2010-04-18 19:49:04
>
<p style="margin-bottom: 0cm;">[La Nazione Firenze, 18/04/2010]</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Cinema Alfieri: come sta la faccenda? Il cinema Alfieri, in via dell’Ulivo, per Firenze è stato la “casa del cinema” per trent’anni. Anteprime, dibattiti, incontri con registi, con attori. Festival. E sempre tanto pubblico.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Poi un lento declino, in coincidenza con il degrado della zona. Alla fine l’Alfieri ha chiuso. Ma la sala è di proprietà del Comune di Firenze. E il Comune ha investito, e non poco, per riaprirla. E qui inizia il giallo.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">La chiusura dell’Alfieri è del 2006. I lavori, annunciati con conferenze stampa – le delibere comunali sono la 231 del 2007, la 738 del 2007, e la 513 del 2008 – sono finiti. Però non sono finiti davvero. Sono costati al Comune 700mila euro. Però adesso, si sono accorti che sotto il tetto c’è l’amianto. E va riaperto tutto. Ma non lo si può fare adesso: perché lì vicino c’è una scuola, e c’è il rischio di liberare fibre e polveri pericolosissime. Si può fare solo d’estate. E occorrono altri soldi: 100mila euro, pare. Se tutto va bene, di riapertura se ne parla ad ottobre. E già qui viene da chiedersi: ma non lo sapevano, prima? Quando hanno fatto il progetto, non sapevano della presenza di amianto nel sottotetto, peraltro comune a tutti i palazzi costruiti nella stessa epoca? Ma non è questa l’unica domanda che resta aperta. Anzi, forse quello dell’amianto rischia di essere il minore. Perché per fare un cinema servono uno schermo, un proiettore e delle poltroncine. Ma nel cinema che verrà consegnato, non ci saranno. E quelli vecchi non servono: le poltrone – a blocco unico – non vanno più bene per la nuova sala. Devono essere poltrone staccate, spostabili. Perché la sala, secondo il progetto, deve poter diventare all’occorrenza sede di incontri, balletti, concerti, eccetera. Stessa cosa per lo schermo: quello vecchio non va più bene. Oltre a essere, appunto, vecchio.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">E chi le paga le nuove attrezzature? Secondo l’assessore alla cultura del Comune, chi prenderà in gestione il cinema dovrà accollarsi anche le spese di allestimento. Che non sono bruscolini. Mettiamoci anche il fatto che una sala così, a schermo unico, da meno di 200 posti, non è da grandi profitti. Qual è l’imprenditore che ha il coraggio, oggi, di investire, di metterci soldi – e non pochi – per un’attività neanche così sicura?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">La cooperativa Archeologia, presieduta da Simone Siliani, già assessore alla cultura del comune, doveva prendere in gestione il cinema (come da delibera comunale 231 del 2007).</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Ma l’assessore Da Empoli ha detto che “l’orientamento prevalente per il momento è quello di un nuovo bando di gara” per l’assegnazione della sala. E ora? Il rischio vero è che nessuno si prenda in carico l’Alfieri, e che l’Alfieri non riapra più. Tra l’altro, la sala è vincolata dal comune ad essere cinema: se non cade il vincolo, non può diventare appartamenti, garage o minimarket. Ma corre il rischio di diventare come il Goldoni. Un buco nero, con i topi dentro a fare festa. E il quartiere rischia il degrado, ancora di più.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">di Giovanni Bogani

Redazione

Ultimi post di Redazione (vedi tutti)
- Presentazione del libro Prima agli italiani di Dario Tuorto - 10 Giugno 2025
- Da Marsiglia, Genova fino a Salerno fermiamo la nave del genocidio! - 9 Giugno 2025
- Montepulciano nell’Ottocento, di Maria Stuart - 8 Giugno 2025