21 e 22 ottobre: due giornate di mobilitazione e di lotta

  • Tempo di lettura:5minuti
image_pdfimage_print

Il 21 e il 22 ottobre sono state due giornate di lotta e mobilitazione, indette dai sindacati di base USB, Unicobas e USI e dal Coordinamento No Sociale.

Il motivo di questi due giorni di protesta – uno di sciopero generale e la manifestazione nazionale No Renzi Day – è rivendicato con orgoglio dai sindacati che lo hanno indetto: uno sciopero politico, come non si organizzava da tempo, la cui riuscita ha dimostrato che è possibile mobilitare la classe lavoratrice anche oltre le singole vertenze sindacali.

L’obiettivo è la caduta del governo Renzi che calpesta i diritti dei lavoratori e dei cittadini; caduta che può avvenire a patto di unire lavoratori e forze popolari e sociali, iniziando con il dire no alla riforma costituzionale. Un no che parta da basso e che abbia un valore sociale perchè il governo che attenta alla Costituzione è lo stesso che taglia il welfare e che ha affossato i diritti dei lavoratori.

img_4503L’impegno è quindi quello di trascinare, attraverso la classe lavoratrice, la protesta sociale e politica, contro l’accentramento del potere esecutivo nelle mani di pochi e contro le politiche di austerity che vessano le classi di lavoratori più precarie.

La scelta di costruire due giornate di lotta – una di sciopero e una di manifestazione nazionale – è funzionale all’unione di due momenti: la lotta sul territorio e sulle singole vertenze e il malcontento sociale che si sviluppa a livello più generale nelle pieghe della società italiana.

Le manifestazioni indette in seguito allo sciopero di venerdì sono state territoriali: in Toscana, Pisa e Livorno sono confluiti a Pontedera, per dare un rilievo alla protesta che da mesi imperversa alla Sole, indotto Piaggio, dove i lavoratori lottano strenuamente, insieme e al di là delle sigle sindacali, per i propri diritti.

A Firenze la manifestazione è partita da Piazza Beccaria per giungere in piazza SS. Annunziata, dove prima di sciogliersi, si è tenuta un’assemblea estemporanea in cui sono intervenute diverse realtà sociali e sindacali. Oltre ai lavoratori di USB e Unicobas, erano presenti gli studenti medi che hanno manifestato contro la Buona Scuola.

C’era il Movimento di lotta per la casa, intervenuto per ricordare l’iniquità sociale che non permette a tutti di avere un tetto sopra la testa.

L’intervento del Colpol, il collettivo di scienze politiche, ha ricordato l’importanza di unire le lotte di lavoratori e studenti, perchè unirsi è l’unico modo per essere più forti e acquisire consapevolezza.

In piazza le testimonianze di Firenze antifascista e del CPA, che hanno ricordato il processo che grava sulle spalle di diversi antifascisti per accuse mai provate, si sono fuse con le testimonianze dei vigili del fuoco e di altri lavoratori e con quella degli studenti, compresi due studenti francesi che hanno partecipato alla manifestazione per portare la solidarietà in nome della parte di Francia che da mesi lotta contro la Loi travail.

La manifestazione cittadina ha avuto importanza per questo dialogo tra sindacalismo di base e soggetti sociali: dialogo importante per la costruzione di futuri percorsi di lotta condivisi.

Questa mobilitazione nazionale è in programma da molto tempo: sono mesi che i sindacati di base si preparano ad una mobilitazione di massa, ma questo momento ha acquisito una rabbia maggiore all’indomani della morte di Abd Elsalam, il lavoratore di un’azienda in appalto della GLS ucciso durante un picchetto di protesta a Piacenza. Abd era un professore egiziano, venuto in Italia a fare il facchino, aveva un contratto a tempo indeterminato, ma la notte in cui è stato ucciso manifestava per il mancato accordo sulla riassunzione dei suoi colleghi precari.

La sua storia è diventata un esempio di lotta condivisa, della necessità che tutti i lavoratori si uniscano per salvaguardare diritti che sono di tutti.

img_4507Abd è l’attivista che sa che i diritti dei lavoratori più deboli vanno difesi con più forza da chi ha un contratto migliore, per questo è diventato il simbolo delle due giornate di sciopero: Piazza S. Giovanni a Roma, il luogo presidiato nelle due giornate di lotta, è diventata Piazza Abd Elsalam, assassinato mentre lottava per i diritti di tutti.

E mentre dalla magistratura e dalla parte politica governativa ci sono tentativi di delegittimare la sua morte, ed archiviarla come semplice incidente stradale, Abd è diventato l’eroe migrante per cercare una vita migliore e darla alla sua famiglia. Venerdì in tutte le piazze italiane i cori per lui sono stati molti e sabato a sfilare per le strade di Roma, insieme ai suoi compagni di lavoro e di lotta, anche i suoi familiari: il fratello, la moglie ed uno dei cinque figli.

Tra le decine di migliaia – quarantamila secondo le organizzazioni – di manifestanti giunti a Roma da tutta Italia per il No Renzi Day, una parte molto nutrita era composta da migranti: braccianti, lavoratori agricoli, facchini che rivendicano il loro diritto ad una vita dignitosa. Hanno sfilato al grido di ‘Negative! Basta! Renzi basta’, portando in mano cartelli: ‘Volevate braccia sono arrivati uomini’; ‘Permesso di soggiorno umanitario per tutti’.

I migliaia di migranti, organizzati dal CISPM – Coalizione Internazionale Sains Papiers Migranti Rifugiati e Richiedenti asilo – sono un nuovo soggetto sociale consapevole, persone scese in piazza per rivendicare libertà di circolazione, di residenza e giustizia sociale: ‘Presenza consapevole e caratterizzata dal fatto che non siamo né numeri, né oggetti, né soggetti privi di capacità di elaborazione’ (dalla pagina Facebook del CISPM – Italia).

Il popolo di piazza Abd Elsalam è stato giustamente definito un popolo meticcio: necessità e richieste di migranti, lavoratori più o meno precari, disoccupati, studenti si sono fuse insieme e si sono unite in un unico No, che è quello contro la riforma costituzionale. Un no che non è – come vorrebbe farlo passare la controparte – rinunciatario e nostalgico.

È un no di protesta ma anche una spinta positiva, per costruire insieme un futuro politico e sociale del paese che non sia a favore di pochi, ma che dia spazio e diritti a tutti.

Questa protesta meticcia deve trovare la forza per sopravvivere e andare oltre i due giorni di ottobre, per costruire un’opposizione che intanto lavori sul No sociale al Referendum, ma che superi il quattro dicembre con l’impegno di creare una nuova stagione di lotte e proteste che non si esauriscano con gli appuntamenti di questo autunno, perchè c’è bisogno dell’impegno di una nuova piazza – unita e consapevole – per combattere le ingiustizie che tolgono valore alla società in cui viviamo.

The following two tabs change content below.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Captcha *