L’omicidio di Elisa e il rimosso narrativo del suo essere lesbica

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Una narrazione tossica quella della morte di Elisa Pomarelli e del suo assassino, Massimo Sebastiani, presentato e quasi riabilitato, secondo un cliché tristemente consolidato in riferimento ai femminicidi, come in preda a un raptus e addirittura, secondo Il Giornale, quale “gigante buono”.

«Davvero – ha detto il Telefono Rosa di Piacenza – ce ne possiamo fare una ragione liquidando così una storia di vita? Ma esiste davvero il motivo, la ragione che possano raccontare un dramma immane e soddisfare in modo così sbrigativo e superficiale la nostra razionalità e soprattutto le nostre coscienze? Cosa non funziona in una società dove i femminicidi sono all’ordine del giorno? Certo porsi domande in autoanalisi è decisamente molto più impegnativo; riflettere sulla parità di genere, sui pregiudizi e stereotipi con i quali ancora si differenziano e categorizzano il genere femminile e maschile».

Gli hanno fatto eco, in un comunicato congiunto, Commissioni Pari Opportunità di Federazione nazionale della Stampa italiana, Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e Usigrai e l’associazione Giulia Giornaliste, che, denunciando l’ennesimo caso di disapplicazione del Manifesto di Venezia, hanno puntato il dito contro «articoli zeppi di stereotipi e pregiudizi, che sembrano negare l’esigenza di un profondo cambiamento culturale, che deve partire dall’informazione. L’uso di termini come raptus e amore ha il solo effetto di fornire una cronaca distorta di crimini efferati dettati solo dalla volontà di annientamento».

Ma c’è un altro aspetto, e non da poco, da considerare. Aspetto già messo in luce il 28 agosto da Andrea Pasqualetto de Il Corriere della Sera, che aveva raccolto la dichiarazione di Dayana, «la grande amica di Elisa», quando si era ancora alla ricerca della 28enne piacentina scomparsa: «Li conosco entrambi, lei molto bene, non sono fidanzati, Elisa non è mai stata innamorata di lui, lo so per certo, e gliel’ha anche detto chiaro. Gli ha detto che prova interesse solo per le donne».

Ma di Elisa lesbica i media hanno taciuto quando il 7 settembre ne è stato rinvenuto il cadavere nei boschi di Gropparello (Pc). Un atteggiamento tabuale, di cui forse bisognerà capire se e quanto fosse radicato negli ambienti più familiari alla 28enne piacentina.

Una cosa comunque è indubbia. Nell’uccisione di Elisa, come ha scritto Antonella Garofalo su Facebook e poi rilanciato dal blog È tempo di diritti civili, «c’è un rimosso per me insopportabile. Lesbica. Elisa era lesbica. Questa parola non la troverete praticamente in nessuna notizia. Sparisce perfino in articoli che ci tengono a sottolinearlo, diventando “che amava le donne”. Non ci lasciate esistere nemmeno da morte».

Di Elisa “che amava le donne” hanno ieri parlato esplicitamente per prime nell’articolo Se a dire no è una donna che ama le donne Martina Pennisi ed Elena Tebano su Il Corriere della Sera, seguite poi in giornata da altri giornali. Le due giornaliste hanno poi spiegato di non sapere se Elisa fosse lesbica o bisessuale. Da qui la decisone di non utilizzare il termine specifico.

Paola Guazzo, storica attivista per i diritti Lgbti, ha così dichiarato a Gaynews: «Secondo le parole di un’amica Elisa Pomarelli era una donna che amava le donne. Si tratterebbe quindi di quello che definisco “lesbicidio“, cioè dell’ omicidio di una donna che vive i suoi amori independemente da fidanzati maschi e che non vuole essere forzata ad adeguarsi al conformismo delle scelte. Il ” gigante buono”, come lo nomina vomitevolmente Il Giornale, giornale che dovrebbe chiudere per questo ed altri momenti indegni di un paese dotato di minima civiltà, ha quindi agito per punire Elisa di un rifiuto sia sessuale che esistenziale?

Attendiamo l’esito dell’istruttoria, ma già fin d’ora si profila un contesto degradato e degradante attorno alla fine terribile dell’ennesima ragazza trucidata da un sistema patriarcale che trova sempre conniventi ed ideologi».

Valutazioni, cui hanno fatto seguito, nelle prime ore di oggi, le commosse parole di Dayana. Postando alcune foto sulla bacheca Fb della 28enne uccisa, ha scritto: «Abbiamo lasciato tante cose in sospeso, non ho fatto in tempo a comprare la moto per farci un giro insieme, non sono riuscita a portarti al labirinto a Parma, non siamo riuscite ad organizzare la nostra mega grigliata di fine estate, e tante altre cose. Grazie per i tuoi consigli, per il tempo che mi hai dedicato, per aver sopportato i miei scleri, in qualche modo riuscivi sempre a farmi vedere il lato più bello in ogni cosa. Ho avuto tante delusioni in amicizia nella vita, persone che mi stavano accanto finché potevo dare loro qualcosa in cambio o per passatempo, ma tu, tu eri così trasparente, dolce, sapevi cosa voleva dire avere un amica e prendersene cura, esserci, e mi faceva morire dal ridere il tuo essere svampita.

Avevi dei progetti, in qualche modo voglio esaudire uno di questi, e voglio scrivere una canzone per te, che desideravi tanto vedermi cantare in un palco, canterò per te a squarciagola. Ti porterò sempre ovunque con me nel mio cuore e nei miei pensieri. A presto occhioni blu. Faremo in modo che questa ingiustizia che ti ha portato lontano abbia la giusta sentenza. Promesso. Ho il cuore a pezzi Elisa Pomarelli mi manchi ❤ ti voglio bene, hai lasciato un segno indelebile nel mio cuore».

*Francesco Lepore, su  GayNews

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