21 febbraio: in piazza contro il commissariamento della sanità toscana

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Per riaffermare l’inviolabile diritto alla salute manifestazione regionale in difesa del diritto alla salute pubblica: Firenze, 21 febbraio 2015 ore 15.30 da piazza della Libertà a piazza Duomo sede della Regione Toscana

La Giunta Regionale Toscana non solo opera scelte che mettono sempre più in discussione il diritto alla salute nell’ambiente di vita e di lavoro (discariche, inceneritori, amianto ancora presente nei posti di lavoro e nell’acqua utilizzata da tutti i cittadini, grandi opere che producono danni ambientali) e garantisce enormi profitti a grandi imprese di costruzione attraverso la realizzazione dei nuovi ospedali con il sistema del Project financing alimentando il debito pubblico futuro, ma procede anche al progressivo smantellamento della sanità pubblica.

Le delibere regionali che hanno in questi anni “riorganizzato” la sanità, fino alla recente approvazione del PSSIR (Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale) hanno sancito una riorganizzazione della sanità toscana che, con la riduzione dei posti letto, i ridimensionamenti dei piccoli ospedali, gli accorpamenti dei distretti, dei consultori e del 118, i tagli dei servizi in appalto, accompagnati dall’aumento dei ticket, sta spingendo sempre più verso un’assistenza sanitaria integrativa e privata per chi se lo può permettere o a rinunciare alla cura.

In occasione del previsto taglio di 450 milioni di euro per la Regione Toscana, previsto dalla legge di stabilità 2015 a firma Renzi, il presidente Rossi un paio di mesi fa, dopo aver dichiarato che “la sanità non può essere il borsellino con cui risanare le casse dello stato”, si è affrettato ad adeguarsi proponendo: ticket sulle cure ospedaliere, compresi gli interventi chirurgici urgenti e oncologici, ticket sulla parte alberghiera dei ricoveri, revisione delle esenzioni per patologia e di alcune prestazioni finora garantite dalla Regione Toscana, accorpamento delle 12 ASL in 3 mega ASL.

Su quest’ultimo punto proprio in questi giorni è in via di approvazione la proposta di legge di riordino del sistema sanitario, che prevede già dal 1 marzo 2015 l’accorpamento delle 12 ASL in 3 ASL e il loro commissariamento: scelte che antepongono il pareggio di bilancio peraltro non documentato e tutto da dimostrare, alla salute dei cittadini. Non ci sono dati previsionali sul presunto risparmio: è stata fatta una stima di circa 5 milioni di recupero, a cui però sottrarre 3 milioni di nuove spese, per un totale di risparmio di meno di 2 milioni di euro: cifra importante ma del tutto inadeguata a giustificare lo stravolgimento del sistema. Importanti saranno i costi di transizione ma soprattutto importanti saranno i costi per cittadini e lavoratori, con attività paralizzate o rallentate per tempi lunghi, come spesso accade con le riforme organizzative.

La Toscana che si vuol rappresentare come la Regione del “buon vivere”, la Toscana felix di Rossi, dietro le enunciazioni di principio: “uguaglianza delle cure”, valorizzazione delle risorse umane, delle professionalità e delle competenze”, ”vicinanza ai territori e attenzione alle zone disagiate” e altre banalità del genere, nasconde una realtà ben diversa: tagli che negli anni si sono riversati sui servizi, blocco delle assunzioni e del turnover che ha depauperato i servizi sanitari, (mancano 600 infermieri nella Regione Toscana), un incremento dell’età media degli operatori della sanità, con un progressivo demansionamento delle figure professionali a cui sono richiesti sempre maggiori compiti burocratici, operatori depotenziati di risorse umane e anche di supporto mentre vengono sempre più coperti i “buchi” nei servizi con personale assunto in modo precario: i giovani operatori della sanità devono infatti spesso accontentarsi di contratti interinali, a progetto o di assunzioni presso ditte e coop esterne, con conseguenze importanti sia sulla loro qualità di vita ma anche sulla qualità del lavoro svolto.

In questo contesto la Regione Toscana sta anche programmando un piano esuberi che toglierà ulteriori risorse, dato che per 2 anni non potranno essere rimpiazzati gli operatori allontanati e dopo 2 anni i servizi saranno spariti.

