La “riforma farsa” dell’Aci. Il caso fiorentino

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Chi in questi giorni passa da via d’Annunzio non può non notare sul cancello del Pubblico Registro Automobilistico (PRA) uno striscione che denuncia una “riforma farsa”. Lo striscione è firmato dai lavoratori ACI che da febbraio sono in stato di agitazione. Da quel mese più volte l’ufficio è rimasto chiuso per assemblea – la scorsa settimana per ben tre giornate consecutive. Ma cosa sta succedendo?

La “riforma farsa” contro la quale si stanno mobilitando i lavoratori è la riforma del Documento unico dei veicoli, riforma che prometteva consistenti risparmi e semplificazione per il cittadino, ma che non mantiene niente di tutto ciò. Il cittadino non risparmia, anzi. La Provincia non rinuncia all’Imposta provinciale di trascrizione (IPT) da 196 euro in su. Lo Stato da parte sua non rinuncia alle entrate che arrivano dai bolli.

E’ il cittadino l’unico che deve rinunciare al servizio pubblico: questo decreto, attraverso un bizantino passaggio di competenze, affossa di fatto il servizio del PRA, gestito da ACI, Ente Pubblico non Economico che non costa un euro allo Stato.

Come funziona oggi?

Chi vende un auto può rivolgersi, per “fare le pratiche”, ad una agenzia privata (spendendo in media 100 euro di diritti di agenzia oltre le già esose tasse che a Firenze partono da 285 euro) o ad uno dei due uffici pubblici (ACI-PRA a Coverciano e la Motorizzazione all’Osmannoro). La Motorizzazione, a causa di tagli al bilancio, non è in grado di fornire un adeguato servizio e costringe anche a fare la fila alla posta per pagare con bollettino postale.

Il 95% delle persone che si rivolge al servizio pubblico sceglie quindi ACI-PRA, dove trova in media almeno 8 sportelli aperti e la possibilità di pagare in contanti o con moneta elettronica risparmiando gli oneri di agenzia.

Affossando ACI-PRA il cittadino si vedrà costretto a spendere di più rivolgendosi ad una agenzia e verrà anche privato degli altri servizi che vengono forniti da ACI-PRA, Ente Pubblico che non grava sul bilancio dello Stato ma si autofinanzia con quanto paga chi presenta una pratica – al massimo 27 euro. 

Con questi 27 euro (2.7 l’anno considerato che in media in Italia si cambia macchina ogni 10 anni) ACI garantisce uno sportello pubblico con un servizio di eccellenza e servizi GRATUITI per i cittadini di Firenze e provincia. Tra questi lo sportello a domicilio per il cittadino in difficoltà, corsi di educazione stradale nelle scuole e per il corretto uso del seggiolino ai neogenitori, stage scuola lavoro, progetti di inserimento lavorativo sociale.

Vengono messi a rischio anche i posti di lavoro: circa 4.000 in tutta Italia tra i 500 lavoratori privati ACI Informatica e i 2.900 lavoratori pubblici ACI più l’indotto. Per tutti difficile la ricollocazione, anche per i dipendenti pubblici che ad oggi non costano un euro allo Stato e si trasformerebbero da valore sociale a costo sociale.

I lavoratori ACI continuano perciò lo stato di agitazione, chiedendo al Governo di apportare al decreto appena firmato le modifiche necessarie a salvare servizi e posti di lavoro.

*Laura Novi, lavoratrice Aci

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Laura Novi

Nata a Firenze, si è laureata presso la Facoltà di Magistero con tesi in Teoria e Tecnica delle Comunicazione di Massa con il professor Pio Baldelli. Da aprile 1991 è funzionario della pubblica amministrazione presso l'Automobile Club d'Italia dove ha ricoperto vari incarichi, tra gli altri quello di addetta alle relazioni con il pubblico e addetta ai corsi Trasport@ci indirizzati a genitori e bambini. Militante USB e PCL. Vive a Firenze.

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