Biblioprecari, la solidarietà del personale dell’autoparco del Comune di Firenze

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Siamo venuti a conoscenza che è stato riproposto il servizio di prestito libri a domicilio e che per tale attività sarà impiegato il personale autista dell’Autoparco. La maggioranza dei dipendenti del comune di Firenze in questi mesi di emergenza ha risposto alla “chiamata”accettando di svolgere molteplici servizi sia “ indifferibili” che su base volontaria, non facendo mai mancare il loro contributo, addirittura utilizzando mezzi propri per la distribuzione di mascherine, pacchi alimentari e tanti altri servizi di supporto. Il personale dell’Autoparco non ha fatto eccezione, anzi, si è distinto per l’impegno profuso.

Siamo convinti che non si viva solo di pane ma che ci si nutra anche di cultura e di bellezza e, forse, questa è una delle tante lezioni che abbiamo ricevuto dalla pandemia. Quindi, per quanto ci riguarda, pensiamo di essere assegnati ad un servizio “essenziale” sia che si consegni un libro così come il pane. Detto questo, quello che ci hanno riferito purtroppo non si esaurisce qui: il servizio bibliotecario ridotto ai minimi termini è attualmente gestito dal quel poco personale comunale rimasto in tali servizi, mentre il centinaio di colleghi e colleghe alle dipendenze di cooperative in appalto che da anni fanno funzionare le biblioteche pubbliche di Firenze sono tutti quanti a casa senza lavoro, senza stipendio, con miseri ammortizzatori sociali in via di esaurimento e con la seria prospettiva di perdere definitivamente il posto di lavoro .

Tutto ciò viene giustificato con esigenze di bilancio così come affermato nel question time di lunedì in P.V. Pur essendo consapevoli delle grandi difficoltà economiche per le amministrazioni pubbliche, in particolare per i comuni che devono continuare a funzionare senza le entrate locali e senza i fondi promessi dal governo che ancora tardano ad arrivare, ci chiediamo che fine abbia fatto lo slancio solidaristico della prima ora, gli appelli alla coesione sociale. Che fine hanno fatto le struggenti lettere dell’Assessore Martini in cui si prospettava una sorta di “mobilitazione generale” dei dipendenti del Comune in difesa dei più deboli colpiti dalla pandemia. Cosa è rimasto del senso di comunità, del mutualismo municipale, del “tutti insieme ce la faremo”. Per “stringenti” ragioni economiche non si esita a gettare nella disperazione un centinaio di colleghi e colleghe, cittadini e cittadine di questa città che andranno a ingrossare le file di quelli che “non ce la fanno”, basta guardare le code che si allungano davanti alle associazioni di volontariato di persone in attesa di un aiuto, o quanti pacchi alimentari noi stessi abbiamo consegnato dall’inizio della pandemia.

Uno dei tanti slogan che solo due mesi fa rimbalzava da balcone a balcone era “niente sarà come prima”. In effetti, per lavoratori e lavoratrici dei servizi bibliotecari sarà molto peggio di prima. E ogni volta che uno di noi consegnerà un libro, non potrà fare a meno di pensare di essere in qualche modo corresponsabile del fatto che quello stesso giorno un collega non riceverà lo stipendio e che una famiglia in più sarà in attesa davanti alla Caritas.

No, Signor Sindaco, no signor Assessore Martini, noi a queste condizioni non ci stiamo!

Noi ci crediamo ancora nel senso di solidarietà che sembrava risorto in tempo di pandemia, siamo davvero convinti che nessuno vada lasciato indietro. Siamo ancora propensi a pensare che il senso di appartenenza a una “comunità” debba prevalere sugli egoismi sociali e sulle esigenze di bilancio anche se da quanto ci risulta i soldi per le biblioteche stavano già in bilancio, salvo poi essere dirottati altrove.

E allora, Sig. Sindaco, Sig. Assessore, signori Direttori non obbligateci a svolgere questo servizio.

Chi lo ha fatto bene da tanti anni che torni al suo posto di lavoro. La sospensione dei servizi bibliotecari in presenza non ha nessuna giustificazione sanitaria, molti altri servizi sono ripartiti con le necessarie misure anti-covid e si svolgono in presenza a contatto diretto con l’utenza, ovvio che le ragioni siano ben altre. Altro che solidarietà, in questo caso non ci si fa scrupoli a privare del lavoro, dei diritti e della dignità un centinaio tra lavoratrici e lavoratori. 

Signor Sindaco, un po’ di tempo fa dichiarò alla stampa che, visto l’aggravarsi del dissesto finanziario del Comune, sarebbe stato costretto a spegnere i lampioni. Ebbene, se questo è il prezzo, spenga qualche lampione perché nessuno deve rimanere senza lavoro. Il servizio che renderà alla “comunità” sarà infinitamente maggiore e apprezzato, piuttosto di una città super illuminata a misura di turista, ma sempre più ostile per chi ci abita e per chi ci lavora.

Lettera condivisa dalla quasi totalità del personale autista dell’Autoparco comunale

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