L’odore dei soldi che dovrebbero arrivare dall’Europa col Next Generation EU (il recovery fund) ha reso euforica la politica toscana, fiorentina in particolare; ormai si immaginano pacchi di cemento ovunque possibile con l’alibi della sostenibilità ambientale. Ha ripreso vigore anche lobby delle trivelle e si invoca l’inizio dello scavo dei tunnel del Passante dell’Alta velocità ferroviaria.
C’è però sempre da ricordare che andare nel sottosuolo, soprattutto di una città costruita su terreni alluvionali, è sempre rischioso; a Milano, è notizia di pochi giorni fa, alcuni edifici sono stati evacuati da centinaia di abitanti dopo i gravi danni presenti in alcune cantine e per il pericolo di crolli degli interi edifici. Pare che i danni siano causati dalla realizzazione dei tunnel di una metropolitana.
La decisione di scavare sotto edifici abitati deve essere giustificata da forti vantaggi e dall’impossibilità di soluzioni alternative. Non è certamente questo il caso del sottoattraversamento TAV di Firenze visto che gli stessi binari previsti dal progetto potrebbero essere posti in superficie. La caparbietà di continuare a pretendere di proseguire con un progetto dai mille problemi non depone a favore delle istituzioni toscane che paiono ormai andare avanti più per partito preso che non per serie ragioni trasportistiche.
Nessuno vuol ricordare le criticità che il progetto ha in sé, tante volte ricordate dal Comitato No Tunnel TAV: una è senz’altro la sciagurata decisione di scavare le due gallerie parallele con una sola fresa, scelta autorizzata da un Osservatorio Ambientale dalla poca trasparenza e dalla mancanza di terzietà; agli esperti del settore è noto che procedere con una sola fresa provocherà, allo scavo della seconda galleria, cedimenti superficiali del 50% superiori a quelli previsti se lo scavo fosse realizzato con due frese parallele (cosa regolarmente fatta nel caso di doppie gallerie in terreni alluvionali)
Un altro elemento volutamente ignorato è la sottovalutazione dei cedimenti che lo scavo di gallerie provocherebbe, soprattutto nei tratti in curva, attorno a via delle Ghiacciaie e nella zona Masaccio-Don Minzoni dove i tunnel TAV rasenterebbero gli scavi del sottopasso tranviario; sono stati presi i dati più ottimistici che la letteratura scientifica prevede e che la realtà smentisce costantemente.
Nessuno vuol ricordare i problemi che questi scavi hanno prodotto anche recentemente: ci si dimentica del crollo dell’archivio di stato a Colonia del 2009 per lo scavo di una metro e di cui si sta concludendo il processo adesso che le prescrizioni stanno scagionando molti responsabili.
Nessuno ricorda il crollo di un intero edificio a Riva di Chiaia a Napoli nel 2013 durante la costruzione della fermata di una metro.
Il Comitato vorrebbe ricordare come un “fornello” inghiottì alcuni olivi nei pressi di Giogoli durante lo scavo della terza corsia dell’autostrada. Per fortuna nell’area del crollo c’erano solo olivi.
A Bologna il sottoattraversamento TAV, oltre a provocare enormi danni attorno alla stazione sotterranea, fu interessato dal crollo di una galleria con una voragine di 15 metri, per fortuna in area di cantiere.
A Palermo i lavori per il passante ferroviario sono fermi da anni e si potrà terminare la realizzazione del tunnel solo demolendo alcuni edifici; l’opera è di dimensione molto più modeste del passante fiorentino.
Gli esempio di progetti sotterranei con gravi rischi sono molti; resterebbe da spiegare, da parte di Regione Toscana e Comune di Firenze perché si insiste con un progetto dai problemi enormi quando una soluzione di superficie sarebbe molto meno costosa, meno impattante e di più rapida realizzazione.
Comitato No Tunnel Tav Firenze