La pandemia in Toscana: parla un medico di base

Il territorio dovrebbe essere il primo indispensabile presidio per fronteggiare una pandemia, ed il medico di medicina generale dovrebbe essere il cardine. Questo lo dicono tutti, ma in realtà a che punto siamo  di fronte a questa seconda ondata?

 Lo abbiamo chiesto proprio ad un medico di medicina generale che opera nella Asl 10, che per ovvie ragioni preferisce mantenere l’anonimato. Il quadro che viene fuori è abbastanza disarmante: la situazione organizzativa non è molto migliorata, l’Ufficio di Igiene e malattie Infettive è un’araba fenice,  la medicina territoriale è satura, data la  carenza di operatori sanitari, i medici di base, dotati di scarsi presidi sanitari, lavorano da soli, come i colleghi delle USCA, e sono a rischio di burnout.

-Di fronte a questa prevista seconda ondata di Covid-19, a che punto sono le tutele sanitarie per voi medici di medicina generale che operate nel territorio?

Le tutele per i medici che operano sul territorio sono esigue rispetto a questa nuova ondata epidemica: la protezione con DPI (dispositivi di protezione individuale), consta di pochi presidi anche in vista delle previste vaccinazioni antinfluenzali, che ne richiederebbero di più rispetto alla normale gestione ambulatoriale, considerato anche che attualmente i cittadini/pazienti sembrano aver dimenticato le regole fondamentali dei comportamenti virtuosi che in realtà sono perdurati solo fino al mese di maggio…

-Più di 180 sono i colleghi deceduti per aver contratto Covid-19; si stima che circa 12mila medici e infermieri si siano ammalati di Covid 19 dall’inzio della pandemia nella sola Lombardia ed in Toscana?

Nel mio territorio attualmente è esploso un contagio senza precedenti legato ad una lunga gita in pulmann, che mi riferiscono sia avvenuta con scarse protezioni e che si è resa responsabile della propagazione virale anche presso una RSA della zona che ha portato a contagi diffusi e ad alcuni decessi fra gli ospiti della struttura, per non parlare di cluster all’interno di vari centri di accoglienza migranti… Per noi medici di medicina generale l’impegno quotidiano è fortemente stressante, la gestione difficile perché siamo diventati a tutti gli effetti guardiani non tanto della salute quanto dei comportamenti nostri ed altrui, percorso faticoso da gestire e con scarsi risultati ottenibili.

-Il medico di medicina generale spesso è costretto ad operare in solitudine, e senza collegamento con l’ospedale di zona, è ancora così? Forte è il rischio di ansia e di depressione.

L’esasperazione post lockdown, il disagio economico, la rimozione del vissuto traumatico recente ed altri fattori fanno sì che i comportamenti della maggior parte dei pazienti che affluiscono nei nostri studi siano oltremodo discutibili e questo ci impegna in un ruolo per noi improprio ossia quello del controllo e molto meno quello della cura; senza contare inoltre che siamo gli unici attori presenti sulla scena territoriale: gli specialisti sono pressoché introvabili, i centri diabetologici visitano in streaming, i piani terapeutici di farmaci importanti sono demandati ormai irrevocabilmente a noi che sì ci sentiamo davvero soli senza possibilità di confronto con Ospedali, ormai al limite della loro capacità ricettiva;

Grosso nodo da sciogliere almeno nel territorio fiorentino è la totale assenza delle segnalazioni di notifiche da parte dell’Ufficio di Igiene e malattie Infettive e l’impossibilità di contattarlo: i cittadini solo con la ricetta DEMA che solo noi possiamo assicurare devono prenotare online all’unico sito possibile Prenota tampone, perché i vari numeri a suo tempo comunicatici sono pressoché inesistenti: mi riferisco ai vari numeri verdi 800, oppure ai 545454 …Quando i cittadini riescono a parlare con un operatore viene loro risposto di rivolgersi al proprio medico curante!!!

Quindi sì, io ed i miei colleghi ci sentiamo soli con un gran carico di responsabilità sulle nostre spalle, non solo a rischio di burn out (io comincio a lamentare insonnia, tristezza, senso di inadeguatezza, palpitazioni al pensiero di tornare al lavoro il lunedì e con me colleghi e anche i farmacisti infermieri dei distretti, collaboratori di studio…) ma anche e soprattutto la sempre più pericolosa tendenza a trascurare per mancanza di tempo la visita medica, spesso sostituita dalla telefonata; d’altronde le giornate sono fatte di dodici ore per tutti mentre le malattie non conoscono orari e la medicina territoriale è ormai satura.

-Le disposizioni dell’ASL sono tempestive, chiare? Ti aiutano a svolgere il tuo lavoro?

Le disposizioni delle ASL ci giungono spesso, ma altrettanto spesso in contraddizione con quelle precedenti, i numeri di riferimento risultano irraggiungibili (gli operatori evidentemente sono in affanno) e spesso le nostre riunioni di AFT ( Aggregazioni Funzionali Territoriali) servono per chiarire dubbi interpretativi di comportamento…. e dunque mancanza di chiarezza palese.

-Rispetto alla prima ondata ti sembra che la situazione organizzativa sia migliorata? Quali sono le eventuali pecche? Dove c’è da intervenire per migliorare?

Viene da dire che la situazione organizzativa non è migliorata: pensiamo di conoscere ciò che ci ha investito da febbraio in qua, ma non sappiamo intervenire perché le risorse umane e finanziarie mancano, perché i politici non hanno capacità di previsione a lungo termine, perché prevale l’interesse ai sondaggi della propria popolarità rispetto al senso di responsabilità nei confronti della salute di tutti e soprattutto dei più fragili, dei non abbienti, degli emarginati….

-E le USCA in Toscana? Sono  state fatte assunzioni?

I colleghi delle USCA sono soli come noi, solamente per due giorni a settimana godono dell’aiuto di un unico infermiere e devono sobbarcarsi il gravoso compito dell’assistenza domiciliare dei pazienti sintomatici positivi in territori molto vasti..Mi risulta che le assunzioni nelle USCA siano ancora temporanee, cioè a termine

-C’è anche il problema delle cause legali contro i camici bianchi, che sembrano in aumento, ti risulta?

Non sono a conoscenza di aumento di cause legali contro i camici bianchi ma sono certa che non passerà molto tempo che i cosiddetti “eroi “della prima ondata pandemica diventeranno comodi capri espiatori per le decisioni ottuse ed arroganti di molti politici insensibili anche ai (fin troppi e talora discordanti) pareri dei Comitati scientifici. Mi chiedo perché da maggio ad oggi non siano stati assunti quei medici, gli infermieri, i collaboratori del cosiddetto Contat tracing per prevenire la diffusione del virus e non per corrergli dietro come invece sta avvenendo, così come era stato affermato!

Dove è che si dovrebbe intervenire secondo te?

Assumendo personale ,formando ed aggiornando ,sostenendo chi già lavora in sanità ,con mezzi, collaboratori, sostegno anche economico, assunzioni di infermieri sul territorio, dove i medici di famiglia hanno realmente il polso della situazione, conoscono i pazienti e i loro bisogni più di chiunque altro e contemporaneamente andando ad aumentare i posti ospedalieri e delle terapie intensive per assicurare anche in corso di epidemie la possibilità della cura internistica, quella oncologica etc.

*Gian Luca Garetti