Ma ‘ndo vai se la mitraglia non ce l’hai?

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Firenze Santa Maria Novella. Quattro rambi piantonano un mezzo corazzato sotto un panopticon di telecamere. Il sottopassaggio che sbuca tra un binario e l’altro è bloccato per “contrasto alle attività abusive”. Sale d’aspetto e palazzine sono state occupate da attività commerciali. Occupate manu militari.

Al passeggero sprovvisto di passaporto diplomatico non resta che prende quel treno per Yuma, sperando di essere seguito dalle ombre rosse degli indiani fino a Rifredi e di essere attaccati a Zambra da manipoli di bandoleros, così potrà vedere il Settimo Cavalleggeri in azione.

Operazione Strade Sicure [SS] a Firenze
Operazione Strade Sicure [SS] a Firenze
I teatri bellici (cinque guerre in dieci anni con tre fronti ancora aperti) ci deliziano con questo avanspettacolo.

Da quando ci siamo abituati ad accettare le uniformi dei corpi speciali e i fucili d’assalto accanto alle scuole, in mezzo ai negozi? Ad essere sinceri non tutti ci siamo abituati, ma hanno tentato di farci abituare, un poco alla volta e con molta astuzia. Prima hanno mandato i corpi speciali in luoghi di frontiera: tutto ebbe inizio una certa domenica.

Poi hanno piantonato luoghi di culto di varie religioni che potevano essere bersaglio di attentati. E già lì si doveva capire che “Quando la mano si dan Cesare e Pietro…”

Infine, hanno militarizzato la lotta al narcotraffico e al pizzo e hanno riempito di divise Napoli e Palermo, con la scusa che i mafiosi usano il tritolo e le mitragliette.

Una logica che non fa onore balla Magna Grecia perché se i mafiosi passano al bazooka autorizzerebbe chi li contrasta a irrorare la Riviera con l’agente orange, dopo di che i limoni, sfrondati del fogliame, saranno più facili da raccogliere ma il limoncello avrà un sapore strano.

Oggi non basta un lampione a Milano e un corrimano a Trieste a rendere le strade sicure: tocca ai mezzi corazzati infondere ai passanti la tranquillità che mancava. Qualche mese fa davanti a quelle divise mimetiche si sobbalzava, ci si voltava, si chiedevano informazioni:

“E’ successo qualcosa? Girano un film? Seborga e San Marino hanno invaso l’Italia?”

Ora gli abiti civili si mescolano indifferenti alle divise. Le uniformi di vigili e poliziotti sfigurano accanto all’armamentario dei rangers e dei marines e li inseguono sul loro terreno: più armi alla cintura, più imbottiture, più placche, più ginocchiere… Qualcuno si scatta un selfie con gli energumeni, forse pensa che siano come i centurioni al Colosseo e gli svizzeri in Vaticano. O forse no. Forse tutti questi anni di parate e di complotti hanno seminato tra la gente il rispetto delle armi e il disprezzo dei disarmati.

Un gusto indefinibile della guerra e della morte a cui riesco a trovare solo un nome: fascismo.

*Massimo De Micco

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Massimo De Micco

Massimo de Micco, 1972, fiorentino, essendo cresciuto negli anni Ottanta e Novanta si ritrova una formazione psicologica, una partita iva e una ricca e variegata esperienza professionale nel campo della formazione, ma è anche illustratore,fumettista e cartoonist. Ha partecipato a iniziative culturali, sociali e politiche di varia natura, a condizione che fossero libere, solidali e auto-organizzate, dagli Studenti di Sinistra a Kykeion, da Violetta van Gogh a Black Notes, da Fuoribinario a Radio Cora. E' tra i fondatori del gruppo Palazzuolo Strada Aperta che ha dato vita in questi anni alla Book Bike e si appresta ad aprire a Firenze la Biblioteca Riccardo Torregiani.

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