Rosa Balistreri (Licata, Agrigento 1927 – Palermo 1990), uno dei monumenti che abbiamo avuto la fortuna di ascoltare fino a qualche anno fa.
Rosa, di famiglia poverissima e analfabeta, passa una vita travagliata, tra lavori occasionali, mille angherie e soprusi fino a quando arriva in Toscana dove finalmente trova, per sé e per il fratello invalido, una possibilità di lavoro e di vita normale e apparentemente tranquilla.
Una delle sorelle, rimasta in Sicilia e vessata da un marito violento, scappa da quest’ultimo con i figli per salire a Firenze e unirsi a lei e al resto della famiglia che ormai si è trasferita, ma il marito si mette nella scia della fuga della moglie, la trova e la uccide.
A questa segue la tragedia del padre di Rosa che, per il gran dolore, subito dopo si impicca.
Rosa a questo punto si veste di nero e comincia a cantare: canta, Rosa, con tutta la rabbia e la disperazione che le restano i corpo. Canta, Rosa, canta della sorella morta per mano di un uomo che un tempo amava e che non si è rassegnato alla separazione. Canta, Rosa, canta e da allora non si è più fermata, fino alla sua morte…e oltre.
Quanto tempo è passato, quanto ne passerà ancora prima che una donna possa liberamente decidere di ogni aspetto della propria vita senza più dovere aver paura?
Rosa cantava della sorella, poi cantava del lavoro, dei tiranni, della miseria, dell’amore, della morte.
Quando Rosa cantava della sorella lo faceva con un grande cartellone con i quadri dei cantastorie: questa storia, queste storie, andavano cantate anche per tante altre che avrebbero potuto trovarsi nella stessa situazione di Maria.
Cantava Rosa con passione: attente donne!
Chissà cosa avrebbe detto, Rosa, in questi giorni, di quella ragazza data alle fiamme, di quell’altra strangolata, di quell’altra ancora accoltellata insieme al suo bimbo, di quella ammazzata di botte…Chissà cosa avrebbe detto non solo della forza bruta ma anche della sottile violenza psicologica che umilia, che deride, che isola e della quale non si può neanche parlare perché all’apparenza non sembra letale.
Rosa canta ancora per tutte le donne, per tutte noi che ribadiamo con forza per noi stesse e per quelle che non riescono a farlo e anche per chi non lo potrà più fare: “Io sono nata libera”.
All’11 giugno del 2016 le donne uccise in Italia dai loro mariti, compagni e fidanzati risultano essere già 59.
I casi di violenza tra mura domestiche non denunciati, così come le “uccisioni” morali e psicologiche, non sono purtroppo quantificabili.
In Italia le donne votarono per la prima volta nel corso delle elezioni amministrative del marzo e aprile 1946 per merito del decreto legislativo del 10 marzo 1946.
Le disposizioni qualificanti il “delitto d’onore” sono sparite dal nostro ordinamento giuridico per mezzo di abrogazione solo molto recentemente tramite la legge n. 442 del 5 settembre 1981.
(Un matrimonio infelice, prima parte)
(Un matrimonio infelice, seconda parte)
*Francesca Breschi


Ultimi post di Francesca Breschi (vedi tutti)
- Un paese di Calabria: un film, una storia vera - 7 Maggio 2017
- Cantarle per le rime - 9 Dicembre 2016
- Fare Memoria - 2 Ottobre 2016
ma perke non parlate anke del fratello ke non era certo un santo anzi il contrario violento come il cognato la nipote
Buonasera Emanuela,
se lei ha altri elementi biografici da aggiungere, ben vengano!
Intanto mi scuso per il refuso presente nel titolo: quello giusto non è “…di Rosa Balistreri” bensì “Nate libere/Rosa Balistreri”.
I brevi articoli che scrivo in questa mia rubrica seguono sempre un doppio binario: uno è quello di far conoscere materiale magari non proprio noti ai più cercando di portare alla luce delle “perle” che abbiano una forte matrice “estetica” del proprio codice di appartenenza e allo stesso tempo grande valenza musicale senza tralasciare la propria vocazione etica; l’altro scopo è quello, attraverso questi brani, di mettere in primo piano temi presi dalle cronache giornaliere che ci toccano da vicino, in questo caso la violenza sulle donne della quale, ahiné, ci dobbiamo occupare quotidianamente.
Sono spunti dai quali partire, in un senso o nell’altro o in entrambi.
E ovviamente ogni aggiunta, integrazione ma anche correzione è sempre ben accetta!
Un saluto,
Francesca Breschi