«Su questa delibera presenta un’interrogazione l’Ornella». Con questa frase, ormai rituale in Consiglio, inizia un’intervista de “La Nazione” a Ornella De Zordo. È il febbraio del 2014, la consigliera ha appena annunciato che non si ricandiderà alle elezioni comunali di maggio. «Per dieci anni le sue battaglie sono state il mantra della sinistra alternativa al PD di governo, una spina nel fianco permanente per sindaci e giunte», ricorda l’articolo che prosegue con una battuta della stessa Ornella: «È facendo così che abbiamo scoperchiato la vicenda di Castello»[1].
È stata proprio l’urbanistica una delle più difficili ma coinvolgenti battaglie di perUnaltracittà, dentro il Consiglio comunale e fuori dal palazzo, tanto che la stessa consigliera, in un’altra intervista, stavolta a “la Repubblica”, nell’aprile 2014 afferma che il maggior successo nei dieci anni è stato proprio sull’urbanistica: «Forse molti se lo sono dimenticato ma il concetto di “volumi zero”, diventato una sorta di marchio di fabbrica, Renzi l’ha preso da noi. Perché siamo stati noi a dire che si doveva dire basta al consumo di suolo e Renzi è stato alla fine indotto ad usare le nostre parole e le nostre idee. Anche se poi quel principio l’ha declamato ma non applicato. Sì, credo che sull’urbanistica qualcosa abbiamo seminato»[2]. E “seminare” ha significato la produzione, in dieci anni, di circa quattrocento atti presentati in Consiglio comunale, sull’urbanistica, su traffico e mobilità alternativa, sullo smog, sulla questione della casa. L’impegno istituzionale sull’urbanistica è stato, appunto, molto “impegnativo”.
Moltissime, come dimostra Cristiano Lucchi in questo libro, sono state le interrogazioni, le domande di attualità, gli emendamenti a delibere, le mozioni, gli ordini del giorno, gli interventi nelle commissioni e nelle sedute consiliari: insomma, sono stati utilizzati tutti gli strumenti possibili consentiti dai regolamenti, con l’aggiunta di una buona dose di inventiva: questa è stata l’opposizione di PUC in dieci anni all’urbanistica neoliberista e a tutto il resto. Senza poi dimenticare che alcuni atti consiliari, insieme a qualche esposto-segnalazione alla Procura della Repubblica, hanno favorito alcune inchieste giudiziarie, conclusesi nei processi con assoluzioni o condanne.
L’obiettivo di rendere pubbliche le “contraddizioni” degli interventi urbanistici e di denunciare possibili o probabili speculazioni edilizie, bloccando o rallentandone la realizzazione, grazie anche al contributo esterno dei comitati, è stato tante volte raggiunto. Molte interrogazioni e domande di attualità erano finalizzate proprio a scoprire cosa e chi era dietro a certe operazioni, o a modificare e incidere sugli interventi. Gli esempi sono numerosi: dall’operazione Castello al complesso del Multiplex ed ex Fiat di Novoli, dal caso Quadra al palazzo Tornabuoni, dall’ex Panificio Militare al parco di San Salvi, dall’ex Fiat di viale Belfiore alla ex Manifattura Tabacchi, dall’ex Banco dei Pegni di via Palazzuolo all’ex Meccanotessile e al “mostro” del Poggetto, dal parcheggio della Fortezza a quelli di piazza del Carmine e Brunelleschi, dal Piano strutturale al Regolamento urbanistico. Si è spesso trattato di iniziative consiliari in solitaria di Ornella e del gruppo consiliare (unica “proponente” degli atti in Consiglio), a volte si sono uniti i pochi consiglieri di opposizione di sinistra: Monica Sgherri e Anna Nocentini di Rifondazione comunista nella prima consigliatura, Tommaso Grassi di “Firenze riparte a sinistra” nel secondo mandato.
