Contro la società dell’angoscia. Speranza e rivoluzione

  • Tempo di lettura:6minuti

Il diffuso clima di angoscia soffoca, schiaccia ogni seme della speranza. Insieme all’angoscia si fa strada uno stato d’animo depressivo. […] Il regime neoliberale è un regime dell’angoscia. Esso isola le persone rendendole imprenditrici di loro stesse. La condizione di concorrenza onnipervasiva e la crescente costrizione a essere performanti erodono la comunità. Il ripiegamento narcisistico su di sé produce solitudine e angoscia. Anche il rapporto con noi stessi viene in modo crescente plasmato da angosce: di fallire, di non corrispondere alle proprie aspirazioni, di non essere capaci di stare al passo, tenere il ritmo, oppure di sviluppare una dipendenza. […] Angoscia e risentimento spingono le persone tra le braccia delle destre populiste e alimentano l’odio. La solidarietà, l’amicizia e l’empatia subiscono un’erosione. L’espandersi dell’angoscia e il crescere del risentimento innescano una regressione della società nel suo insieme e, in ultima analisi, mettono in pericolo la democrazia. Nel suo discorso d’addio, il presidente Barack Obama ha messo in risalto, correttamente, questo punto: «Democracy can buckle when we give in to fear» (La democrazia può crollare quando cediamo all’angoscia)” scrive il filosofo coreano Byung-Chul Han nel suo ultimo saggio intitolato Contro la società dell’angoscia. Speranza e rivoluzione di cui qui riportiamo ampi stralci.

 Solo la speranza, intesa come sintesi fra vita activa e vita contemplativa, può salvarci dalla pandemia di angoscia, dalla catastrofe della ripetizione dell’Eguale. Solo la speranza può farci recuperare quel vivere che è qualcosa in più del sopravvivere. La speranza apre l’orizzonte della sensatezza che nuovamente anima e mette le ali alla vita. La speranza intensifica il senso del possibile. Chi spera si apre a nuove possibilità, che senza speranza non sarebbero pensabili né riconoscibili. Essa ci dona futuro, pre-dispone alla rivoluzione.

È solo sperando in un altro mondo, in un mondo migliore, che prende forma un potenziale rivoluzionario. Se quindi oggi nessuna rivoluzione è possibile, ciò dipende dal fatto che nessuno di noi è più capace di sperare; e non ne siamo più capaci perché restiamo paralizzati nell’angoscia, perché il vivere si è atrofizzato in un sopravvivere.” Ma di quale speranza parla Han? “Bisogna distinguere tra la speranza passiva, inerte, debole e la speranza attiva, agente e forte. La speranza passiva si approssima di fatto a un desiderio senza forze. La speranza attiva e forte ispira le persone a fare qualcosa, a compiere azioni creative. […] Essa è dunque una fonte interna di attività e di azione. Ci permette di oltrepassare un essere attivi ormai consunto, di andare oltre la mera operosità e reattività, a contatto con l’essere attivi ancora non speso, con la freschezza del non-ancora-nato. […] La speranza è l’ostetrica del nuovo. Senza speranza non vi è nessuna partenza, nessuna rivoluzione. È del tutto plausibile che anche la stessa evoluzione sia guidata da una speranza inconscia. La speranza è la forza vivificante che innerva la vita e la protegge dal torpore e dalla paralisi.” 

La speranza ha accesso a conoscenze non ancora consapevoli, cioè non espresse in forma concettuale, a conoscenze che non possono essere intese scientificamente, conoscenze, che provengono da un altrove, dal futuro: “La speranza è capace di prevedere e di presentire. Ci conferisce forza per agire e per vedere, una forza della quale né la ragione né l’intelletto sarebbero capaci. Intensifica la nostra attenzione per ciò-che-non-è-ancora, per ciò-che-non-è-ancora-nato, che affiora dall’orizzonte del futuro.”  Han si riferisce al non-ancora conscio, o preconscio.

Niente a che vedere con l’ottimismo o con la psicologia positiva perché“ La speranza è possibile solo dentro una frattura, proprio come la profonda felicità. In essa è inscritta una frattura. La negatività della frattura vivifica, anima la speranza. La luce intensa della speranza si nutre paradossalmente dell’oscurità più profonda. Questa dialettica manca completamente all’ottimismo […] L’obiettivo della psicologia positiva è infatti accrescere la felicità. Gli aspetti negativi della vita vengono completamente silenziati. Il mondo è presentato come un enorme centro commerciale, all’interno del quale noi riceviamo tutto quello che ordiniamo. Secondo la psicologia positiva, ciascuno, singolarmente, è responsabile […] Il culto della positività isola le persone, le rende egoiste e distrugge l’empatia poiché nessuno si interessa più alla sofferenza degli altri. Ciascuno, singolarmente, si occupa solo di sé stesso, della propria felicità, del proprio benessere. Il culto della positività nel regime neoliberale disinnesca la solidarietà all’interno della società. Di contro al pensiero positivo, la speranza non volta le spalle alle negatività che attraversano la vita. Essa mantiene l’attenzione su di esse e ne preserva la memoria. Inoltre non isola le persone, ma le lega e le riconcilia. Il soggetto della speranza è un Noi.” 

