Abbiamo avuto a che fare con Antonio Talia con il precedente Statale 106 viaggio sulle strade segrete della ‘ndrangheta. Già in quel caso siamo stati colpiti, in positivo, dall’inchiesta rivelatrice dei meccanismi, non conosciuti ai più, che stanno dietro agli affari della malavita, tra droga e traffico di esseri umani.
Ora abbiamo a che fare con un nuovo viaggio, nonostante che la ‘ndrangheta, con vere e proprie cellule operi anche in Brianza, ci spostiamo verso il nord Italia, e precisamente a Milano. I 10 capitoli che compongono questo viaggio conoscitivo dimostrano che Milano non è solo la città più ricca d’Italia, ma anche la città dove il denaro, una brutta bestia da gestire, circola più velocemente.
La prima tappa ci porta ad indagare rispetto ad una rapina andata male, alla presenza malavitosa di miliziani della ex-Jugoslavia e ladri acrobati, probabilmente georgiani, ma soprattutto, dato non secondario di questi tempi, al fatto che il tasso di insicurezza percepito non corrisponde alle statistiche ufficiali che escono dalle stanze governative, nonostante che il divario sociale vada approfondendosi. Questo capitolo indaga anche sul senso che ha assunto nella vita sociale il concetto di “accesso”, una parola che riassume un’epoca e sul ruolo, e responsabilità, che è sulle spalle di coloro che lavorano, nei mass media, sulla “nera con materiale da, per così dire, maneggiare con cura. Una Milano nella quale ciò che è nascosto è ciò che conta: dai conti in banca ai negozi in perdita ed ovviamente all’eroina ed ai suoi meccanismi di distribuzione.
La fermata successiva ci porta verso periferie come Quarto Oggiaro, zona di confine ed ai margini, da sempre, a differenza di altre zone periferiche integrate nel “sistema/città”, con le sue case popolari tirate sù a tempi di record per “accogliere” la massiccia ondata di immigrati provenienti dal meridione; con le cantine delle case adibite all’ “imbosco” degli stupefacenti. Elementi ricorrenti in tanti noir che vedono Milano come protagonista degli avvenimenti raccontati, vengono riconfermati in queste pagine: la malavita milanese che non si lega completamente a nessuno; il controllo del territorio; il carcere come luogo in cui il tutto si decide. Elementi necessari a capire un contesto che è più determinante che la ricerca di un colpevole. Abbiamo accennato ai conti in banca per un semplice motivo: è il denaro che fa ruotare tutto attorno a sé, una vera e propria filiera, con mediatori economici che spostano massicce somme di denaro, e quindi è necessario misurarsi con la crisi dei subprime scoppiata negli USA che ha come effetto conseguente la crisi del debito pubblico in Europa.
Su questo palcoscenico non può mancare la collusione con il mondo politico, in questo caso specifico abbiamo a che fare i partiti come Lega e l’allora Alleanza Nazionale, ed il convergere di interessi sull’urbanistica, sul mercato immobiliare e sull’usura. E se fino a pochi anni fa la città si misurava con boss di quartiere, con immobiliaristi compiacenti, con avvocati corrotti e camorristi navigati, oggi abbiamo a che fare l’arrivo dell’illegalità araba e/o dell’est Europa; con le gang di strada originarie dall’ America Latina; con la tratta di esseri umani; i racket etnici; il regolamento di conti all’interno delle comunità le quali hanno sistemi di credito informali necessari ad accumulare capitali illeciti, e più una comunità straniera è economicamente prospera più è facile per la criminalità inserirsi per gestire i propri traffici.
La comunità cinese, con la sua quarantena autoimposta, è quella che meglio rappresenta quanto scritto, una comunità che segue di pari passo quanto avviene nella madre patria: la rivoluzione dei consumi. Una comunità che non si fa mancare niente. Ha iniziato con il tessile per passare alla ristorazione e quindi dalla logistica alle telecomunicazioni. Lombardia vs Wuhan e viceversa, rende bene l’idea quanto scrive Talia: “entri in un moneytransfer di Via Paolo Sarpi ed esci nella filiale di una banca di Shangai, proprio per questo possiamo tranquillamente dire che la Lombardia ed alcune province cinesi fanno parte di una stessa macroregione economica e che i confini amministrativi sono insufficienti per dare una lettura di ciò che avviene in una città! .
Ci siamo spostati nella famosa Via Paolo Sarpi con le sue altrettanto famose case di ringhiera dove si svolge tutta la vita sociale, descritte in modo interessante da Francesco Recami nei suoi libri. Il tour degli affari illeciti prosegue con lo smaltimento dei rifiuti e delle sostanze tossiche e con i metodi usati per abbassare i costi; con il controllo capillare delle discoteche e della security. Si è fatto riferimento a operazioni economiche illecite da parte, in particolar modo, della comunità cinese, o almeno di una parte di essa. Ma è obbligo dire che tali operazioni non sono prerogativa esclusiva della comunità cinese, abbiamo a che fare con ex broker (agenti di cambio, mediatori, procuratori di affari …..) che svolgono, sotto banco, operazioni finanziarie ad alto rischio; esperti in “fregature”. Siamo di fronte ad una classe imprenditoriale in cerca di vie di fuga da un accerchiamento imposto da nuovi controlli. Una via di fuga che in realtà non è altro uno dei prodotti usciti dalla crisi, e dentro a questo ci sta tutto il calcolo accurato di costi, rischi e benefici.
Se abbiamo accennato alla commistione del mondo dell’illegalità economica con il mondo della politica, non possiamo sottacere di come restino a galla i reduci di Tangentopoli, da Greganti a Frigerio ecc…, vecchi arnesi della scena politica milanese, che da bravi esperti fiutano quanto di buono, per le proprie tasche, possa scaturire da Expo 2015, riuscendo a sopravvivere indisturbati, confermano il connubio politica/imprenditoria, pilotando, attraverso il proprio “ centro culturale”, bandi che divengono vere e proprie tangenti. E così si innesca una vera e propria gara di imprenditori a caccia di appalti; di funzionari che vogliono far carriera; di imprenditori interessati a ridisegnare l’assetto urbanistico della Milano del futuro per cambiarne il volto. Il volto della Milano navigabile.
E quindi, avviandosi alla conclusione, assistiamo ad un vero e proprio Sistema/Milano con il tentativo, evidente, di scalata agli istituti di credito; e dove il tanto amato calcio diviene economia di potere attraverso il, possibile e sempre più certo, nuovo stadio che mette d’accordo le due società rivali. Ma non c’è solo l’incontro di amorevoli sensi tra le due società calcistiche, abbiamo anche l’incontro tra operatori poco affidabili, e uomini dei cartelli criminali internazionali. Incontri che, certamente, a Milano non avvengono, privilegiando, come luogo di connessione, i paradisi fiscali. A tutto questo va aggiunto, come ciliegina sulla torta, la Malaysia. Domanda legittima: cosa c’entra la Malaysia con Milano? Ma sì , visto che quel paese è al centro della zona economica più dinamica a livello internazionale, se parliamo di paradisi fiscali. Ma se è un paradiso fiscale la Malaysia, Milano è un porto franco che consente a chiunque di reinvestire. Dopo quanto appreso, non ci resta che aspettare il prossimo viaggio/inchiesta di Talia per conoscere e capire.
Antonio Talia, Milano sotto Milano. Viaggio nell’economia sommersa di una metropoli, Minimum Fax, Milano 2021, pp. 300, euro 17.
Edoardo Todaro
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