Operazione Castello
«Visti gli inquietanti sviluppi delle inchieste giudiziarie relative all’area di Castello, al Multiplex di Novoli, al complesso residenziale Dalmazia, e culminate con le accuse di corruzione a due assessori comunali, con le dimissioni dell’assessore all’urbanistica Gianni Biagi e con il sequestro preventivo dell’area in questione […].
Considerato che il 24 novembre il Sindaco si è opposto a che venisse istituita una Commissione consiliare di indagine sulle vicende relative all’insediamento di Castello, i cui lavori avrebbero permesso di fare chiarezza e ricostruire le premesse, le motivazioni e i passaggi più o meno lontani di un iter complesso e iniziato negli anni Novanta.
Considerato che lo stesso sindaco era a conoscenza dell’operato dell’assessore Biagi e ha assecondato l’indirizzo verso scelte urbanistiche quali il ridimensionamento del parco ritenuto invece nelle posizioni ufficiali una priorità […].
Considerato che in data 24 novembre in Consiglio Comunale il sindaco ha difeso la sua giunta e il suo operato;
Il Consiglio Comunale sulla base di quanto sopra esposto sfiducia il Sindaco di Firenze Leonardo Domenici e richiede le sue dimissioni»[3].
Così recita la mozione di sfiducia al sindaco Domenici presentata formalmente da PUC nella fase più acuta della vicenda di Castello.
È il periodo in cui la vicenda giudiziaria mette sotto inchiesta parte dei vertici dell’urbanistica fiorentina. La mozione è quindi una sfiducia politica, perché la vicenda Castello mette «in discussione la disastrosa gestione del territorio cittadino e l’operato di questa giunta che non ha la credibilità per gestire ulteriormente le questioni urbanistiche di Firenze, a nessun livello»: risulta perciò importante, da parte della lista consiliare, «affermare la necessità di una alternativa, di un profondo rinnovamento della politica, nei modi come nei contenuti, riportando al centro la trasparenza, la partecipazione, l’interesse pubblico, la giustizia sociale».
È il periodo in cui emersero le scandalose intercettazioni telefoniche di Domenici[4]. La mozione di sfiducia in Consiglio viene respinta dalla maggioranza. Ornella De Zordo è, tra l’altro, “recidiva”: due anni prima, aveva presentato una richiesta di dimissioni dell’assessore all’urbanistica Gianni Biagi per il nefasto cantiere dell’area ex Fiat di viale Belfiore[5].
La gestione del caso Castello passa alla giunta successiva. Nel febbraio 2012 Renzi sostiene che la convenzione con Ligresti firmata da Comune, Provincia e Regione può essere rivista: «bisognerebbe azzerare gli atti – egli afferma – e ripartire con una nuova convenzione»[6]. Successivamente la maggioranza in Consiglio comunale voterà contro la mozione presentata da De Zordo e Grassi che, riportando testualmente le parole del sindaco, impegnava la Giunta a prendere atto dell’importanza di rimettere in discussione i termini della convenzione e a intraprendere le procedure necessarie per rivedere il progetto urbanistico dell’area di Castello. Lo stesso Piano strutturale recepisce la vecchia previsione: l’osservazione presentata da De Zordo e Grassi, che chiedeva di cancellarla, è stata bocciata.
Il processo di primo grado del marzo 2013 vede assolti i protagonisti della vicenda Castello, tutti tranne Biagi condannato a un anno per abuso di ufficio e turbativa d’asta. Il 27 ottobre 2015, la Corte d’appello muta il verdetto: condanna per corruzione a due anni e mezzo Ligresti, l’architetto Casamonti e Biagi, e a un anno e un mese Riccardo Cioni.