Niente a che vedere con “la cantina”, con l’inconscio, coi sogni freudiani: “Nei sogni notturni la speranza non trova posto. Sono nella maggior parte dei casi sogni riguardanti desideri e paure […]  I sogni notturni sono privi di ogni ampiezza o slancio utopici. Sono avversi all’agire” e illuminano solo il passato e l’ego: “Secondo Bloch, chi spera non fiuta «odore di cantina, ma aria mattutina» […] Non è volgendosi all’indietro, ma sporgendosi in avanti che si ha accesso al non-ancora-conscio, al venturo al non-ancora-nato. Il venturo è una completa prefigurazione, un totale presentimento o un riflesso colorato. E’ il preconscio di ciò che è venturo, il luogo di nascita psichico del nuovo.” 

La rivoluzione nei sogni ad occhi aperti

Perfino i sogni vengono sfruttati senza pietà nella società del profitto, scrive Han, riferendosi alla tecnica dei “sogni ad occhi lucidi”, che vengono indotti volontariamente, per ottimizzare le abilità fisiche e mentali mentre si dorme: “Noi prolunghiamo la coazione a ottimizzare e a performare fin nella dimensione del sonno.” (Han, Vita contemplativa) https://www.perunaltracitta.org/homepage/2023/11/21/vita-contemplativa-o-dellinazione/

La speranza è l’ostetrica dei sogni a occhi aperti che preparano la rivoluzione, sogni lungimiranti, ma ancorati alla realtà, per un mondo possibile al di là di quello esistente: “Essa suscita la fantasia nell’azione. Senza dubbio vi sono anche sogni a occhi aperti che fuggono dalla realtà e che svaniscono rapidamente. Questi non si distinguono dalle chimere o dalle illusioni che allontanano dalla realtà […] [La speranza] “ si esprime come il rifiuto di accontentarsi e di trovare soddisfazione nel cattivo presente. Nei sogni a occhi aperti della speranza, quest’ultima è determinata ad agire. I sogni a occhi aperti in definitiva sognano azioni, sognano una via d’uscita dal cattivo presente in nome di una vita nuova e migliore. […]  I sogni a occhi aperti dipingono, tratteggiano il venturo, ciò-che-non-è-ancora, ciò-che-non-è-ancora-nato. Sono sogni volti verso il futuro, che si protendono verso il futuro […] hanno una dimensione del Noi, che è pronta a adoperarsi per migliorare il mondo […] Solo i sogni a occhi aperti sono capaci di innescare una rivoluzione. I sogni a occhi aperti hanno un potenziale utopico, esibiscono una dimensione politica, mentre i sogni notturni non vanno al di là di quella privata. Solo nei sogni a occhi aperti sono possibili la bellezza, la grandiosità e la trasfigurazione….. I rivoluzionari sognano durante il giorno, sognano protesi in avanti e lo fanno in comune con altri.” 

“Gabriel Marcel scrive: «“Io spero in te per Noi”: questa è forse l’espressione più adeguata e più elaborata dell’atto che il verbo sperare traduce in maniera ancora confusa e velata»” […] Affidar-si-a è la formula fondamentale della speranza. Con l’espressione “io spero in te per noi” Gabriel Marcel evidenzia quella dimensione della speranza che porta il Sè a trascendersi verso il Noi.” 

 

Byung-Chul Han, Vita contemplativa, nottetempo, Milano 2023, pp.145, 15 euro

Byung-Chul Han, Contro la società dell’angoscia. Speranza e rivoluzione, Einaudi, Torino 2025, pp.112, 12,35 euro

The following two tabs change content below.

Gian Luca Garetti

Gian Luca Garetti, è nato a Firenze, medico di medicina generale e psicoterapeuta, vive a Strada in Chianti. Si è occupato di salute mentale a livello istituzionale, ora promuove corsi di educazione interiore ispirati alla meditazione. Si occupa attivamente di ambiente, è membro di Medicina Democratica e di ISDE (International Society of Doctors for the Environment).

Ultimi post di Gian Luca Garetti (vedi tutti)

1 commento su “Contro la società dell’angoscia. Speranza e rivoluzione”

  1. Pingback: Melanconia e fine del mondo - La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Captcha *