Suburra è un bel film ma con un limite enorme. Due ore serrate nella pancia di Mafia Capitale, quella della destra fascio-berlusconiana che legifera per e con le bande post-Magliana, “zingari” e camorra. Gli appalti per trasformare il lungomare di Ostia in una Las Vegas all’amatriciana sono l’obiettivo ultimo e per ottenerli bisogna tramare, corrompere, uccidere. Con il Vaticano pronto naturalmente a benedire nel nome del figlio e dello spirito santo, ma non del padre, il Papa pare infatti sfilarsi e viviamo in diretta il travaglio delle sue dimissioni.
Stefano Sollima è un bravo regista di genere, ha già al suo attivo i successi seriali di Romanzo criminale e Gomorra, e anche qui non delude: l’estetica proposta della criminalità politico-finanziaria-clerical-mafiosa è abominevole ed è giusto che sia così. Indimenticabile Pierfrancesco Favino, parlamentare con la croce celtica al collo (vi ricorda qualcuno?) che strafatto, dopo un festino in cui muore una minorenne, piscia nudo da un terrazzo “sopra” al Quirinale che resta sullo sfondo.
Qualcuno ha scritto che è un film che non fa sconti a nessuno. A noi pare che invece qualcuno resti indenne. Tra tutti i delinquenti possibili e immaginabili protagonisti del cancro romano, e della nazione, mancano infatti i parlamentari e gli affiliati al Partito Democratico. Eppure se una cosa abbiamo imparato in questi anni è che nel “Mondo di mezzo” di Mafia Capitale uno dei protagonisti indiscussi è proprio il partito di Matteo Renzi e del sistema economico di cui è primo referente, a partire dalle Coop. In Suburra sparisce così il partito “in cui prevalgono interessi particolari che sovrastano o annullano gli interessi generali o sono arena di scontro di poteri”, come lo ha definito con sobrietà l’ex ministro Fabrizio Barca nella sua recente indagine tra gli iscritti dei circoli romani. Nel film invece il Pd non viene neppure evocato simbolicamente.
Si dirà che gli sceneggiatori Bonini, De Cataldo, Rulli & Petraglia hanno scelto di ambientare il film nei “sei giorni che precedono l’Apocalisse”, ovvero quel 12 novembre del 2011 in cui Berlusconi è costretto alle dimissioni. Se fosse davvero così cosa c’entrano allora col film le tribolate dimissioni di Papa Ratzinger se nella realtà sono avvenute solo l’11 febbraio 2013? Nel mescolone della fiction tutto va bene naturalmente, ma perché un film prodotto dal servizio pubblico della Rai mette nero su bianco, senza nessuna censura, le malefatte della destra romana, così maledettamente vere, e assolve quel partito renziano fatto dalla peggiore tradizione democristiana, comunista e socialista e che proprio sulle ceneri della destra deve trasformarsi in Partito della Nazione?
Suburra. Un film di Stefano Sollima con Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Claudio Amendola, Alessandro Borghi, Greta Scarano. Drammatico. 130 min. Italia 2015.
Redazione
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