1917. L’anno della rivoluzione

La fine del 2016 ha visto uscire in libreria 1917. L’anno della rivoluzione di Angelo D’Orsi, un libro il cui titolo e la cui immagine di copertina potrebbero far credere che ci si trovi di fronte agli avvenimenti che portarono alla rivoluzione bolscevica.

Ebbene, se in parte di questo si tratta, in realtà ci troviamo di fronte al racconto dell’evolversi di eventi che si svilupparono nell’arco di tutti i dodici mesi di quell’anno e che risultano, per tantissimi motivi, collegati tra loro. Diciamo che le pagine che abbiamo in lettura ci descrivono il contesto che fece scaturire fatti di cui oggi non possiamo non ricordare l’importanza, fatti che hanno segnato la storia non solo di quell’anno, ma che hanno lasciato un segno indelebile fino ad oggi. Dodici mesi che ebbero sì, protagonisti personaggi singoli, da Lenin (dalle “Tesi di aprile” a “Stato e rivoluzione”) a Cadorna; da Trockij a Mata Hari, ma che di fatto videro al centro dell’evolversi di quell’anno le vicende che subirono enormi masse di popolazione.

Non si può dire diversamente visto che nel 1917 siamo in pieno conflitto mondiale, il primo conflitto, la grande guerra o meglio ancora la “fabbrica di follia”, che molti storici non separano dalla seconda, ma anzi considerano parte di una sola nuova guerra di 30 anni che si concluderà solo nel ’45.

All’interno degli avvenimenti di quell’anno troviamo tantissimi elementi che non sono poi così distanti da quelli tipici dei conflitti dei giorni nostri: a partire dagli interessi economici e le strategie geopolitiche, i poteri al tramonto e le potenze emergenti, gli interventi militari che servono a nascondere difficoltà interne e la compressione di libertà, diritti civili e politici, fino all’instaurazione di leggi emergenziali, la sperimentazione di nuovi armamenti (bombardamenti aerei, uso del gas, impiego di sottomarini, lanciafiamme), gli scontri tra apparato politico ed apparato militare, l’uso della propaganda come strumento di consenso e, non ultimo, la caccia al nemico interno e la mobilitazione nazionalistico/patriottica delle masse.

E’ da sottolineare il ruolo che ebbero le classi meno abbienti di fronte a classi dirigenti determinate a proseguire la guerra ad oltranza: ammutinamenti al fronte da una parte, e rivendicazioni lavorative dall’altra (già a gennaio a Parigi scendono in sciopero due fabbriche tessili come anche in Italia nelle fabbriche di produzione bellica come l’Ansaldo, che in tempo di guerra assunsero un alto valore politico); certo molti di questi episodi non sono da sopravvalutare nella loro portata ma non furono cose da poco se consideriamo che il ’17 è l’anno della stanchezza. L’anno in cui larga parte della popolazione deve fare i conti con l’accentuarsi della repressione corrispondente al peggioramento delle condizioni di vita nel conflitto.

Ma vi sono anche altre questioni a cui dare valore, e che l’autore mette in risalto: ad esempio il dibattito e le divisioni che la guerra porta tra le fila del Partito Socialista in Italia, il quale assumerà la tanto nefasta parola d’ordine: “né aderire, né sabotare”.

Ovviamente dal mese di marzo in poi gli avvenimenti che si susseguono in Russia catalizzano l’attenzione mondiale, interi settori della popolazione vedono quanto accade in Russia come un esempio da seguire (al di là delle rivendicazioni politiche, ciò che colpisce sono episodi come quelli della fraternizzazione tra esercito e popolo), mentre potenze come la Germania vedono nella rivoluzione addirittura un possibile vantaggio per raggiungere la vittoria nella guerra in corso.  E’ un fatto che la rivoluzione ha anche degli aspetti diciamo politici, i quali saranno determinanti per il futuro del percorso rivoluzionario, a partire dalla divisione tra menscevichi e bolscevichi.

Quanto avviene mette in evidenza in Italia (un paese che esce dalla “settimana rossa”) e non solo, l’incapacità dei vertici militari e politici di capire quanto sta accadendo tra le file della popolazione e dell’esercito, accentuando la forza di chi si oppone alla guerra. In Italia tale comportamento produce effetti collaterali che porteranno a vere e proprie disfatte militari, vedi Caporetto.

Quell’anno, come si diceva, avrà conseguenze anche in prospettiva verso gli anni futuri: solo per accennarne alcune ricordiamo la futura nascita della Jugoslavia e i trattati di spartizione del Medio Oriente con la paventata nascita dello stato d’Israele, come anche il Fascismo che deve essere considerato a tutti gli effetti figlio della guerra e che sulla propaganda bellica costruirà la sua ascesa al potere, il suo successivo consenso, ma anche la sua fine.

*Edoardo Todaro

Angelo D’Orsi,  1917. L‘anno della rivoluzione, Laterza, Bari 2016,  pp 268, 18 euro