36.000 persone come cavie da monitorare per inquinamento da inceneritore

36.000 persone circa e 71 aziende agricole si trovano in un raggio di 3 km dai camini del costruendo inceneritore di Firenze, in una zona considerata particolarmente a rischio, tanto che l’ASL 10, in collaborazione con ARPAT, ha messo a punto un Piano di monitoraggio dell’impatto sanitario dell’impianto, dettagliato in due allegati.

Questo Piano fornisce importanti informazioni e conferma, in un documento ufficiale, quanto i Comitati, i movimenti come Medicina Democratica, ISDE ed altri soggetti, vanno ormai dicendo da anni, riguardo alla pericolosità dell’inceneritore, dando così il massimo credito alle preoccupazioni ed ai timori da tutti noi espressi.

rifiutiDai contenuti di questo Piano, emerge chiaramente la consapevolezza del rischio, che però ci si limita a misurare, anziché rimuovere. Prevenzione Primaria? E chi la conosce. Se anche, superati tutti i limiti strutturali degli studi epidemiologici (vedi per esempio i cosiddetti effetti di confondimento, la scarsa forza dei campioni etc) si trovasse un rischio statisticamente significativo di malattia nei residenti nelle aree di maggior ricaduta prossime all’inceneritore, poco o nulla si farebbe. Ce lo insegna il vicino inceneritore di Montale, che nonostante gli allarmi sanitari per i recidivanti sforamenti di diossine (per ben 45 giorni la scorsa estate), nonostante il PM2,5 alle stelle, nonostante l’indagine epidemiologica, nonostante la presa di posizione dell’Ordine dei Medici di Pistoia, non si può spegnere. Se ne deduce che l’inceneritore non deve essere costruito.

Queste 36.000 persone, (al netto della parte di popolazione cinese difficilmente quantificabile) denominate tecnicamente ‘esposti’ o ‘recettori’, saranno sottoposte ad un progetto di sorveglianza epidemiologica, così come lo saranno gli animali, gli ortaggi e le acque di abbeverata di questa zona. Delle vere e proprie cavie da laboratorio, che forse non hanno la percezione di esserlo.

Ecco quanto si legge nel ‘Protocollo di monitoraggio epidemiologico, degli effetti a breve e lungo termine, sulla salute della popolazione residente nelle aree circostanti il costruendo termovalorizzatore di Case Passerini’, a cura del Dipartimento di Prevenzione della Asl 10, SOS di epidemiologia, in collaborazione con Arpat, Allegato 1, pag 10-11:
“In sintesi, i dati di letteratura mostrano che l’attenzione agli eventi avversi per la salute umana nelle popolazioni che vivono nei dintorni degli inceneritori si deve focalizzare su:
– tumori totali ed alcuni specifici tumori (in particolare linfomi non Hodgkin e sarcomi dei
tessuti molli);
– alcuni effetti avversi per la salute riproduttiva (in particolare alcune malformazioni
congenite, gemellarità, basso peso alla nascita).”

Si parla di patologie che evidentemente possono impattare pesantemente sulla vita delle persone che risiedono e lavorano in quella zona. Sempre questo protocollo, a pag. 6, mette in dubbio la ostentata sicurezza dei ‘moderni’ inceneritori (da parte delle multiutility e dei loro fiancheggiatori) riprendendo la Posizione dell’Associazione Italiana di Epidemiologia espressa nel 2008 in merito a Trattamento dei Rifiuti e Salute: “Negli impianti di grandi dimensioni le basse concentrazioni di sostanze tossiche nelle emissioni possono essere vanificate, almeno in via teorica, dalle elevate quantità in volume delle emissioni nell’unità di tempo ……..”.

