Dall’inizio di questo 2016 per gli utenti dei servizi idrici toscani ci sono state soltanto pessime notizie. L’anno si è aperto con la diffusione dell’indagine di Federconsumatori sulle tariffe idriche dove la Toscana ha piazzato, nella top ten delle bollette dell’acqua più care d’Italia, ben sei province: Grosseto, Siena, Pisa, Pistoia, Prato e Firenze.
Secondo Federconsumatori, se una famiglia media italiana ha speso nel corso del 2015 276 euro, in Toscana si è speso molto di più: a Pisa 442, a Grosseto e Siena 436, mentre a Pistoia, Prato e Firenze 402 euro.
Quali siano le cause di queste differenze ha provato a spiegarlo Mauro Zanini, direttore del Centro studi Creef di Federconsumatori, in una recente intervista rilasciata a La Repubblica Firenze: innanzitutto la Toscana ha una dispersione di acqua talmente alta da raggiungere il 38,3% contro una media nazionale al di sotto del 37%. E’ stata inoltre la regione più sollecita ad applicare la legge 36/94 che prevedeva la creazione di Ato e società di gestione per il settore idrico. E, con altrettanta sollecitudine, ha applicato la tariffa normalizzata con la possibilità di aumento delle tariffe, cosicchè gli utenti pagano non soltanto l’acqua e il servizio, ma anche l’ammortamento dei capitali investiti e la remunerazione degli stessi.
Publiacqua si è difesa sostenendo di spendere 50 euro ad utente fra infrastrutture ed investimenti mentre la media italiana è di 27 euro ad utente. Eppure i risultati di tanti investimenti sono ben lontani dall’essere visibili considerando i 225 chilometri di tubature in amianto, la rete colabrodo, l’acqua al piombo del fontanello di Piazza Signoria e i batteri coliformi trovati in Ottobre nei pressi di Incisa. Solo per citare i casi dell’ultimo anno.
Anche i dati smentiscono Publiacqua, visto che nel triennio 2009/2011 ha realizzato solo il 64% degli investimenti previsti, mentre nel 2013 si è fermata al 63%.
E qui arriva la seconda pessima notizia, ovvero il fatto che la maggior parte degli scarichi fognari scarica direttamente nei fiumi o in mare e la Commissione Ambiente della Regione Toscana ha deciso di concedere alle società di gestione del servizio idrico integrato altri 6 anni per adeguarsi alla normativa europea. Il tutto in attesa che il Consiglio ratifichi questa decisione e che si continui ad inquinare senza la minima preoccupazione per la salute pubblica.
Eppure i cittadini pagano da anni in bolletta i servizi di depurazione e scarico, ma dove finiscono questi soldi?
Secondo la denuncia dell’Associazione Acqua Bene Comune di Pistoia che ha analizzato la bolletta approvata dal Comune di Pistoia nell’aprile 2014 i nostri soldi non vanno in servizi ed investimenti ma in profitti per gli azionisti. Secondo gli attivisti dal 2014 al 2021 le bollette cresceranno del 61% a fronte di un calo degli investimenti del 51%, mentre i profitti per Publiacqua aumenteranno in media del 106% e i guadagni lieviteranno del 145%.
E’ evidente che costi più alti non significano una qualità migliore dell’acqua e dei servizi, anzi più le bollette crescono peggiori sono i servizi per i cittadini, a riprova che la privatizzazione porta al guadagno di pochi e alla sconfitta della collettività.
*Francesca Conti, laboratorio perUnaltracittà
Francesca Conti
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Toscana Rossa? Di rosso ormai c’è solo il culo che i nostri beneamati amministratori ci fanno ogni giorno, alla luce del sole, senza alcuna distinzione di tessere, ad esclusivo beneficio delle aziende fintamente privatizzate (da sempre in Italia la formula è “privatizzare gli utili, socializzare le perdite”), che in cambio gli pagano (con i nostri soldi!) le campagne elettorali e gli garantiscono un comodo “ammortizzatore sociale” a base di incarichi molto ben retribuiti e prebende varie, se per ventura non vengono rieletti.
C’è rimasto fra voi qualcuno meno “uguale” degli altri, capace ancora di ammettere e fare un passo indietro di fronte ai propri errori, oppure siete tutti omologati al sistema?