con volontari pizzaioli e volontari camerieri, prezzi bassi o offerte, senza che mai nessuno abbia gridato allo scandalo.
Ma la “Pizzeria del rifugiato” toglie lavoro agli italiani, froda lo stato, non paga tasse, è malsana, è nera. Non serve a nulla citare casi analoghi, ricordare che non si tratta di un esercizio commerciale e che una siffatta iniziativa non è assolutamente concorrenziale nei confronti delle più rinomate pizzerie del centro città, che i pizzaioli hanno frequentato un corso e sono perfettamente in regola con le norme previste per l’attività di produzione e somministrazione di alimenti… no, la ragione non riesce ad abbattere il pregiudizio, quasi mai.
Altro esempio: agli ospiti di don Biancalani è stato proposto un corso di pelletteria. Sollevazione da parte dei bravi cittadini pistoiesi, che non vogliono vedere africani in giro, “palestrati” (è noto che in Libia le palestre sono frequentatissime dai futuri migranti), ben vestiti (magari portano gli abiti smessi dei figli di chi tanto sbraita…) e con tanto di telefonino (perché i poveri, si sa, il telefonino non lo devono avere). Non li vogliono vedere oziosi, ma non li vogliono vedere neanche che studiano, si tratti di corsi di lingua italiana o di corsi professionali e meno che mai li vogliono vedere al lavoro, perché si sa che ce lo stanno rubando a noi, questo lavoro. E così, via agli insulti online, alle frasi offensive, ai ragionamenti senza né capo né coda. Non riporto esempi, tanto tutti sanno di che si tratta.
Ora è avvenuto un episodio spiacevole: uno dei ragazzi di Biancalani è stato sorpreso mentre spacciava marijuana. Certo, non è una bella cosa. È giusto che la polizia faccia il suo lavoro. Ma di qui alla demonizzazione del giovane in questione, di tutti gli immigrati, di don Biancalani e delle strutture di accoglienza in generale, il passo è lungo.
È vero che in Italia prima dell’arrivo dei migranti dai barconi la droga non si sapeva nemmeno cos’era…

*Marisa Salabelle

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