Complesso Multiplex ed ex Fiat di Novoli
L’11 novembre 2013 il Consiglio comunale approva la delibera di variante al Prg del Piano di recupero (Pr) di completamento per l’area ex Fiat a Novoli, con i voti contrari della consigliera De Zordo e di quasi tutta l’opposizione. «La giunta Renzi sponsorizza un Piano che, al netto di dettagli davvero marginali, ribadisce le previsioni del vecchio – afferma nell’occasione la consigliera – e pensare che il 20 aprile 2009 il Consiglio comunale bocciò la delibera del vecchio Piano, proprio perché troppo invasivo, coi voti delle opposizioni e di parte della maggioranza: i voti contrari, 21 su 39 presenti, mandarono la giunta Domenici in minoranza e ne sancirono di fatto la fine politica (col voto contrario di una bella fetta di maggioranza e l’astensione dell’allora consigliere Nardella)»[7].
Il vecchio Pr dell’area ex Fiat di Novoli, decaduto e ora resuscitato senza cambiamenti di rilievo con questa variante urbanistica – ricorda ancora Ornella De Zordo – «risale al luglio 1994 e fu poi modificato con la celebre Variante […] nel 2001: lì si sanciva una capacità edificatoria di 200.000 mq, ovvero 600.000 mc di cemento in un’area già allora congestionata. Incredibile che oggi, con una situazione ancora più appesantita dal nuovo Palazzo di Giustizia, tutti i volumi siano confermati dal Ps di Renzi che consente la costruzione di otto nuovi lotti nei 57.505 mq ancora liberi intorno al parco di San Donato»[8]. Si tratta, come si legge nello stesso comunicato, di «un’operazione sbagliata e di retroguardia, che l’amministrazione ora tenta inutilmente di spacciare per “riqualificazione”. Alla faccia dei “mattoni zero” di cui si vanta il Sindaco Renzi».
La “riqualificazione” dell’area ex Fiat di Novoli si porta dietro anche la tormentata costruzione del complesso della multisala cinematografica, allora chiamato “Multiplex”: tante e puntuali, fra il 2008 e il 2010, le interrogazioni di PUC in Consiglio; alcuni esposti alla Magistratura portarono al sequestro della costruzione da parte della Procura (con successivo dissequestro) e a un processo che si risolse nell’assoluzione dei tre imputati, perché «il fatto non sussiste». L’accusa aveva ipotizzato reati di abuso edilizio e violazione delle norme urbanistiche. «L’assoluzione dei tre imputati non ci sorprende – commenta Ornella De Zordo – restano inalterati i dubbi sulla correttezza delle procedure seguite, per non parlare della questione più importante, rappresentata dalle conseguenze sugli equilibri urbani, sulla circolazione veicolare, sulla vivibilità e la qualità della vita indotte dalla realizzazione del “mostro di Novoli”. Non c’è sentenza che possa certificare la qualità urbanistica dell’operazione»[9]. In quegli anni, sul Multiplex è attivo anche Maurizio Paoli, attivista di PUC ed esercente cinematografico.
Il caso Quadra
Novembre 2013. Sentenza durissima: diciannove condannati su ventuno imputati, in primo grado al processo sul caso Quadra, la società di progettazione accusata di aver avuto una via privilegiata negli uffici del Comune di Firenze per i suoi progetti[10]. La società è specializzata nella demolizione di vecchi edifici e nella loro sostituzione con nuovi palazzi residenziali. Tre anni e nove mesi per corruzione e peculato per l’ex capogruppo del PD in Palazzo Vecchio, Alberto Formigli, e quattro anni e mezzo per abuso edilizio, corruzione e truffa per l’ex presidente dell’Ordine degli Architetti di Firenze, Riccardo Bartoloni, entrambi fondatori della società Quadra. Nel corso dell’inchiesta si ritiene che Formigli, in qualità di capogruppo a Palazzo Vecchio, abbia favorito i suoi vecchi soci, tra l’altro promuovendo o votando varianti urbanistiche utili alla Quadra.
