I bambini e le bambine dalle case occupate di Firenze hanno partecipato alla manifestazione del 16 ottobre a Roma, per pretendere l’abolizione dell’articolo 5 del Decreto Lupi che priva delle utenze e della residenza chi abita nelle occupazioni. Il protagonismo dei bambini e delle bambine nel costruire e portare avanti questa battaglia per i loro diritti non ha fatto mancare momenti di confronto tra i genitori, dai quali sono emerse con forza numerose problematiche legate alla scuola.
Non avere la residenza significa non avere la garanzia dell’iscrizione dei propri figli a scuola, e più di una famiglia si è trovata a dover discutere per mesi con le segreterie scolastiche per riuscire ad ottenere un posto alla scuola elementare. La maggior parte dei bambini e delle bambine continua a frequentare la scuola che frequentava prima di abitare in occupazione o prima di perdere il diritto alla residenza in occupazione con l’art. 5, e le numerose richieste di trasferimento fatte alle scuole più vicine a casa sono rimaste impilate in qualche scaffale, senza ottenere mai altra risposta che “ci vuole la residenza”. Questo costringe studenti e genitori ad odissee quotidiane per raggiungere la scuola che si trova dall’altra parte della città o addirittura nei comuni limitrofi, e impone loro pesanti spese per i trasporti.
Una volta conquistata l’iscrizione le famiglie si trovano davanti numerosi altri problemi. I libri di testo per la scuola elementare sono gratuiti, ma solo per le famiglie residenti, poiché li finanzia il comune. Invece tutti devono pagare i libri per le scuole medie e superiori, e costano centinaia di euro anche per chi ha la fortuna di trovarli usati. Se si aggiunge il costo dei materiali scolastici e si moltiplica per chi ha più di un figlio, ne emerge una cifra inaffrontabile per tutte le famiglie delle case occupate e per moltissime altre. Il comune prevede dei contributi che però vengono dati in primavera, sono legati alla residenza, insufficienti rispetto alle spese, vincolati alla promozione degli studenti e ad esaurimento fondi. Ne deriva che, se non si ha la fortuna di avere l’aiuto qualche insegnante o amico, si va a scuola senza libri.
La mensa scolastica pone un problema economico non indifferente con tariffe che vanno da 1 € a 4.90€ a pasto, in base all’ISEE. L’esonero dal pagamento può essere richiesto soltanto dai servizi sociali, che come sempre lamentano l’impossibilità di agire o l’assenza di fondi se non le minacce. Tantissime famiglie non possono fare altro che non pagare e indebitarsi con il comune, a qualcuno sono addirittura arrivate cartelle di Equitalia per la mensa delle elementatri di figli ormai cresciuti.
Anche di fronte alle misure di sostegno alle famiglie numerose sono solo porte in faccia dai servizi sociali, dato che c’è sempre il requisito della residenza, della carta di soggiorno o di non abitare in occupazione, come prevede la legge regionale 45/13 (è necessario essere “residenti in Toscana, in modo continuativo da almeno ventiquattro mesi in strutture non occupate abusivamente”).
Di fronte a tutto questo è emersa la necessità da parte dei genitori di organizzarsi per far fronte ad un problema comune e pretendere che il diritto a studiare venga garantito a tutti, senza discriminazioni legate alla residenza e alla mancanza di reddito. Per questo motivo è nato il comitato di genitori e studenti per il diritto allo studio, che a partire da una battaglia contro l’articolo 5 sul fronte dell’istruzione, vuole mettere in chiaro che non si può dover pagare il diritto ad andare a scuola.
*Firenzedalbasso – dalle lotte per le lotte
Firenze dal Basso
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