Luca Benci, giurista esperto di diritto sanitario e biodiritto, analizza con dati aggiornati la situazione relativa alle interruzioni volontarie di gravidanza a Firenze.
Il numero delle interruzioni di gravidanza a Firenze è, come quasi in tutta Italia, in costante diminuzione: nel 2011 si svolgevano 1890 interruzioni (di cui 1163 all’Azienda sanitaria di Firenze e 727 all’Azienda ospedaliera di Careggi), nel 2012 erano scese a 1674 (di cui 1087 all’Azienda sanitaria e 587 a Careggi) e nel 2013 i dati sono quasi sovrapponibili a quelli dell’anno precedente 1672 (1082 all’azienda sanitaria e 590 a Careggi).
Ricordiamo che se le interruzioni di gravidanza si sono sostanzialmente dimezzate negli ultimi venti anni è però aumentato il numero dei medici obiettori. Tanto che, come si legge in una pubblicazione dell’Agenzia regionale di sanità, dal 2001 al 2011 in Toscana il tempo di attesa per effettuare l’interruzione volontaria della gravidanza è raddoppiato passando da una a due settimane, e ormai oltre il 51,1% delle donne effettua l’interruzione dopo l’ottava settimana “con rischi maggiori per la salute delle donne delle donne”.
Anche l’organizzazione delle strutture sanitarie incide su questo dato. A Firenze, l’Azienda sanitaria ha concentrato l’attività di interruzione in un solo presidio, aperto due volte alla settimana; stessa cosa a Careggi. Il tutto per una utenza di un milione di persone. L’aumento dei tempi di attesa è un segnale di negazione dei diritti e, come in questo caso, di potenziale rischio per la salute delle donne.
Obiezione di coscienza, tempi di attesa, concentrazione delle strutture sono alla base del peggioramento degli indici e dell’accesso ai servizi per le donne italiane e migranti.
A Firenze e in Toscana l’applicazione deve migliorare agendo in tutte le sedi possibili: istituzionali ed extra-istituzionali. A livello nazionale, invece, una sola proposta: abolizione dell’obiezione di coscienza.
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Luca Benci
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