La sentenza, afferma Ornella De Zordo, «non aggiunge niente alle conclusioni cui eravamo giunti a suo tempo, e che, con una mobilitazione dal basso da parte dei cittadini, hanno portato prima ad una azione capillare di verifica di piani e progetti e di denuncia dei tanti casi “sospetti”, poi alla sostanziale sfiducia finale della giunta Domenici, con il ritiro del Piano strutturale, che non fu approvato […]. Certo, le commistioni sfacciate fra politica e affari che hanno caratterizzato il caso Quadra sono scomparse, ma quello che a noi importa di più è valutare le ricadute sulla città»[11].
Sul caso Quadra la battaglia di PUC in Consiglio comunale è strenua. Sono presentate numerose interrogazioni urgenti che puntano a scavare all’interno del palazzo, a sollevare e rendere pubbliche le “magagne” di settori, quali l’urbanistica e l’edilizia, «che negli scorsi anni sono state gestiti in modo illegittimo e clientelare, perseguendo interessi privati più che il bene pubblico e collettivo»[12].
In Consiglio comunale passano numerosi progetti targati Quadra: il parcheggio scambiatore in viale Europa della Firenze Parcheggi; la ristrutturazione della piscina delle Pavoniere; il piano di recupero del complesso immobiliare di via della Torre; la variante urbanistica per l’insediamento produttivo nell’area nord della nuova strada di collegamento via dei Cattani-via Pistoiese; il centro di autodemolizioni “Il Ferrale”; e poi interventi edilizi in via Ponte di Mezzo, via Carlo Del Prete, via Niccolò da Tolentino, via Arnoldi, viale Cadorna, viale Corsica, via Silvani, il Complesso Dalmazia, via del Podestà, via Buondelmonti[13].
Nel novembre 2009, in Consiglio comunale si raggiunge il punto più critico riguardo alla vicenda: quale tipo di inchiesta interna al Comune si deve adottare? La commissione speciale di indagine, proposta da PUC «per fare chiarezza sugli atti amministrativi del Comune e per capire quali di questi vadano subito bloccati», o l’indagine della Commissione consiliare Urbanistica, proposta dal PD? Ovviamente la maggioranza sceglie la seconda opzione, una «scelta al ribasso che – secondo la consigliera – non dà le dovute garanzie per fare chiarezza sulle scelte urbanistiche nelle quali è coinvolta Quadra. Scegliendo l’indagine di commissione urbanistica si limita chiaramente il raggio d’azione di controllo, si grava la III Commissione consiliare di un compito eccessivo visto che dovrà lavorare su Piano strutturale e Regolamento urbanistico [in quel momento, in via di elaborazione], e si ripete quanto intrapreso dalla vecchia amministrazione, che già aveva bocciato l’indagine amministrativa su Castello da noi avanzata»[14].
Otto mesi dopo si concludono i lavori d’indagine: secondo PUC, «si confermano i limiti di un lavoro di Commissione urbanistica […] il lavoro in sé si è limitato ad una registrazione della rispondenza a norme e permessi, come se si trattasse di ricercare casi di abusivismo edilizio. Il problema da affrontare […] non era la vigilanza antiabusi, ma un malcostume che si alimentava dalla contiguità fra ambienti politici, tecnici ed imprenditoriali, con il dubbio che in alcuni casi le regole stesse venissero fatte ad hoc per favorire questo o quell’intervento. Dunque non sembrava avere molto senso poi verificare se l’intervento le rispettasse! […] si doveva insomma indagare sulle modalità di formazione di varianti e norme, verificare che lo scenario normativo a monte rispondesse a finalità di pubblico interesse e non agli interessi privatissimi di un gruppo ben strutturato. Cioè andava fatto un lavoro che la Commissione urbanistica, con il mandato affidatole, non poteva fare»[15].