Di fronte al rischio concreto di tumori, (si citano a pag 8 e seguenti la revisione di Porta del 2009, la revisione di Mattiello del 2013, la revisione di Ashworth del 2014, altri studi, senza far cenno allo studio dell’ARPA Piemonte del 30 06 2015) e di patologie non tumorali, come infarto del miocardio, eventi cerebrovascolari acuti, BPCO, malattie da interferenza endocrina e altre, non serve prevedere piani di monitoraggio delle emissioni, campagne di valutazione e di sorveglianza sanitaria delle popolazioni residenti in prossimità di inceneritori, si deve applicare il Principio di Precauzione e gestire i rsu (rifiuti solidi urbani) senza inceneritori, senza mettere a rischio l’incolumità delle presenti e future generazioni.

Al pari del rischio tumorale e non, molto inquietanti sono gli effetti sanitari sulla gravidanza. In questo Protocollo, nell’allegato 1, si stima per quanto riguarda le nascite della popolazione dell’area in studio (nel famoso raggio di 3Km dal camino dell’impianto): “che si abbiano circa 300 nati/anno, per un totale di circa 3.000 nati nel periodo pre-avvio e 1.500 in quello post-avvio”. Fra le malformazioni congenite, l’attenzione sarà posta, sulla scia delle evidenze della letteratura (vedi a pag 8 e seguenti, la revisione di Porta del 2009; la revisione di Mattiello del 2013; la revisione di Ashworth del 2014; altri studi), su:
Tutte le malformazioni
– Difetti del tubo neurale
– Difetti orofacciali
– Difetti del tratto urinario
– Difetti della parete addominale
– Difetti gastrointestinali
– Difetti cardiovascolari

Il Protocollo riporta anche la correlazione fra esposizione materna ad emissioni molto basse degli inceneritori e sofferenza fetale: “Lo studio MONITER, che ha coinvolto le donne residenti in un raggio di 4 Km dagli 8 inceneritori attivi nelle Regione Emilia-Romagna ha evidenziato una relazione tra nascite pretermine (ed anche fortemente pretermine) ed esposizione materna alle emissioni degli inceneritori anche a livelli molto bassi.” Quindi queste stimate 4500 nascite, sotto le emissioni dell’inceneritore, avranno un motivo in più di preoccupazione.

Nel ”Protocollo di monitoraggio degli effetti sulla salute del costruendo termovalorizzatore di Case Passerini tramite il biomonitoraggio delle popolazioni animali e della catena alimentare” a cura del Dipartimento di Prevenzione della Azienda Sanitaria di Firenze UF SPVSA, (Allegato 2) “Sono censite, in questa area di 3 km, n. 71 aziende per un totale di n. 107 allevamenti. Di questi 42 sono allevamenti avicoli, 3 ovini e 2 bovini, 25 cunicoli, 3 suinicoli. Sono inoltre presenti 6 apiari.

Quindi dopo l’impatto pesante sulla salute delle cavie umane, in questo secondo protocollo, si affronta il tema della sicurezza alimentare dei prodotti derivanti dalle cosiddette sentinelle animali e vegetali, bioindicatori della presenza di concentrazioni attive di contaminanti.

Così nelle verdure specie in quelle a foglia larga, prodotte nella zona in questione, saranno ricercati, sulla scorta della letteratura scientifica, terribili cancerogeni: cadmio Cd, piombo Pb, arsenico inorganico As, nichel Ni. Mentre per il monitoraggio del suolo si ricercheranno: diossine, PCB diossina like e non like (PCDD/PCDF), Pb, As, Cd, Ni, IPA (benzo(a)pirene, crisene, benzo (a) antracene e benzo (b) fluroantene, benzo (k) fluoroantene,benzo (ghi) perilene, indeno ( 1,2, 3-cd) pirene.

Da questi 2 Protocolli di Monitoraggio dell’ ASL 10, si evince chiaramente quanto sia pesante e variegato il rischio sanitario per le popolazioni, presenti e future, vicine e lontane all’inceneritore e come sia pure messa in crisi anche l’agricoltura e l’allevamento della zona e quanto possano essere contaminati irrimediabilmente i suoli e l’acqua, per il profitto di pochi.

*Gian Luca Garetti, Medicina Democratica, sez. Pietro Mirabelli Firenze