Cresce la rete ACAD

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Nuovi nodi della rete ACAD si stanno formando in diverse città, da Milano a Roma, Ferrara, Bologna. E continua l’attività anche il nodo fiorentino, in questo periodo molto impegnato con presenze nelle scuole superiori della zona per iniziative di informazione e confronto con gli studenti.

Per capire l’importanza dell’attività dell’Associazione, purtroppo è sufficiente visitare il sito nella sezione “storie” http://www.acaditalia.it/category/abusi/: una impressionante teoria di abusi, violenze, spesso finite con un decesso, il cui comune denominatore è l’uso arbitrario e sproporzionato della forza da parte delle forze dell’ordine, con l’arroganza e la protervia di chi si sente protetto da una quasi certa impunità.

Piccole crepe in questo diabolico meccanismo si aprono grazie alla tenacia delle famiglie delle vittime, e al lavoro di ACAD e di alcuni avvocati:

  • Il 13 febbraio nuova udienza a Varese per il processo per la morte di Giuseppe Uva, fermato per schiamazzi il 14 giugno 2008: il pestaggio è iniziato per la strada e continuato in caserma, le sue urla udite dall’amico fermato con lui, da quella stanza chiusa uscirà solo alle 6 di mattina, morto.
  • Il 18 febbraio nuovo capitolo nel processo per gli aguzzini di Stefano Gugliotta, pestato selvaggiamente da un gruppo di celerini in un dopopartita a Roma, lui neanche era allo stadio.
  • Il 25 febbraio processo di appello per la morte di Massimo Casalnuovo, gettato a terra mentre passava con lo scooter da un carabiniere, come da diverse testimonianze. Carabiniere assolto in primo grado, perché con il rito abbreviato non si ascoltano i testimoni, solo le risultanze dell’inchiesta, quindi il solo punto di vista in questo caso dell’imputato e dei suoi colleghi.
  • L’11 giugno prima udienza a Firenze per il processo Magherini (di cui trattiamo in altro articolo), dopo il rinvio a giudizio dei 4 carabinieri che lo “fermarono a morte” la sera del 3 marzo 2014.
  • E tanti altri purtroppo, per cui l’accertamento delle responsabilità, da un punto di vista della legge, è ancora lontano, ma colpiti spesso a morte da una divisa, per strada, in carcere, in un CIE.

Le ultime parole le “merita” Carlo Giovanardi, che non perde occasione per mostrare la sua spregevole natura: come nel caso di Federico Aldrovandi non si vergogna di affermare falsità approfittando del suo essere personaggio pubblico, offendendo i morti e le loro famiglie, stavolta prendendosela con Riccardo Magherini. Immaginiamo la sofferenza dei familiari che comunque hanno risposto giustamente. Questo individuo non vale l’inchiostro con cui sono scritte le sue menzogne. Sarà interessante invece prima o poi scavare negli interessi legati alla gestione dei CIE di Modena e Bologna, per oltre un decennio gestiti dal fratello Daniele Giovanardi…

Segnaliamo inoltre per il 28 febbraio dalle 10 alle 17, al CPA Fi sud una giornata di riflessione e approfondimento sulla tortura. Tortura fisica e psicologica, condizioni di detenzione riconducibili a tale pratica per le conseguenze sugli individui che le subiscono; “abusi in divisa” sono indiscutibilmente all’ordine del giorno quando si parla di repressione e carcere.

Maurizio De Zordo, attivista di perUnaltracittà