Palazzo Tornabuoni
«I lavori in corso per la realizzazione di trentasei appartamenti di lusso nel palazzo Tornabuoni hanno comportato modifiche rilevanti alle caratteristiche architettoniche e tipologiche dell’edificio? L’amministrazione comunale è intervenuta e ha svolto accertamenti per verificare la conformità dei lavori rispetto alle Dia concesse?»[16]. Queste le domande principali che perUnaltracittà presenta nel gennaio 2009 con un’interrogazione urgente finalizzata a conoscere l’iter urbanistico che aveva portato alla ristrutturazione di palazzo Tornabuoni. Proprietaria del palazzo è l’impresa Tornabuoni Srl – collegata al gruppo Fingen dei fratelli Fratini, la stessa dell’albergo extralusso Four Seasons – di cui è legale rappresentante Iacopo Mazzei.
Per l’allora sindaco Domenici tutto è in regola. Ma, dopo quasi due anni interviene la Procura della Repubblica: dieci indagati per i reati di falso, truffa e abusivismo edilizio. Palazzo Tornabuoni viene sequestrato per irregolarità relative alle opere interne all’edificio trasformato in un albergo di lusso, ben inserito nel contesto della via Tornabuoni, “salotto buono” di Firenze, pedonalizzata e ripavimentata poi con Renzi sindaco. Quattro anni dopo, nel dicembre 2014, il tribunale assolve tutti perché il fatto non sussiste.
Piano strutturale e Regolamento urbanistico
Nel giugno 2011 il Consiglio comunale dà il via libera al Piano strutturale della giunta Renzi, approvando la delibera con ventisette voti favorevoli (PD, SEL di Eros Cruccolini, IdV, Valdo Spini), dieci contrari (De Zordo, Grassi, PdL), due astenuti (FLI). «Esprimo un voto contrario al Piano strutturale in approvazione per motivi di metodo e di merito»[17], afferma in Consiglio comunale la consigliera d’opposizione; nella dichiarazione di voto ricorda che «la lista di cittadinanza PUC ha approfondito il documento di piano attraverso gruppi di studio, confronti pubblici, convegni, pubblicazioni e ha presentato trentotto emendamenti in fase di adozione e diciassette osservazioni; nella sostanza le proposte più significative non sono state recepite».
Il 25 marzo 2014 il Consiglio comunale adotta il Regolamento urbanistico. Venticinque voti favorevoli, due i contrari, De Zordo e Grassi, otto i non votanti, esponenti di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lista Galli e Nuovo Centro Destra. «Sono stati approvati – affermano De Zordo e Grassi – due emendamenti da noi presentati che prevedono la destinazione pubblica e la fruibilità alla cittadinanza del Parco di Rusciano nella sua interezza e il mantenimento dell’ufficio postale di via Pietrapiana. Bocciati invece gli altri centotrentadue emendamenti da noi depositati riguardanti vari aspetti del Regolamento» e in particolare «le proposte alternative a molti dei singoli interventi contemplati dal Regolamento: la cancellazione dei parcheggi interrati del Carmine e di Brunelleschi come anche del campeggio a Rovezzano e un diverso uso per i più rilevanti complessi dismessi: ex Panificio Militare, Santa Rosa, Manifattura Tabacchi, ex Gasometro, ex caserma dei Lupi di Toscana e Vittorio Veneto, parco della villa di Rusciano, per citare solo alcuni dei molti casi per cui abbiamo ipotizzato destinazioni a funzioni pubbliche, sociali e/o culturali, rispetto alle possibilità offerte da Palazzo Vecchio all’iniziativa edificatoria privata»[18].
***
Non c’è lo spazio, infine, per ricordare e per citare, come meriterebbero, tutte le iniziative e tutti gli atti consiliari presentati nei dieci anni da PUC riguardanti le altre vicende urbanistiche fiorentine – e in particolare la TAV, su cui sono state innumerevoli le interrogazioni e le mozioni presentate in Consiglio comunale. Iniziative intraprese sempre con l’intento di ricercare e mettere in evidenza le contraddizioni, e, per quanto possibile, di incidere sulla realtà. “Formidabili quegli anni” di PUC in Consiglio? Forse no, forse, col senno di poi, poteva essere fatto anche di più e meglio, ma quella esperienza politica e istituzionale sembra essere, ad oggi, irripetibile in Palazzo Vecchio.
