Sabato 14 marzo si è aperta a Torino, nella nuova aula magna dell’Università, l’istruttoria per la sessione del Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) dedicata a “Diritti fondamentali, partecipazione delle comunità locali e grandi opere – Dal Tav alla realtà globale” a seguito dell’accoglimento dell’esposto presentato allo stesso Tribunale dal “Controsservatorio Valsusa” e da molti amministratori locali sulle violazioni di diritti fondamentali che la comunità e i singoli cittadini hanno subito nella vicenda del Tav Torino-Lione.
Con la stessa motivazione e nello stesso tempo, anche il Comitato No Tunnel TAV di Firenze presentò al TPP un esposto sulla TAV fiorentina, per cui in tre del Comitato, Tiziano, Judith e Alma, vi abbiamo partecipato e abbiamo trovato questa sessione estremamente interessante.
Il TPP è un’articolazione della Fondazione internazionale per il diritto e la liberazione dei popoli costituita su impulso di Lelio Basso nel 1976 ad Algeri, raccogliendo l’eredità del Tribunale Russel istituito da Bertrand Russel e Jean Paul Sartre per indagare sui crimini di guerra in Vietnam e in America Latina. Il TPP riproduce i tribunali giudiziari, ma non ha la loro forza di coercizione. E’ un tribunale di opinione in cui i popoli sono soggetti attivi per la salvaguardia dei loro diritti, umani, sociali, economici, collettivi. Le sentenze “contribuiscono ad appoggiare i processi di liberazione dei popoli … a rendere evidente la loro capacità di decisione … e a riprendere in mano i loro destini”.
Il TPP, accogliendo l’esposto dei Valsusini, ha infatti ritenuto che ponesse questioni di primaria importanza rispetto al diritto delle popolazioni, coinvolte nella costruzione di grandi opere, ad essere consultate quando lo strapotere della finanza e dell’economia mette in pericolo l’equilibrio ecologico e democratico del territorio di appartenenza. La decisione che ne consegue è assolutamente nuova: per la prima volta dalla sua costituzione, il Tribunale affronta per la Val di Susa problemi di violazione di diritti fondamentali a causa della realizzazione di una grande opera in Europa.
La risposta del TPP, però, non si limita al “caso Valsusa”, perché lo considera rappresentativo di una realtà molto più generale in cui le ragioni delle popolazioni e dei territori vengono sacrificate al mercato e agli interessi delle multinazionali nel silenzio, se non nella connivenza degli Stati. Ciò avviene non solo nei paesi del Sud del mondo, come siamo abituati a pensare, ma anche in quelli cosiddetti centrali per cui il procedimento utilizzato per la Valsusa si apre “anche nel cuore dell’Europa”. Oltre all’Italia, più relatori hanno sottolineato questa realtà in Spagna, Francia, Portogallo. Da questo quadro desolante, emerge una verità politica che in pochi colgono: il rapporto tra politica e cittadini è molto cambiato. Gli Stati infatti, chi più chi meno, non difendono più la Costituzioni e i cittadini, ma spianano la strada alle multinazionali e al loro operare distruttivo, limitandosi a mantenere l’ordine e a criminalizzare l’opposizione sacrosanta degli abitanti.
In questo quadro l’Unione Europea è solo una agenzia di affari in cui, come in America Latina o in Colombia o a Bhopal ( India) o in Messico, si esprime una politica coloniale, nuova e diversa nelle forme da quella tradizionale, ma ugualmente in grado di devastare l’ambiente, mortificare i diritti fondamentali delle persone, svuotare la democrazia a fronte della libertà dell’economia e della finanza.
In questo scenario l’attività del TPP è importante perché crea lo spazio per permettere ai cittadini di partecipare in prima persona, di esercitare la loro capacità di decisione, di essere soggetti del loro destino. A loro volta le sentenze hanno la finalità di appoggiare i processi di liberazione dei popoli, di renderli consapevoli della loro condizione e di poterla modificare. Anche se non suscettibili di “esecuzione diretta” non saranno certamente meno rilevanti nei dibattiti pubblici e istituzionali. La prossima sessione del TPP sarà tra 6 mesi.
*Alma e Judith del Comitato No Tunnel Tav – Firenze