L’accorpamento delle ASL può porre rimedio a tutto questo? Oppure può portare ad una maggiore precarietà degli operatori, che potranno essere spostati nelle aree vaste con facilità (non a caso con il D.lgs.90/2014, ancora a firma Renzi, è stata aumentata la possibilità di mobilità a 50 KM) a tappare buchi che si possono creare di volta in volta nei servizi? Le precedenti esperienze di centralizzazione come ESTAV o ESTAR hanno migliorato i servizi? O hanno creato maggiori difficoltà ad esempio fra gli operatori rispetto alle forniture spesso scarse, fornite con tempistiche inadeguate, non sempre di buona qualità?

La gestione dei bisogni sanitari di territori di spropositata estensione, potrà tener conto delle esigenze e dei bisogni sanitari di territori diversi? L’appropriatezza delle cure che viene sempre richiamata passa realmente da quanto prevedeva la riforma sanitaria, cioè educazione sanitaria, prevenzione, strutture sanitarie come i consultori che operano nel territorio, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, o viene affrontata solo con lo scoraggiare l’accesso tramite i ticket o la limitazione delle prescrizioni ?

Siamo di fronte a una grossa riforma i cui risparmi complessivi non sono al momento stimabili, dato che non ci sono dati previsionali, ma le cui conseguenze sui servizi paiono al momento più dannose che migliorative. Preoccupano anche i tempi velocissimi con cui questa riorganizzazione dovrà attuarsi: 1/3/2015 per la nomina del commissario e la smobilitazione dell’apparato direttivo delle attuali ASL, e 1 gennaio 2016 per l’andata a regime delle 3 aree in sostituzione delle 12 ASL. Come preoccupa l’accentramento nell’unica figura del Presidente delle GR dei commissari di area vasta: compiti così importanti come la programmazione, l’organizzazione e la gestione del sistema per tutta la Regione saranno nelle mani di pochissime persone che risponderanno esclusivamente al Presidente che a tutt’oggi ricopre una carica politica, non tecnica.

Per questi motivi invitiamo a partecipare e aderire alla manifestazione del 21 febbraio promossa dal Coordinamento Toscano per il Diritto alla Salute :

  1. Per il rilancio del Sistema Sanitario Nazionale Pubblico.

  2. Per lo sblocco del turn over, perché ad ogni lavoratore dev’essere garantito di operare in condizioni umane e dignitose.

  3. Contro le liste bloccate, per avere la prenotazione della prestazione in tempi certi.

  4. Contro il sistema dei ticket, perché il Sistema sanitario deve essere assicurato dalla fiscalità generale proporzionata al reddito.

  5. Contro la disposizione “la prestazione si paga prima” perché non si può anteporre il profitto al diritto di salute.

  6. Contro il contributo di digitalizzazione, tassa obbligatoria anche per gli esenti ticket, che non fa altro che aumentare ingiustamente la compartecipazione alla spesa pubblica.

  7. Per la re-internalizzazione dei servizi

  8. Per respingere un sistema “salute” a due velocità: uno per lavoratori con assicurazione per l’assistenza sanitaria integrativa, ed uno “caritatevole” per i disoccupati; uno per chi può anticipare le spese di cura all’estero, che poi gli vengono rimborsate dal SSN e uno per “chi non può” farlo, e deve rivolgersi a strutture pubbliche deprivate sempre più di risorse; uno per chi può permettersi prestazioni private ed uno per chi non può permettersele ed è costretto a lunghe liste di attesa e a migrazioni sul territorio; uno per chi vive in città ed uno per chi vive in zone periferiche, rurali, montane o sulle isole e vede allontanarsi servizi e prestazioni essenziali.

Per info visitare la pagina facebook https://www.facebook.com/cootos.dirsal?fref=ts

Paola Sabatini, CUB sanità

1 commento su “21 febbraio: in piazza contro il commissariamento della sanità toscana”

  1. LA SANITA’ TOSCANA TRASFORMATA IN MERCATO DA ROSSI & COMPANY SPA: Ticket sanitari sempre più alti, liste di attesa per prestazioni gratuite bloccate e fornite in luoghi lontani dal domicilio, chiusura dei presidi sanitari pubblici che costringono a rivolgersi all’assistenza sanitaria privata e/o convenzionata il tutto a spese e sulla pelle della popolazione. Renzi – Rossi – Marroni ARPIE!!!

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