Un altro omicidio di Stato si aggiunge al troppo lungo elenco di morti ammazzati da agenti in divisa. Si chiamano Budroni, Cucchi, Uva, Ferrulli, Aldrovandi, Magherini e tanti ancora e sui loro decessi non è ancora stata fatta chiarezza, mentre Acad sta ricostruendo schede dettagliate attingendo a fonti non inquinate.
Decine di morti ‘accidentali’ per mano dei servitori dello stato, grazie a una legge anacronistica che consente alle forze dell’ordine di usare legittimamente le armi non solo in presenza di violenza o di resistenza, ma quando si tratti di «impedire la consumazione dei delitti di strage, di naufragio, sommersione, disastro aviatorio, disastro ferroviario, omicidio volontario, rapina a mano armata e sequestro di persona». E a nulla vale sottolineare che queste morti non sono neppure riconducibili a questi casi, perché sono morti avvenute dietro ai muri di caserme, o per strada con persone già ammanettate. O, come nel caso di Davide Bifolco, ucciso a Napoli mentre si sta rialzando da terra dove era finito perché speronato dalle stesse forze dell’ordine.
La morte di Davide e la reazione non solo dei suoi amici e parenti, ma di tutti gli abitanti del quartiere, richiama quanto è accaduto il 9 agosto a Ferguson, quando Michael Brown, con le mani alzate, è stato ammazzato da un poliziotto. Anche al Rione Traiano la risposta è stata chiara e un semplice presidio si è trasformato in corteo. Anche al Rione Traiano l’uccisione di un ragazzo è collegata alle condizioni di oppressione e degrado che vivono i proletari e sottoproletari.
Deve essere fatta piena luce su quanto accaduto quella notte. Perché non si può morire sparati a 17 anni. Perché verità e giustizia deve essere fatta anche per Davide.
Ornella De Zordo
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