L’ultima uscita di Lemaitre probabilmente susciterà perplessità, dubbi e forse malumori tra coloro che, con il pensiero a quanto pubblicato finora, da Lavoro a mano armata a Ci vediamo lassù, passando per la trilogia Alex – Camille – Irene e L’abito da sposo, si aspettavano qualcosa di simile.
Premesso che leggendo le sue opere ci troviamo di fronte ad una scrittura non sempre riconducibile ad un genere preciso, va detto che Ci vediamo lassù non ha elementi che lo mettano in relazione con le narrazioni precedenti.
Il disorientamento che può cogliere i lettori è lo stesso che già si percepisce nelle recensioni e critiche che sono state scritte. Invece è opportuno rassicurare chi fino ad oggi ha ritenuto Lemaitre un valido scrittore: anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un valido romanzo, anche se diverso dagli altri.
Spesso si è abituati, nel leggere un noir, ad imbattersi nello “sbirro” buono e simpatico; nell’omicidio risolto nel finale e nelle implicazioni sociali che contraddistinguono l’ambientazione. Almeno per le prime due caratteristiche descritte, questo non è il caso. Ma del resto non è una novità, visto che nella produzione di Lemaitre, fino ad oggi, non vi è traccia del classico noir.
Un dato che fa di Tre giorni una vita una lettura da non farsi sotto l’ombrellone, e che accomuna quest’ultimo romanzo almeno alla trilogia citata, è l’aspetto psicologico; non a caso da più parti è stato definito un thriller psicologico.
Proprio questa caratteristica crea la suspense che ne accompagna la lettura. Non c’è da scoprire il colpevole dell’omicidio, che sì questo c’è; semmai c’è da scoprire come l’assassino, a 12 anni, troverà il modo per reggere di fronte ad eventi che da un momento all’altro lo fanno vacillare nella fiducia di non tradirsi. Il protagonista si trova a fare i conti con i sensi di colpa che lo assalgono; con le crisi di panico che lo devastano; con la ricerca del rapporto sessuale come antidoto alle ricorrenti crisi esistenziali.
Un’esistenza, ed una personalità, condizionate da un evento che, nei fatti, non può non essere considerato determinante per la sua esistenza in quanto sconvolge completamente la sua vita, ed in parte quella della piccola comunità di provincia di un paesino francese.
Ciò che rende interessante la lettura di questo romanzo è proprio la consacrazione del noir psicologico. Quanto scritto non vuole certamente essere una difesa di Pierre Lemaitre e di quanto scrive. Certo può capitare di incorrere in uno scivolone, ma non è questo il caso.
*Edoardo Todaro, libreria Majakowskij CPA-Fi sud
Pierre Lemaitre, Tre giorni e una vita, Mondadori, Milano 2016, pagine 226, € 18.00.
Edoardo Todaro
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