Regolamento Urbanistico: ​grave deficit culturale, politico e progettuale nella ‘City of Opportunities’ di Nardella

regolamento_urbanisticoIl Regolamento Urbanistico di Firenze approvato dalla maggioranza comunale è, al di là della retorica governativa, il degno figlio dell’urbanistica sancita dallo “Sblocca Italia”. La città, che si trova con una quantità di edifici vuoti mai così numerosi, perde l’occasione, forse l’ultima, per invertire la tendenza alla dissipazione delle sue principali risorse, lasciando ai privati le scelte strategiche sui nodi principali, sugli edifici monumentali in disuso, sui grandi contenitori dismessi. Non a caso Aeroporto e stadio rientreranno nel progetto generale per altre vie, come del resto altre strade avevano preso i grandi contenitori dismessi che Renzi – assessore all’urbanistica ad interim, e per ora, ministro delle infrastrutture ad interim – aveva inserito nella grande variante pre-Piano strutturale. Anche le decisioni su San Salvi e Castello sono rinviate.

Perché non basta nascondersi dietro le schede del Regolamento Urbanistico per dire che le trasformazioni sono sotto controllo: designare il complesso di San Firenze a destinazione “terziario”, cioè uffici, e aspettare una offerta qualsiasi (centro amministrativo di una multinazionale? Università privata? Uffici della NATO, o della Spectre?), vuol dire abdicare al proprio ruolo, e fare da spettatore mentre la rendita, la speculazione, e il grande capitale divora la città, ignorando i bisogni e le necessità di chi la vive.

La prima grande risorsa è il territorio del Parco della Piana tra Firenze e Prato che verrà frantumato dalla nuova pista aeroportuale, ascrivibile alla categoria delle grandi opere inutili e costose cui possiamo associare i tracciati tramviari delle linee 2 e 3, l’inceneritore di Case Passerini, il nuovo stadio con gli enormi volumi di sostegno speculativo che si tira dietro, andando a sloggiare il Mercafir che dovrà trovare un’altra sede. Poichè questa enorme manomissione di suolo, pianificata altrove ma dalla stessa forza politica che approva il RU non sembra abbastanza, il RU la estende in aree più interne, pedecollinari e fluviali.

Si tratta delle famigerate aree sportive che ammettono volumi occultati ai cittadini ma permanenti e suscettibili di incrementi a domanda e a discrezione della Giunta. Uno sprawl che continua con le aree di atterraggio “perequato” del “comparto discontinuo”, che investe ben 20.000 mq di orti attorno alla caserma “Lupi di Toscana” e 15.000 mq nella preziosa, strategica area delle ex Officine di Porta a Prato il cui massacro, esiziale per la città, è stato tutto giocato tra RFI e gli amministratori comunali guidati dal sindaco Renzi.

E inaccettabili sono i 1600 mq (circa 9000 mc) concessi con norme grimaldello, per un auditorio da mille posti nel giardino di una villa notificata di proprietà di una comunità religiosa, alle pendici della collina dove, poco distanti, poggiano le ville di Castello e della Petraia, mentre al di là della strada 8000 mq ex industriali sono in attesa di nuove funzioni.

Infine la Manifattura Tabacchi, il maggiore complesso architettonico, ormai privato, e l’ex Ospedale di San Salvi, pubblico, dove si inseguono progetti distruttivi ma ritenuti più profittevoli per il real estate market del sindaco venditore. Il giardino Nidiaci – oggi dato colpevolmente in mano agli speculatori fondiari – potrebbe essere il perno per assicurare vivibilità all’Oltrarno, insieme alle proposte del presidio Santa Rosa.

I comitati cittadini attraverso convegni che hanno mobilitato forze culturali e sociali, con le Osservazioni e numerosi incontri con gli amministratori da loro sollecitati, hanno pure tentato di attenuare il deficit culturale, politico e progettuale di questo importante atto urbanistico; così come ci hanno provato gruppi consiliari di opposizione che hanno presentato 220 emendamenti anche sostanziali, rigorosamente bocciati da un’amministrazione a cui ben si adattano le parole di Maddalena in prefazione alle Città fallite di Paolo Berdini, perché il suo “modo di vedere, così contrario alla scienza urbanistica, così succube dell’ideologia del mercato, uccide la città pubblica e la fa diventare un puro conto economico”. Un modo non solo sbagliato e ingiusto, ma di corto respiro.

E’ stato approvato un Regolamento perfettamente adeguato all’operazione “Florence city of the opportunities”: il sindaco Nardella in giro per le fiere internazionali del mercato immobiliare, a Monaco, e poi in Cina, e poi chissà dove, intento a piazzare sul mercato una bella fetta di Firenze. Certificando ancora una volta, ce ne fosse stato bisogno, il disinteresse o l’incapacità di fare quello che dovrebbe fare una amministrazione: occuparsi del futuro della città, dei prossimi assetti urbani, del mantenimento del patrimonio pubblico per renderlo appieno risorsa per i cittadini, del governo delle dinamiche che fanno vivere, o agonizzare, una città.