Thriller sociologici quelli scritti dal greco Petros Markaris, creatore del commissario Kostas Charitos, alle prese con strane categorie di omicidi che hanno come sfondo una Grecia stremata dalla crisi. La Grecia è assai vicina: la gente non ha da mangiare, non può curarsi a spese del servizio pubblico, i bambini non possono nascere in ospedale se non si hanno mille euro da depositare. E noi continuiamo a sproloquiare su conti in ordine e Troika e Fmi.
“Atene di notte, è come le nostre tasche vuote: due vasi comunicanti con lo stesso, scarso, flusso quotidiano. Strade vuote, marciapiedi vuoti, trattorie semivuote. Se di giorno vedi la sofferenza di Atene, di notte ne cogli il lutto”.
Markaris, già in Tempi Bui aveva tentato di dare una spiegazione alla crisi economica che fa coincidere con la fine delle illusioni alimentate dall’Unione monetaria dell’Europa, ma punta l’indice anche contro i difetti dei suoi concittadini: l’uso clientelare e fraudolento delle risorse europee arrivate in questi anni, la corruzione della politica, da sempre nelle mani di tre grandi famiglie, la mancanza di una cultura capillare (in Grecia ci sono in tutto solo 25 biblioteche pubbliche!) e di una scuola statale efficiente.
Markaris è implacabile contro lo Stato greco, “l’unica mafia al mondo che è riuscita a fare bancarotta”. Un paese impoverito sotto tutti i punti di vista, corrotto, dove gli unici a pagare sono i pubblici dipendenti e i pensionati, con drastici tagli ai loro stipendi, anche a quello del Commissario Charitos, che come tutti i Greci deve stare attento a non sprecare neppure un euro, mentre le spese militari rimangono inalterate per non compromettere la crescita economica di certi partner europei.
arkaris, irritato, se la prende con alcuni giornali tedeschi che, invece del disimpegno militare, hanno consigliato ai Greci di vendere l’Acropoli o alcune isole per diminuire il volume del debito pubblico!
Nei suoi thriller, scritti con leggerezza e ironia, Markaris mostra le conseguenze della grave crisi nella vita quotidiana del suo Paese e s’inventa insospettabili serial killer, vendicatori di burocrati corrotti, faccendieri, evasori fiscali, insomma di tutti quelli che prosperano sulla crisi e nonostante la crisi, affamando tutti gli altri.
Nell’Esattore il Commissario Charitos, dotato di buon fiuto ma anche di tanta umanità, s’imbatte in omicidi che nascono dalla volontà di punire i numerosi colpevoli di una crisi che ha le sue basi soprattutto nell’evasione fiscale. Gli omicidi appaiono perciò “socialmente utili” e l’Esattore, fra l’entusiasmo generale, riuscirà a far restituire all’Erario ben otto milioni di euro in soli dieci giorni, anche se poi dovrà rispondere di ben quattro esecuzioni di evasori che non hanno voluto restituire il maltolto.
Anche in Titoli di coda, un sottile filo lega fra loro le vittime, tutte in vario modo implicate in maneggi di mazzette corruttrici o in trabocchetti burocratici per ostacolare imprenditori “forestieri” che non si piegano alla corruzione. La massiccia immigrazione complica la situazione e la stessa figlia del Commissario, Caterina, avvocato che difende immigrati sfruttati, che si accontenterebbero di poco, ma non ricevono neppure quello, sarà aggredita da xenofobi di Alba Dorata, protetti da poliziotti corrotti.
Markaris rimpiange nei suoi libri la perdita di quei valori che tenevano unito il popolo greco, l’onestà e la solidarietà, merce rara anche da noi. La crisi economica ha creato tanti nuovi poveri che si ritrovano a litigarsi quel po’ che resta con gli ultimi, gli immigrati, su cui si riversano odi razzisti della marea dei disoccupati. Paradossalmente il solerte Commissario scoprirà che uno dei serial Killer è proprio il figlio di un emigrato greco, cresciuto in Germania, che ricordando i tanti sacrifici del padre, si trasformerà in vendicatore dei tanti nuovi ricchi evasori.
Così alla fine la soluzione dei casi è sì una vittoria del nostro Commissario ma anche assai dolorosa, per lui e per il lettore: il movente dei delitti è sempre “socialmente onorevole”, giacché gli assassini si sono assunti l’ingrato compito di scovare e punire i veri colpevoli della crisi economica, sostituendosi a un governo imbelle e corrotto che sa solo usare la scure dei tagli indiscriminati.
La Grecia descritta da Markaris, pur con le sue peculiarità, ha purtroppo parecchio in comune con l’Italia: una faccia, una razza? La leggerezza della narrazione non ci impedisce di notare le tante somiglianze con la nostra realtà, i loro problemi sono esattamente i nostri, forse noi siamo ancora in tempo a non toccare il fondo? O è questo modello di Europa che mostra tutti i suoi limiti?
*Laura Lenti, ha fondato il gruppo di lettura “Libriamoci” a Pistoia
Laura Lenti
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