La postfazione al libro

Nel 2014, con due consigliature alle spalle, perUnaltracittà decide di non ripresentarsi alle elezioni, tenendo fede a un impegno dentro le istituzioni inteso come «servizio a tempo determinato». Da lista di cittadinanza, perUnaltracittà si trasforma in laboratorio politico. Parte così una fase di elaborazione collettiva slegata dal calendario della politica. Il gruppo Urbanistica – parte integrante del Laboratorio – prosegue perciò nella sua decennale controffensiva all’urbanistica neoliberista che cancella la titolarità pubblica della pianificazione sostituendola con una gestione privatistica e mercantile del patrimonio urbano e territoriale.

Il Laboratorio politico Puc – conviviale, libero e libertario, aperto nella sua composizione e nella sua espressione – è al servizio e dentro le vertenze. È in rete con le espressioni antagoniste e di cittadinanza, di autogestione e di autorecupero, e intesse relazioni con esperienze similari a scala nazionale. Nella sua espressione “urbanistica”, esso porta avanti una riflessione generale e collettiva sulla forma della città, sul destino dei contenitori storici e delle aree industriali dismesse, sui luoghi della socialità, sul disegno di possibili relazioni ecologiche e antropologiche da riscoprire e riattivare. Mette in campo una resistenza fondata sulla riappropriazione creativa degli strumenti analitici e critici, sulle pratiche urbanistiche condivise e sulle relazioni sociali; resistenza costruita collettivamente attraverso incontri pubblici, manifestazioni cittadine, elaborazione allargata e partecipata di progetti sperimentali e di testi specifici.

Le maggiori energie del Laboratorio sono ora dedicate alla costruzione incrementale di un Osservatorio territoriale in forma di periodico online – “La Città invisibile” – dedicato alle conflittualità sociali esistenti e ai fronti ancora da aprire. Poiché l’obbiettivo comune è quello di costruire una spinta al cambiamento sempre più ampia e potente, diventa allora essenziale mettere a fuoco e divulgare in modo comprensibile i troppi meccanismi sotterranei che la politica e l’informazione mainstream tacciono: il collegamento concreto che esiste tra i tagli dei servizi locali e il patto di stabilità, tra la privatizzazione di una società partecipata e le manovre dell’economia del debito, tra l’alienazione dei beni di una comunità e il federalismo demaniale, tra la chiusura di presìdi sanitari e la privatizzazione della sanità, tra le lotte per il diritto alla casa e le logiche della speculazione e della rendita, tra gli scandali dei cantieri delle grandi opere e l’architettura finanziaria del project financing (ma si potrebbe continuare a lungo con gli esempi).

Uno strumento che raccoglie idee e suggerimenti per essere davvero utile sia a chi sta già praticando le lotte, sia a chi ancora non è del tutto convinto che per contrastare la crisi globale in atto si devono favorire quei processi di collettivizzazione dell’analisi critica che innescano reazioni sociali. Dalle “pagine” della rivista, arrivata oggi al trentesimo numero, comincia a emergere quella “città invisibile” vitale, combattiva e non omologata che viene ignorata dal racconto ufficiale della città e del suo territorio.

Ci auguriamo che nelle città, grandi e piccole, e nelle campagne, le forze e le menti si possano moltiplicare assumendo, declinando localmente e sviluppando, l’esperienza collettiva raccontata in queste pagine, che è stata e continua ad essere un’occasione di costruzione partecipata del sapere critico, al tempo stesso scuola disciplinare e luogo di sperimentazione politica.