*Maurizio Da Re
[Il testo è apparso nel libro Urbanistica resistente nella Firenze neoliberista: perUnaltracittà 2004-2014, a cura di Ilaria Agostini, Aión, Firenze, 2016, pp. 37-45; del libro, abbiamo già pubblicato i capitoli: Un’altra idea di città, della curatrice, e Dal Palazzo al città, e ritorno di Ornella de Zordo]
Note al testo
[1] De Zordo non si ricandida e boccia il sindaco: «Sempre no alla città mercificata di Renzi», “La Nazione Firenze”, 20 febbraio 2014.
[2] Massimo Vanni, De Zordo: «La sinistra perde un’occasione ma la nostra politica continua», “la Repubblica Firenze”, 12 aprile 2014.
[3] Il testo della mozione è accluso al comunicato stampa De Zordo: «Presentata mozione per richedere dimissioni del sindaco», 1 dicembre 2008.
[4] Cfr. il saggio di Antonio Fiorentino, Passaggio a nord-ovest: Castello e la Piana, in Ilaria Agostini (a cura di), Urbanistica resistente nella Firenze neoliberista: perUnaltracittà 2004-2014, Aión, Firenze, 2016, pp. 89-99 [saggio di prossima pubblicazione nella rubrica Urbanistica resistente nella Firenze neoliberista, ndc].
[5] De Zordo: «Dimissioni dell’assessore Biagi e blocco del cantiere di viale Belfiore», com. stampa PUC, Firenze, 11 dicembre 2006.
[6] L’affermazione del sindaco è in Convenzione Castello, De Zordo e Grassi: «Renzi smentito dalla sua maggioranza in Consiglio», com. stampa PUC, Firenze, 3 febbraio 2012.
[7] Novoli, De Zordo e Alberici: «57.000 mq di nuovo cemento. Sono questi i “mattoni zero” di Renzi?», com. stampa PUC, Firenze, 11 novembre 2013.
[8] Ibidem.
[9] Multiplex, De Zordo: «Assoluzione prevista che non cancella la dubbia qualità urbanistica dell’operazione», com. stampa PUC, Firenze, 2 marzo 2011.
[10] Franca Selvatici, Quadra, al processo 19 condannati su 21 imputati, “la Repubblica Firenze”, 18 novembre 2013.
[11] Sentenza Quadra, De Zordo e Alberici: «Cambiamo l’urbanistica, ma soprattutto cambiamo la città», com. stampa PUC, Firenze, 18 novembre 2013.
[12] Ibidem.
[13] Cfr. De Zordo: «La polizia municipale controlli i cantieri Quadra», com. stampa PUC, Firenze, 12 febbraio 2009.
[14] Urbanistica, De Zordo: «Cosa si teme dalla commissione d’indagine?», com. stampa PUC, Firenze, 9 novembre 2009.
[15] Quadra, De Zordo: «Per fare chiarezza ci voleva una Commissione speciale», com. stampa PUC, Firenze, 12 luglio 2010.
[16] Palazzo Tornabuoni, De Zordo: «I lavori per 36 appartamenti di lusso hanno modificato radicalmente gli interni dell’edificio storico?», com. stampa PUC, Firenze, 27 gennaio 2009.
[17] Piano Strutturale, De Zordo: «Voto contrario, 2 milioni di metri cubi in più», com. stampa PUC, Firenze, 22 giugno 2011.
[18] Regolamento Urbanistico, De Zordo e Grassi: «Accolte le nostre proposte di mantenere pubblico il Parco di Rusciano e di non chiudere l’ufficio postale di via Pietrapiana», com. stampa PUC, Firenze, 25 marzo 2014.
Maurizio Da Re
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