Solidarietà ai portuali di Genova

Alcune settimane fa, gli agenti della sezione genovese della Digos hanno fatto irruzione nelle abitazioni di 5 militanti del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP) e di Genova Antifascista. Alle prime luci dell’alba, un numero considerevole di poliziotti in tenuta anti-sommossa ha cinto d’assedio le case dei lavoratori portuali, mentre all’interno altri funzionari di polizia cercavano materiale considerato sospetto e sequestravano tutti i dispositivi elettronici, come cellulari privati e computer. In un chiaro tentativo di delegittimare i lavoratori agli occhi del quartiere circostante, gli ingressi e le uscite ai condomini dove risiedono i 5 lavoratori sono state strettamente controllate durante l’intero arco delle operazioni. Da quanto si apprende, nel corso delle perquisizioni sarebbero state utilizzate anche unità cinofile. Ma quali sono le accuse mosse contro i componenti del CALP e di Genova Antifascista?

Secondo la procura, i 5 militanti si sarebbero macchiati di due principali ‘delitti’: anti-militarismo e anti-fascismo. In uno scenario orwelliano dove la guerra è pace, lottare coscientemente contro il passaggio di navi che trasportano materiale bellico diretto in Arabia Saudita e successivamente utilizzato, con ogni probabilità, nel devastante conflitto che insanguina da molti anni lo Yemen, diviene quindi un crimine. In modo simile, battersi per non concedere nessuna agibilità politica ad organizzazioni dichiaratamente fasciste come Casapound, è sufficiente per meritarsi le attenzioni degli investigatori.

Tutto questo è stato recentemente denunciato dalle due organizzazioni colpite dalla repressione statale in un video su Facebook, che ha immediatamente ottenuto una grande visibilità ed è stato condiviso da centinaia di contatti (https://www.facebook.com/CalpGe/videos/1226171091118744/). L’aspetto più grottesco dell’intera vicenda è certamente il tentativo della Procura di Genova di condannare i 5 lavoratori con l’accusa di far parte di “un’associazione a delinquere”, finalizzata a commettere crimini e destabilizzare l’ordine politico in città. Il tentativo degli inquirenti di utilizzare una simile accusa contro la parte più cosciente del movimento dei lavoratori e ai danni di militanti politici di sinistra non è nuova. Proprio a Firenze, sulla scia delle grandi mobilitazioni studentesche dell’Onda, e non solo, nel periodo 2008–11, ben 86 persone sono finite a processo. Per 7 di queste il magistrato aveva avanzato l’accusa di “associazione a delinquere”. Il castello degli inquirenti è successivamente caduto, anche se aveva già raggiunto il suo scopo principale: ovvero, quello di contenere e disciplinare le mobilitazioni. Sembra assai probabile che qualcosa di simile avvenga anche nel caso genovese.  

Come Città Invisibile abbiamo ripetutamente seguito le mobilitazioni del CALP, sempre in prima linea per combattere i traffici di armi che dai porti italiani si dirigono verso teatri di guerra. In una società segnata da individualismo e menefreghismo, i portuali di Genova hanno rilanciato un grado messaggio di solidarietà a livello internazionale tra lavoratori di paesi diversi: “porti aperti ai migranti e chiusi alle armi”. Per questo hanno prima scioperato due volte nel maggio e giugno del 2019 e poi ancora una volta nel febbraio del 2020, nel tentativo di impedire l’attracco delle navi saudite della compagnia Bahri nello scalo ligure. Proprio per questo vengono adesso colpiti da chi vorrebbe lavoratori docili, isolati e silenziosi. 

Pensiamo che sia giunto il momento di mostrare ai portuali di Genova e all’antifascismo cittadino che non sono soli. Tutti noi possiamo contribuire in tal senso. Farlo è semplice:

  • Riposta questo articolo sui social networks e manda un messaggio di solidarietà ai lavoratori sulla pagina Facebook del CALP e/o di Genova Antifascista

Prenota una maglietta del CALP. Proprio quest’anno ricade il decennale dalla fondazione del Collettivo e per celebrarlo sono state preparate delle t-shirt ‘speciali’. Faremo un ordine collettivo da Firenze e distribuiremo poi le magliette. Scrivi alla redazione di questo giornale con il numero di magliette che vuoi acquistare e la taglia. Organizzeremo poi la distribuzione.

* Gianni Del Panta