CPA-Firenze Sud: raccolta alimentare pratica di solidarietà non assistenzialismo

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Con l’innalzamento dei contagi e le terapie intasate da persone con gravi difficoltà respiratoria, per rispondere alla necessità di contenere il contagio, abbiamo deciso di sospendere tutte le attività del Cpa Lo abbiamo fatto non in risposta agli appelli di Conte ma per venire incontro alle richieste di medici, infermieri e personale ospedaliero.

Questo ci metteva in una posizione di attesa e passività in un momento in cui invece era evidente la necessità di continuare ad essere una fonte di proposte e iniziative per il nostro quartiere.

La prima idea è stata quella di portare la spesa a casa a chi per vari motivi era impossibilitato ad uscire e, ci siamo mossi assieme all’associazione Forimercato, mettendoci anche in relazione con i commercianti del quartiere. Fin da subito però ci siamo resi conto che per molti il problema non era tanto uscire per andare a fare la spesa ma riuscire a trovare i soldi per farla. Quindi prendendo spunto da Martina, una volontaria che di sua iniziativa aveva promosso una colletta con i suoi colleghi e aveva iniziato a portare la spesa a chi era in difficoltà economica, abbiamo dato inizio alla raccolta alimentare.

Prima di lanciare pubblicamente l’iniziativa, ci siamo chiesti se non stessimo ricalcando quella logica assistenzialista che abbiamo sempre criticato.

Quello è stato un momento molto importante perché ha segnato il modo in cui abbiamo impostato la raccolta. Pensiamo che, prima di ogni cosa, sia giusto assumersi la responsabilità di una contraddizione che rimane viva e che possiamo risolvere solo nella pratica: non basta dire a parole di rifuggire l’assistenzialismo per non praticarlo.

Il nostro dibattito ci ha portato a considerare l’assistenzialismo come una categoria che va dall’alto verso il basso, “dal ricco verso il povero”, che cristallizza la realtà senza cercare di modificarla.

La solidarietà è un’altra cosa: si sviluppa tra pari su un piano orizzontale e attraverso i legami che crea ci mette nelle condizioni di portare, assieme al pacco alimentare, un messaggio di lotta affinché, la stessa realtà che ha prodotto questa condizione di difficoltà, venga messa in discussione.

Per noi è stato molto utile parlare con le persone alle quali portiamo il pacco alimentare per comprendere quale fosse lo spaccato sociale con cui stavamo entrando in contatto.

Si tratta di domestiche e badanti, lavoratori e lavoratrici degli alberghi e della ristorazione, dei mercati e dello spettacolo, e più in generale la presenza di molte famiglie numerose, madri da sole con più figli, anziani con pensioni da fame.

Si tratta di famiglie che in molti casi riuscivano a portare a casa anche due stipendi, se pur molto bassi, ma che con l’improvvisa chiusura di molte attività non sono riuscite neanche ad accedere ad alcuna forma di sussidio visto che lavoravano a nero o con contratti a chiamata.

In altri casi si trattava invece di operai in cassa integrazione a cui il padrone non aveva dato l’anticipo della cassa e ancora oggi stanno aspettando l’assegno dell’Inps.

Proprio nell’ottica di uscire dalla contraddizione dell’assistenzialismo il 30 maggio abbiamo convocato un presidio nel piazzale del centro commerciale di Gavinana dove tre volte a settimana montiamo il gazebo per la raccolta alimentare.

Hanno partecipato al presidio le staffette del Cpa, i solidali del quartiere e diverse famiglie alle quali consegniamo la spesa.

Abbiamo denunciato pubblicamente il totale abbandono da parte delle istituzioni di migliaia di persone: i buoni spesa sono scaduti il 17 aprile e i buoni affitto l’11 maggio quindi, anche quei pochi che vi hanno avuto accesso, ormai da settimane sono allo scoperto. Una situazione insostenibile.

Il messaggio più importante, però, ce lo hanno portato le famiglie: oltre il pacco alimentare, per loro avere una voce che rispondesse alle loro richieste, è stato fondamentale anche da un punto di vista emotivo ed esser in piazza assieme ad altri faceva capire loro quanto fosse importante unire le forze.

Sicuramente dovremo cercare di moltiplicare momenti come questo e mantenere rapporti sempre più stretti con tutti i lavoratori e le lavoratrici con i quali siamo entrati in contatto.

In questo senso un passaggio importante che stiamo provando a mettere in pratica è l’inclusione delle famiglie stesse nell’organizzazione delle staffette e dei turni ai punti di raccolta.

Anche questo pensiamo possa essere la chiave per creare una dialettica circolare e non un rapporto lineare: la solidarietà si può ricevere e praticarla verso altri allo stesso tempo.

Questi sono gli elementi di sostanza della raccolta alimentare che per noi è un’esperienza del tutto nuova. Anche all’interno del Centro Popolare la raccolta ha stimolato un dibattito molto interessante, e si è dimostrata un’ottima “finestra” sul quartiere al di là delle contingenze e delle polemiche con la Presidente del Quartiere 3 in merito ai tentativi di disturbo e delegittimazione che, chiaramente, non sono andati a buon fine.

*Centro Popolare Autogestito-Firenze Sud

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